Haiti, un vescovo: qui, tra povertà e disastri, la "Dilexi te" è un testo profetico
Federico Piana - Città del Vaticano
Il sorriso contagioso di padre Jean Julien Ladouceur, parroco di di Sainte Claire in Petite Place Cazeau, rapito due giorni fa forse da una delle più potenti gang locali nella zona di Delmas, alle porte della capitale Port-au-Prince. E poi il dolore di quel numero consistente di famiglie che hanno visto morire sotto i loro occhi i propri affetti più cari nel passaggio feroce della tempesta tropicale Melissa che in queste sta devastando interi villaggi provocando anche decine e decine di feriti.
Senza nulla
Se ad Haiti si volesse trovare “l’incarnazione” dell’esortazione apostolica di Leone XIV sull’amore verso i poveri Dilexi te basterebbe guardare dritto negli occhi questi, di poveri. Che come tutto il resto della popolazione ormai da tempo non hanno più nulla: né uno Stato, ormai preda delle bande criminali che in ogni momento uccidono, rapinano, sequestrano, né la speranza di veder curate le ferite delle tragedie climatiche e dei terremoti che sembrano susseguirsi con un accanimento apparentemente perfido.
Testo profetico
«La Dilexi te, per noi di Haiti, rappresenta davvero un testo profetico» esordisce monsignor Pierre-André Dumas, vescovo della diocesi di Anse-à-Veau-Miragoâne e vicepresidente della Conferenza episcopale. Dopo aver letto tutto d’un fiato il documento ed aver riconosciuto, in ogni singolo pensiero del Pontefice, i tratti del dolore e dei desideri profondi della sua gente, Dumas, al nostro giornale, spiega che per la Chiesa haitiana l’esortazione ha il valore di un fermo richiamo al Vangelo che insegna l’amore sconfinato per gli ultimi: «È una bussola morale, etica, in un momento nel quale subiamo violenze e siamo rassegnati. Ad Haiti, la Dilexi te va oltre il teorico: è un faro sul nostro cammino che illumina un popolo ferito, crocefisso dalla sua storia».
Libertà e rispetto
Al vescovo — che ora si trova negli Stati Uniti in convalescenza dopo essere stato oggetto di un attentato da parte delle bande criminali per aver cercato di pacificare la sua nazione — le parole del Papa che esortano a non abbassare la guardia sulla miseria che affama il mondo insegnano soprattutto una cosa: «Che anche qui da noi la povertà non è una tragica fatalità: dipende dalle scelte umane E queste possono essere modificate. Basta volerlo. Leone XIV ci aiuta a capire che il nostro popolo deve essere liberato, rispettato. E, perché no, anche onorato per tutte le lotte che ha affrontato e sta affrontando». Quel grido dei poveri che chiede una nazione senza più conflitti, che anela pane, giustizia, salute, stabilità, finalmente è stato ascoltato. «Ed è proprio la Dilexi te che lo ha fatto riconoscendo questa voce come quella di Dio che si è riverberata nella storia».
Incarnazione vera
Ma il documento si “incarna” anche nel pianto delle vittime dei soprusi, come il religioso rapito l’altro ieri che monsignor Dumas conosce molto bene: «Padre Jean Julien Ladouceur è direttore della Commissione episcopale per l’educazione della quale io sono presidente. E conoscevo molto bene anche le tre persone che sono state sequestrate con lui. Ma l’esortazione apostolica trova compimento anche nei nostri migranti costretti a fuggire, nei nostri bambini che non hanno istruzione, nella nostre famiglie cacciate dalle loro case, dai nostri giovani che abbandonano il Paese per cercare fortuna all’estero».
Nuova fiducia
La speranza che la Dilexi te dona ad Haiti è contenuta nella dimensione trascendente che porta direttamente all’amore di Dio, che non manca di rispondere prontamente alle richieste dei suoi figli. «E noi — aggiunge il vescovo — di questa benevolenza divina ce ne accorgiamo ogni giorno osservando i gesti di solidarietà tra il popolo e tra le famiglie che rimangono unite. Ce ne accorgiamo dalla fede che non si spezza, dall’impegno reciproco dei ragazzi e delle ragazze nelle scuole, nelle parrocchie, nei movimenti». Insomma, monsignor Dumas, dopo aver letto la Dilexi te è sempre più convinto che per Haiti sia possibile rinascere dal basso. «Per noi, il Papa ha portato davvero un vento fresco di vera fiducia».
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