Il presidente italiano Mattarella interviene all'Incontro Internazionale religioni e culture in dialogo, “Osare la pace”, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio Il presidente italiano Mattarella interviene all'Incontro Internazionale religioni e culture in dialogo, “Osare la pace”, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio

Sant’Egidio: il dialogo è la forza delle religioni, la pace è la strada per vita e sviluppo

Con l’assemblea inaugurale si sono aperti a Roma i lavori della 39.ma edizione dell' Incontro Internazionale tra leader religiosi e uomini di cultura organizzato dalla Comunità di Trastevere, sul tema "Osare la pace", che si chiuderà il 28 ottobre. Il presidente italiano Mattarella: si sostenga chi soffre e si continui a costruire ponti fra i popoli

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Davanti ai conflitti è possibile una strada che nulla ha a che vedere con la violenza, con la risposta militare, con le armi: è la via del dialogo, del superamento delle incomprensioni, degli odii. Ed è quella che è stata ribadita in apertura della 39.ma edizione dell’Incontro Internazionale religioni e culture in dialogo, dal 26 al 28 ottobre a Roma, quest’anno dal titolo “Osare la pace”. Una strada che la comunità di Sant’Egidio ha percorso in tutti questi decenni, dopo aver raccolto l’eredità dello Spirito di Assisi, la preghiera per la pace voluta da San Giovanni Paolo II nel 1986 nella città umbra. Uno spirito che, nonostante la guerra, va tenuto vivo in quanto “testimonianza di grande significato”, ha indicato il presidente italiano Sergio Mattarella. Nel suo intervento, durante l’assemblea di inaugurazione, nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica, il capo dello Stato.ha drammaticamente tracciato lo scenario di un mondo che, con la fine della Guerra Fredda, pensava di aver aperto “un’era di pacificazione”, ma che invece oggi si confronta, anche in Europa, con tutt’altra realtà. Accade così che “il tema della forza pretende nuovamente di essere misura delle relazioni internazionali”, e “il nazionalismo da opporre ad altri nazionalismi nasce, in fondo, dal considerare gli altri popoli come nemici, se non come presenze abusive o addirittura inferiori per affermare con la prepotenza e, sovente, con la violenza, pretese di dominio”.

Il tavolo dei relatori dell'assemblea inauguarle dell'Incontro Uomini e Religioni, durante l'intervento del presidente Mattarella
Il tavolo dei relatori dell'assemblea inauguarle dell'Incontro Uomini e Religioni, durante l'intervento del presidente Mattarella   (ANSA)

Mattarella: la pace richiede coraggio

Mattarella ha chiamato per nome gli orrori che devastano il mondo oggi, esprimendo la speranza che quanto sta avvenendo a Gaza si estenda all’Ucraina, dove le iniziative negoziali stentano ancora a prendere concretezza mentre le sofferenze di bambini, donne, uomini procurate dall'aggressione russa non accennano a diminuire”. Il capo dello Stato ha quindi sollecitato una risposta “comune, equilibrata, mossa dal senso di giustizia e di rispetto per la legalità internazionale, dalla vigenza universale dei diritti dell'uomo”. I processi di pace hanno “bisogno di perseveranza, di pazienza, di lavoro di mediazione e di assunzione di responsabilità”, ciò che alla comunità internazionale in questo momento viene ricordato dalle notizie che arrivano da Gaza “dopo gli accordi di Sharm El-Sheikh”. La pace necessita “cambiamenti radicali nella mentalità e nella condotta prescelte", richiede coraggio e molto lavoro, quel lavoro che viene portavo avanti anche dalle religioni, e che “conviene” perché “la pace è vita, la pace è sviluppo”. "Tutti noi siamo oggi chiamati a rinnovare la nostra fiducia nella causa della pace – ha quindi indicato Mattarella - continuiamo a osare la pace, a investire in percorsi di dialogo e mediazione, a sostenere chi soffre, a costruire ponti fra i popoli, perché la pace non sia un sogno per illusi".

