Don Natale Vitali insieme ad alcuni studenti del progetto educativo Don Natale Vitali insieme ad alcuni studenti del progetto educativo

Brasile, un progetto salesiano per dare un’alternativa ai giovani di Jacarezinho

Da tre anni, ai bambini e ai ragazzi di una delle baraccopoli più ampie, popolose e violente di Rio de Janeiro, è rivolto il corso di inclusione digitale. Negli ultimi anni è stato coordinato da don Natale Vitali che, ai media vaticani, afferma: “Non è una realtà facile per loro che, spesso, non ricevono una degna istruzione. Ma non ci limitiamo all’informatica. Contribuiamo alla sensibilizzazione e allo sviluppo dei valori morali e sociali”

Pietro Piga – Città del Vaticano

Il sangue è stato lavato e i bossoli sono stati rimossi. Ma la paura è rimasta. Scacciarla da Jacarezinho, una delle favelas più ampie, popolose e violente di Rio de Janeiro, è una sfida. È la sfida che vogliono vincere i missionari di Don Bosco, come don Natale Vitali, che è arrivato nella baraccopoli nel 2020, un anno prima che un’operazione della polizia brasiliana si tramutasse in una mattanza, la seconda più letale avvenuta nella città, superata solo da quella di ieri, 28 ottobre, nei quartieri Alemão e Penha (138 morti). Il sacerdote, che le armi le ha viste fin dal primo giorno in cui si è recato a Jacarezinho, conosceva una delle 28 persone ammazzate il 6 maggio 2021 nell’incursione compiuta da oltre 200 agenti allo scopo di arrestare 21 affiliati a un’organizzazione criminale di narcotrafficanti. “Era un ragazzo, si sistemava sempre davanti alla nostra parrocchia e al nostro collegio, con un cuscino in mano, e ogni volta ci salutava. In una delle visite alle sei comunità cristiane locali, ho celebrato una messa nella quale erano riportati i nomi e i volti delle vittime del massacro, che è ancora un vivo ricordo”, racconta, ai media vaticani, il salesiano che ha appena concluso il mandato da Superiore dell’Ispettoria “San Giovanni Bosco” di Brasile-Belo Horizonte (Bbh).

Ascolta l’intervista a don Natale Vitali

Lontani dalla violenza

La violenza è radicata a Jacarezinho. I numeri fugano ogni dubbio: è la seconda baraccopoli per numero di morti durante le operazioni della polizia. Dal 2007 al 2023, secondo Grupo de Estudos dos Novos Ilegalismos, gli interventi degli agenti sono stati 348 e hanno provocato 216 morti. La violenza si ripercuote sull’istruzione dei più giovani: le lezioni vengono cancellate e le scuole vengono chiuse e, intanto, per alcuni l’unica strada da percorrere per racimolare qualche soldo diventa quella dei “trasportatori di droga”, come li chiama don Vitali. “Quando i poliziotti entrano nella favela, la paura c’è sempre – prosegue il sacerdote – Non è una realtà facile: tante persone non vogliono viverci. I bambini e i ragazzi, spesso, non ricevono una degna educazione e non instaurano una buona relazione con i genitori che, in tanti casi, non hanno studiato e non colgono l’importanza di formare bene i loro figli”. I rifugi dei più giovani di Jacarezinho sono la parrocchia di Nossa Senhora Auxiliadora, che ospita l’oratorio festivo Don Bosco, e la scuola “Alberto Monteiro de Carvalho”, che ha più di 500 alunni. Da tre anni, una volta terminate le lezioni e il pranzo, partecipano al “progetto di alfabetizzazione informatica” che il salesiano ha coordinato e chiama “corso di inclusione digitale”. I bambini e i ragazzi, tra i 6 e i 14 anni, si cimentano nell’uso del computer – a volte, è la prima volta che lo vedono – supportati dai professori, ingaggiati grazie al finanziamento della onlus torinese Missioni Don Bosco. “Quest’attività è una delle nostre ‘officine’. Ma non è limitata all’informatica – specifica il sacerdote – Contribuiamo alla sensibilizzazione e allo sviluppo dei valori morali e sociali. L’abbiamo avviata nel 2022, dopo che l’Ispettoria “San Giovanni Bosco” ha comprato i primi dispositivi. I ragazzi sono aumentati di anno in anno: nel 2022 sono stati 45, un anno dopo sono diventati 150 e nel 2024 sono saliti a 200. Oggi, invece, sono 265. E facciamo fatica a farli rientrare a casa quando il corso è concluso perché stanno bene in questo ambiente familiare”.

Uno studente del corso supportato da un professore
Uno studente del corso supportato da un professore

L’alternativa salesiana

Il prossimo anno scolastico, che inizierà tra febbraio e marzo 2026, il “progetto di alfabetizzazione informatica” potrebbe essere ancora più affollato perché “stiamo ampliando il collegio che quando sarà completato, se Dio vorrà, potrà ospitare altri 200 studenti”, fa sapere don Vitali. Dal 2024, inoltre, il corso è stato esteso ai genitori. L’impatto dell’opera di bene salesiana a Jacarezinho si misura anche dai responsi che il sacerdote riceve quando incontra degli ex alunni: “Poco tempo fa, ho parlato con due di loro. Uno, che ha iniziato a lavorare in un’azienda informatica, mi ha detto che il ‘corso di inclusione digitale’ gli ha cambiato la testa e il cuore. Un altro, invece, ci ha donato il suo primo stipendio per far sì che l’iniziativa possa proseguire”. La sfida dei salesiani andrà avanti, educando i bambini e i ragazzi, tenendoli al riparo dalla violenza e lontani dal sangue, e donandoli un’alternativa diversa dal diventare trasportatori di droga. “Lavorando a stretto contatto con loro – conclude don Vitali – la fede in Dio aiuta tanto, ci dà la forza, la speranza e l’allegria per continuare a proclamare il Vangelo anche se la paura, che ci impegniamo a sconfiggere, è sempre dentro di noi”.

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29 ottobre 2025, 13:39