Cop30, il grido della Chiesa in difesa del Creato
Federico Piana-Città del Vaticano
Una nuova giustizia climatica che venga attuata senza più ritardi o tentennamenti e che sia applicata alla luce dell’ecologia integrale. Dalla città brasiliana di Belém, dove è in corso la conferenza climatica Cop30, le Chiese dei cinque continenti hanno di nuovo lanciato l’appello ad «ascoltare il grido dei poveri e della Terra» soggiogati, e spesso devastati, dai cambiamenti climatici che avrebbero bisogno di risposte politiche efficaci e tempestive.
Conversione ecologica
Rappresentanti ecclesiali, scienziati, leader indigeni, referenti della società civile e delle organizzazioni non governative, ieri hanno dato via ad un simposio dal titolo “La Chiesa cattolica alla Cop 30: percorsi verso l’ecologia integrale. Riflessioni sulla giustizia climatica e la conversione ecologica” nel quale si sono provate a tracciare delle possibili soluzioni “dal basso” che hanno tratto spunto dal recente documento delle Chiese del sud globale, stilato nel luglio scorso dai vescovi latinoamericani, caraibici, africani e asiatici, con il quale si è messa in evidenza la drammatica situazione nella quale stanno vivendo migliaia di popolazioni afflitte da fame, siccità, inondazioni, migrazioni forzate.
Voci profetiche
I partecipanti all’evento hanno chiesto interventi immediati non solo ai politici ma anche agli scienziati che dovrebbero «interfacciarsi sempre di più con le comunità locali, molto spesso tagliate fuori da qualsiasi decisione». Voce profetica e preoccupata è quella del cardinale Fridolin Ambongo Besungu, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar e arcivescovo della diocesi di Kinshasa, in quella Repubblica Democratica del Congo messa in ginocchio da mutazioni climatiche estreme come siccità, alluvioni e da una guerra alimentata dalla smania di accaparramento delle risorse naturali.
Evitare la catastrofe
«Io — ha detto il porporato a margine della conferenza in un’intervista ai media vaticani — vengo dall'Africa e l'Africa è nota per essere il continente che inquina meno ma che soffre maggiormente le conseguenze del cambiamento climatico. Vediamo l’aumentare dei deserti che continua a causare danni, le inondazioni che colpiscono molte nazioni, lo sfruttamento vorace dei minerali. Stiamo andando verso la catastrofe». Il cardinale Ambongo, in linea con i desideri di tutta la Chiesa, ha chiesto al mondo intero di «cambiare prospettiva. Invece di un’economia incentrata sul profitto e sugli interessi di piccoli gruppi occorre mettere al centro la persona umana, la vita».
Pace e clima
Senza la cura del Creato la pace, dunque, può rimanere un sogno irraggiungibile. Durante questa conferenza, il concetto è stato espresso anche dal cardinale Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, presidente della Conferenza episcopale brasiliana e del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico: «Dobbiamo mettere la cura della vita al centro delle nostre decisioni. Non possiamo scendere a compromessi con quella che viene definita la cultura della morte. Siamo tutti chiamati a essere semi di speranza, per un futuro nuovo».
Amazzonia da salvare
Tra gli altri, all’evento hanno preso parte anche il cardinale Filipe Néri António Sebastião do Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão, in India, il cardinale Ladislav Német, arcivescovo di Belgrado e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e il cardinale Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, in Brasile. Nella conferenza stampa di chiusura del simposio, per illustrare i lavori, è stato anche lanciato un particolare appello in difesa dell’Amazzonia le cui foreste sono continuamente distrutte, come messe a dura prova sono le comunità indigene locali che senza di esse rischiano di scomparire. Per sempre.
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