Riccardi: il dialogo, forza delle religioni

Dall’età della forza e della guerra si deve passare all’età del dialogo e del negoziato. E' stata questa l’indicazione del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Una svolta necessaria che le religioni possono intraprendere per far tornare il dialogo centrale nella società e nelle relazioni tra i popoli e per liberarsi da gabbia del pessimismo. “Osare la pace”, significa quindi aprirsi alla volontà di pace. Si vive un momento in cui la guerra viene riabilitata “come strumento principe per perseguire i propri interessi e disegni”, in cui viene avvilita la cultura del dialogo e della diplomazia, in cui il diritto internazionale viene calpestato, in cui i popoli sono intrisi di una “carica di aggressività con effetto tutt’ora da capire”, in cui si nega “che i popoli abbiano un comune destino”, e invece si promuove “un’ideologia costruita dal recupero di miti sepolti, nazionalismi, paure antiche e nuove” e si assiste “all’affermazione di un tecno-capitalismo globale”. Di fronte a questo, Riccardi ha ricordato come, nonostante la globalizzazione e l’idea di un mondo unificato, la guerra non sia stata eliminata, determinando così ciò che Papa Francesco defiì, “un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Riccardi ha chiamato le religioni a rispondere alla violenza ripudiando l’odio e l’estraneità. Le religioni insegnano che a vincere non è il male, il cui “volto più atroce è la guerra che sfigura l’uomo ed è madre di tutte le povertà”. La dichiarazione Nostra Aetate, di cui il 28 ottobre ricorrono i 60 anni, pietra miliare per il dialogo tra le religioni, e poi la Giornata mondiale di preghiera per la pace convocata nel 1986 ad Assisi da Papa Giovanni Paolo II, indicano che il dialogo è la forza delle religioni che, pur non significando necessariamente pace, mette in atto il “riconoscimento che l’altro fa parte” del proprio futuro.

Al-Tayyeb: diritti ed equità

Il massacro di Gaza ha “scritto pagine nere nella storia moderna”, secondo il grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, firmatario con Papa Francesco, nel 2019 ad Abu Dhabi, del Documento sulla Fratellanza umana. Al-Tayyeb ha ricordato che le odierne crisi che vedono la pace mondiale “ostaggio dei rapporti di forza dei profitti del commercio delle armi, dell’economia bellica, ignorando del tutto il criterio del diritto e dell’equità”, indicano il profondo smarrimento dell’ordine mondiale, che segue strade opposte a quelle richieste dall’etica del dovere e dell’eterna scienza umana. Di qui il suo apprezzamento per “il coraggio” dei Paesi che hanno deciso di riconoscere lo Stato palestinese, poiché la soluzione dei due Stati resta “l’unica via per raggiungere la pace nella regione”. Nel ricordare Papa Francesco, la guida spirituale dell’università de Il Cairo ha ribadito come nell'Enciclica Fratelli tutti sia indicato che “la giustizia non è la vittoria di una parte sull’altra ma è la vittoria dell’uomo sulle tendenze dell’egoismo e dell’egemonia e sulle mire materiali che dominano la nostra vita sociale ed economica e comportamentale”. Al-Tayyeb ha quindi annunciato che un gruppo di lavoro congiunto Al-Azhar e Santa Sede è al lavoro su di un documento comune sull’intelligenza artificiale, "per orientare eticamente il suo sviluppo e garantire l’uso a servizio dell’uomo e non contro di esso”.

Zuppi: disarmati per disarmare

“Solo se disarmati possiamo disarmare, cominciamo ad abrogare la guerra. Anche le religioni non debbano lasciarsi manipolare” e “il modo per osare la pace e non smettere di cercarla”. Al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, con queste riflessioni, il compito di chiudere la serata inaugurale dell’Incontro. “Alla globalizzazione dell’indifferenza si oppone la cultura dell’incontro, alla globalizzazione dell’impotenza si oppone la cultura della riconciliazione”, è stata la sua indicazione, spiegando che la costruzione della pace “non è un sogno ingenuo, ma una scelta concreta, quotidiana da compiere controcorrente in un. Tempo segnato da guerre, divisioni e impotenza”. A cercare la pace non sono i grandi “che calcolano le convenienze” ma sono i più piccoli, “gli umili che sanno che la pace conviene a tutti. Solo gli umili compiono cose grandi. Spero che ci siano tanti umili che fanno cose grandi e tanti grandi che si ricordino di essere umili". Inoltre, ‘Osare la pace’ significa ascoltare “la dolente richiesta di aiuto che si leva dalle terre bagnate dal sangue di Abele. Lo facciamo sempre per tutti loro, ad iniziare dagli sconfinati campi profughi del Sud Sudan fino ai villaggi dimenticati del Nord del Mozambico”. ‘Osare la pace’ vuol dire ascoltare “il gemito dei mutilati, dei feriti, degli orfani, delle vedove, di chi non sa dove piangere e se piangere il proprio caro, dei tanti che la guerra la portano nel corpo e nell’anima”. Il presidente della Cei, si è poi definito “addolorato” per la scelta del Parlamento europeo, lo scorso aprile, di votare una risoluzione in cui si parla di “educare i giovani” alla guerra”. Ciò che l’Europa deve davvero insegnare, è stata la sua indicazione, “è cercare – umanesimo cristiano e umano - una sicurezza senza armi! L’Europa è nata sul jamais plus e non può certo accettare un’educazione che faccia illudere che se si vuole la pace bisogna preparare la guerra. Prepariamo la pace, altrimenti la guerra ci distruggerà. Osiamo la pace e diciamo che se prepari pace con la guerra, questa vincerà sempre. Iniziamo ad abrogare la guerra dentro di noi e tra di noi!”

 

 

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26 ottobre 2025, 20:29