Welfare plurale, per una governance collaborativa e inclusiva
Rosangela Lodigiani*
Di fronte all’emergere di nuovi rischi, bisogni e disuguaglianze sociali, acuite dalla doppia transizione digitale ed ecologica e da uno scenario segnato da una policrisi permanente, si rafforza oggi la necessità di un sistema di welfare “plurale”. Un sistema che, insieme al ruolo dello Stato, del mercato, di cittadini e famiglie, riconosce e valorizza in particolare il contributo delle formazioni sociali nella co-costruzione di politiche pubbliche e servizi per il benessere sociale; un sistema che oggi trova nell’amministrazione condivisa, rilanciata con la riforma del Terzo settore, un dispositivo amministrativo in grado di fare evolvere in chiave plurale, multiattore, i meccanismi della propria governance.
Così inteso il welfare plurale trova fondamento nel principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale, concetto anticipato con lungimiranza dal Magistero sociale della Chiesa. Sin a partire dalla prima enunciazione nella Quadragesimo anno del 1931, la sussidiarietà è proposta non come superamento dello Stato, ma come invito a ripensarne il ruolo in un’ottica di corresponsabilità per il bene comune. Lo Stato è chiamato a riconoscere e a sostenere in caso di necessità, non a sostituire, il protagonismo dei corpi intermedi, garantendo un quadro regolativo capace di promuovere la partecipazione e la solidarietà, prevenendo ripiegamenti corporativi o chiusure particolaristiche. Una “bussola” per interpretare la sfida dell’amministrazione condivisa di oggi.
La normativa chiede a soggetti pubblici e privati non profit di contribuire in modo paritario all’individuazione delle priorità strategiche di intervento, in risposta ai bisogni sociali emergenti. Ma qui si apre una sfida nella sfida: garantire che la partecipazione dei diversi soggetti sia effettiva, inclusiva soprattutto per quelle realtà sociali più marginali, con scarsa capacità di rappresentanza, a rischio di esclusione dai tavoli decisionali; garantire che la voce di tutti possa esprimersi in un confronto aperto, capace di ricomporre le visioni di società e giustizia sociale di cui ciascun attore è portatore.
La democraticità dei processi partecipativi non è un elemento accessorio, ma una condizione essenziale della sussidiarietà. Vale per la programmazione del welfare locale, ma vale anche per il perseguimento del bene comune, lo sviluppo sostenibile e integrale, la giustizia a livello globale, come in molte occasioni, e in modo netto nella Fratelli Tutti, ha ricordato papa Francesco.
*Docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Il podcast è di Rosangela Lodigiani, curatrice della voce: “Welfare plurale: per una governance collaborativa e inclusiva” del Dizionario di Dottrina sociale.
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