Al via la Red Week di Acs, il grido del mondo per la libertà religiosa
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Il rosso delle illuminazioni ricorda il sacrificio di quanti testimoniano la fede fino all’effusione del sangue. È quanto ricorda Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) nel presentare la Red Week 2025, la campagna internazionale promossa da oggi al 23 novembre dalla fondazione di diritto pontificio, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla drammatica realtà dei cristiani perseguitati e promuovere il diritto alla libertà religiosa. Da Roma a Bogotá, da Sydney a Parigi, chiese, palazzi e luoghi simbolici in tutto il mondo vengono illuminati appunto di rosso: l’edizione di quest’anno vede oltre 100 eventi in Italia, Australia, Austria, Germania, Portogallo, Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Irlanda, Svizzera, Ungheria, Canada, Messico e Colombia, coinvolgendo più di 10.000 persone in momenti di preghiera, eventi pubblici, incontri scolastici, concerti e marce. Almeno 500.000 le persone coinvolte attraverso i media e le piattaforme online. Oltre 635 le chiese illuminate.
La mobilitazione a livello globale
Per la prima volta, il Parlamento europeo ha autorizzato l’illuminazione di rosso della sede di Bruxelles, il 19 novembre, «come gesto ufficiale a nome dei 27 Stati membri», si legge in una nota di Acs. In Italia, sempre mercoledì prossimo, Palazzo Chigi a Roma, Palazzo della Loggia a Brescia e l’ultimo piano del Grattacielo Pirelli a Milano saranno illuminati di rosso. Le ambasciate d’Italia e di Spagna presso la Santa Sede hanno aderito all’iniziativa, come pure la Comunità di Sant’Egidio.
I cristiani perseguitati
Secondo l’ultimo rapporto di Acs, 413 milioni di cristiani vivono in Paesi in cui la libertà religiosa è gravemente violata, e di questi circa 220 milioni sono direttamente esposti alla persecuzione. Oltre a subire attacchi, atroci violenze, anche fino alla morte, arresti, in 33 Paesi sono costretti pure a fuggire dalle loro case: era successo a Haroon Shehzad, pachistano cristiano di Sargodha (in Punjab), nel 2023 accusato e processato per blasfemia, per aver condiviso sui social, senza alcun commento, un brano tratto dalla Prima lettera di san Paolo ai Corinzi. L’8 novembre scorso, riferisce l’agenzia Fides, è stato assolto dalla Corte distrettuale di Sargodha.
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