RD Congo, costruire un mondo di giustizia per sanare le ferite
Jean Paul Kamba - Città del Vaticano
"Come pellegrini della speranza, siamo tutti invitati a lavorare per l’avvento della giustizia. Questa è una chiamata urgente, soprattutto per noi nella Repubblica Democratica del Congo, dove la guerra e i conflitti, diventati ciclici, continuano a mettere a dura prova le comunità e a lacerare le famiglie, provocando una crisi umanitaria in questa parte dell’Africa". È quanto afferma Tony Tshibanda Tondoyi, avvocato congolese di Lubumbashi, città nella parte sud-orientale del Paese africano, in un’intervista ai media vaticani mentre oggi viene celebrato il primo Giubileo degli operatori del mondo della giustizia.
Sovvertire un sistema malato
"Siamo tutti chiamati a costruire un mondo di giustizia", sottolinea Tshibanda Tondoyi, osservando che "la giustizia non è perfetta quasi ovunque nel mondo, ma nella Repubblica Democratica del Congo c’è motivo di chiedersi se esista ancora giustizia". Recentemente anche il presidente congolese, Félix Tshisekedi, ha descritto il sistema giudiziario del Paese come “malato”. Si tratta di un sistema giudiziario, secondo l’avvocato, "afflitto da corruzione, tangenti, traffico di influenze, arbitrarietà e negazione della giustizia".
L'iniziativa della Chiesa cattolica
Per vivere la propria fede in modo autentico, in un contesto segnato da molteplici compromessi, avvocati e magistrati cristiani si sono riuniti in una struttura chiamata Consorzio dei magistrati e avvocati cattolici battezzati (Cmabac). Questa iniziativa è stata recentemente lanciata dall’arcivescovo di Lubumbashi, Fulgence Muteba Mugalu, presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco). L’obiettivo è promuovere l’etica cristiana all’interno del sistema giudiziario congolese attraverso programmi di formazione, ritiri e condivisione di esperienze. Il Cmabac assiste inoltre gli indigenti che non possono permettersi le spese legali e interviene in alcuni casi legati, ad esempio, all’accaparramento di terre.
Senza giustizia, violenza e impunità
"Si tratta anche di giustizia sociale, parità di accesso ai diritti e alla tutela sociale, giustizia distributiva e giustizia salariale", commenta l’avvocato, sostenendo l’esigenza di “un abbraccio” tra giustizia e speranza per sovvertire "un sistema giudiziario che contrappone i forti ai deboli, i ricchi ai poveri". E l’assenza di giustizia genera il risentimento, che a sua volta porta alla violenza e all’impunità. "Ciò che sta accadendo nell’est del Paese — conclude — è il risultato dell’impunità e quindi della mancanza di giustizia". Ma con l’impegno di tutti "la giustizia un giorno tornerà a fiorire".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui