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VNS – ETIOPIA Messaggio del cardinale Souraphiel per il Capodanno etiope: lavorare per la riconciliazione del Paese

VNS – ETIOPIA Messaggio del cardinale  Souraphiel per il Capodanno etiope: lavorare per la riconciliazione del Paese

(VNS), 19set21 – Il cardinale Berhanayesus Demerew Souraphiel presidente della Conferenza episcopale etiope (Cbce), ha rinnovato ancora una volta nei giorni scorsi l’appello a lavorare per la pace nel Paese, dove non si ferma e, anzi, si estende il violento conflitto iniziato nel novembre scorso nel Tigray.

In un messaggio diffuso in occasione dell’Enkutatash, il capodanno etiope celebrato l’11 settembre, l’arcivescovo di Addis Abeba ha esortato i fedeli a “promuovere il dialogo e la riconciliazione” e ad essere uno “strumento di pace” che, afferma, “è un frutto da amare”, perché Dio “odia l'inimicizia”. “Siamo tutti chiamati a partecipare a quei processi che trasformano le tenebre in luce, a rispettare il dono della vita e a valorizzare la fraternità”, prosegue il messaggio.

Ricordando che nel corso della sua storia l’Etiopia ha conosciuto diverse guerre, il cardinale Souraphiel evidenzia che i vescovi "sentono il dolore e le ferite delle persone e delle loro famiglie" e ha sempre insistito sull’importanza del dialogo per la riconciliazione: “La Chiesa continua a pregare affinché tutta la nazione possa essere uno strumento per la pace”, afferma ancora il messaggio, esprimendo gratitudine a quanti sono impegnati in questo senso, ma anche preghiere per coloro che istigano all’odio “affinché Dio dia loro un cuore nuovo capace di amare”. Dal cardinale Souraphiel anche l’invito ai fedeli a continuare a pregare e a sostenere gli sfollati interni a causa della guerra nel Tigray  con aiuti in natura o in denaro.

E proprio il conflitto in corso nella regione è stato al centro di una nuova visita compiuta nei giorni scorsi da una delegazione dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale, presso la Cbce. Un’occasione per ribadire la vicinanza e la solidarietà dei vescovi del Corno d’Africa con il popolo e la Chiesa etiopi, come ha spiegato padre Paul Mung'athia Igweta, coordinatore del dipartimento per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale (Pihd) dell’Amecea, che faceva parte della delegazione.

Iniziato il 4 novembre 2020, dopo che Addis Abeba ha accusato il Tplf di aver perpetrato un attacco contro una base militare federale, il conflitto nel Tigray è proseguito a fasi alterne. A fine giugno, il governo etiopico ha dichiarato un cessate-il-fuoco unilaterale, ritirando le forze armate dalla regione, anche per facilitare l’invio degli aiuti alimentari e consentire alla popolazione di tornare all’attività agricola. Il Tplf non ha però accettato la tregua, facendo al contrario avanzare i propri gruppi armati fino ai confini con la regione Amhara. Il 18 luglio, quindi, il premier etiopico Abiy Ahmed ha sollecitato contro il Tplf anche l’intervento di altre regioni del Paese. Dal suo canto, il Fronte di liberazione ha riconquistato il capoluogo Mekelle ed ha stretto accordi con altri gruppi armati, intensificando l’offensiva. Secondo l'Onu, sono almeno due milioni gli sfollati a causa dei combattimenti. Una guerra segnata da uccisioni indiscriminate e violenze di ogni tipo sui civili, comprese diffuse violenze sessuali.

Numerosi gli appelli di tanti organismi ecclesiali che, in questi mesi, hanno invocato la pace per la regione: oltre a quelli dell’Etiopia, anche i vescovi eritrei hanno chiesto il cessate-il-fuoco, insieme all’Amecea, al Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) e al Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). Ripetuti anche gli appelli di Papa Francesco per la ricomposizione pacifica conflitto.  L’ultima risale all’Udienza generale dell’8 settembre, quando, in vista del Capodanno etiope, ha rivolto un affettuoso saluto in particolare “a quanti soffrono a motivo del conflitto in atto e della grave situazione umanitaria da esso causata”, esprimendo l’auspicio che il nuovo anno  possa essere “un tempo di fraternità e di solidarietà in cui dare ascolto al comune desiderio di pace”.

 

Vatican News Service - LZ

19 settembre 2021, 15:36