CEI: no a precariato e sfruttamento, serve un lavoro dignitoso per tutti
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Con il lavoro si esprime “una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio Creatore e Padre”. Con questa frase dell’enciclia Laborem Exercens del 1981, la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza Episcopale italiana ha scelto di aprire il messaggio di quest’anno in vista della Festa dei Lavoratori che ricorrerà il primo maggio. Il lavoro è quanto ci fa partecipare alla grande opera divina, non un mero “fare qualcosa”, quindi, ma un agire “con” e “per” gli altri, secondo i vescovi, che lanciano un appello contro sfruttamento e precariato e sulla questione sicurezza sui luoghi lavorativi invocando un impiego "dignitoso per tutti".
Il sogno della democrazia
Ricordando come le Chiese italiane guardino già alla 50.ma Settimana Sociale dei cattolici in Italia che sarà celebrata a Trieste dal 3 al 7 luglio sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”, i presuli nel messaggio mettono in correlazione la prospettiva della Lettera enciclica di Giovanni Paolo II con l’articolo 1 della Costituzione italiana. “La ‘cosa pubblica’ è frutto del lavoro di uomini e donne che hanno contribuito e continuano a contribuire a un Paese democratico – scrivono – senza l’esercizio di questo diritto e l’assicurazione che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia”.
Il lavoro come priorità
Nel documento viene citato Papa Francesco che nella Fratelli tutti ricorda come il lavoro sia “il grande tema” che può davvero migliorare la politica. “Ciò che è veramente popolare perché promuove il bene del popolo è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze”, scrive il Pontefice. I vescovi, allora, ribadendo come non esista peggior povertà di quella che priva del lavoro, invitano a “investire in progettualità, formazione e innovazione” aprendosi alle nuove tecnologie “che la transizione ecologia sta prospettando” per creare condizioni di equità sociale. Necessario, per i presuli, guardare anche agli scenari di cambiamento che può innescare l’intelligenza artificiale “in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile”.
Il lavoro tra carità politica e democrazia
Il messaggio si concentra poi sull’esigenza che “un lavoro dignitoso per tutti” sia assicurato dalle istituzioni affinché, appunto, “sia riconosciuta la dignità di ogni persona e si permetta alle famiglie di formarsi e di vivere serenamente”. Alle istituzioni i presuli ricordano come un lavoro dignitoso esiga anche “un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale” per colmare i divari economici tra le generazioni e anche tra uomini e donne, altrimenti “non si potrà parlare di una democrazia compiuta nel nostro Paese”. Citate anche le gravi questioni del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori immigrati, una particolare attenzione è però dedicata alle condizioni di lavoro che prevengono situazioni di insicurezza, ritenute le più urgenti cui porre attenzione “dato l’elevato numero di incidenti che non accenna a diminuire”. Se da una parte i vescovi si rivolgono agli imprenditori chiamati a questi “compiti di giustizia” di generare occupazione, assicurare contratti equi e sicuri, dall’altra ai lavoratori raccomandano di sentirsi “corresponsabili del buon andamento produttivo e della crescita del Paese”. In chiusura, l’appello alle chiese impegnate nel cammino sinodale, agli uffici delle diocesi e alle cappellanie del lavoro affinchè si mantengano in ascolto e promuovano formazione: “Ciascuno - conclude il messaggio - deve essere segno di speranza”.
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