India, una domenica speciale per la liberazione dei dalit
Paolo Affatato - Città del Vaticano
Restituire dignità agli oppressi nello spirito giubilare; riportare al centro gli emarginati; ridare voce agli indigenti e ai dimenticati, secondo criteri di equità giustizia. Sono questi i significati e le sfide che attraversano la domenica per la liberazione dei dalit, i “fuoricasta”, che la Chiesa cattolica in India celebra a livello nazionale il 9 novembre. È una giornata in cui la comunità cristiana riconosce e rimette in discussione il millenario sistema delle caste che divide in modo gerarchico la società indiana e che, sia pur formalmente abolito dalla Costituzione del 1950, vige nella prassi sociale e fa sì che la discriminazione e la segregazione alberghino nei rapporti interpersonali, nel mondo del lavoro, nelle istituzioni educative, e anche nella comunità ecclesiale. I dalit, gli “intoccabili”, restano gli spazzini, i pulitori di fogne, gli ultimi e i cittadini più bistrattati di quella che si definisce “la più grande democrazia del mondo”, con una Costituzione che ha ereditato dal Regno Unito principi come la parità di diritti e l’uguaglianza.
L'impegno della chiesa per l'emancipazione dei dalit
In una situazione che appare cristallizzata da fattori storici, culturali e religiosi, la condizione dei dalit e la loro lotta di emancipazione è uno dei temi per cui la Chiesa cattolica nel subcontinente indiano si è esposta e impegnata, istituendo da circa 20 anni una giornata di riflessione e preghiera loro dedicata: «La domenica per la liberazione dei dalit, in quest’anno giubilare, rafforza il suo significato di conversione e di rinnovamento spirituale, per ricordare che Dio è un Padre che ama tutti i suoi figli allo stesso modo, senza distinzione di casta, colore o classe”, spiega ai Media Vaticani il frate cappuccino padre Nithiya Sagayam, segretario della Commissione per le caste e le tribù riconosciute nel Consiglio dei vescovi del Tamil Nadu. Il sacerdote è tra i promotori e organizzatori della giornata, patrocinata dalla Catholic Bishops’ Conference of India (Cbci), che abbraccia tutti vescovi della nazione, di rito latino, siro-malabarese e siro-malankarse. «In questo anno santo, incentrato sulla speranza — spiega — la Chiesa indiana ha scelto per la giornata dei dalit il tema “Il Giubileo inizia dai margini” per ricordare a ogni battezzato che il Signore inizia sempre la sua opera di salvezza dalle periferie, dagli oppressi, che nel nostro conteso indiano sono proprio i dalit».
Il riscatto nel Vangelo
Nella società indiana, accanto a bramini, guerrieri, mercanti, contadini, i dalit sono coloro che, secondo la tradizione induista, «non nacquero da Dio». Segnati per sempre dallo stigma dell’impurità, gli intoccabili hanno trovato nell’annuncio del Vangelo un autentico riscatto per la loro esistenza degradata, constatando che la fede cristiana riconosce loro la dignità inalienabile di “figli di Dio”. Come ha spiegato l’agenzia Fides, attratti da questo spirito e dal messaggio evangelico di fraternità, giustizia e di uguaglianza, molti di loro si sono avvicinati alla fede cristiana, contribuendo alla crescita della Chiesa nel contesto indiano, a larga maggioranza induista. I dalit cattolici costituiscono oggi oltre 65 per cento dell’intera comunità dei cattolici indiani.
Una domenica speciale all'insegna dell'unità
«I fedeli indiani — racconta padre Sagayam — celebrando la domenica per la liberazione dei dalit, uniscono le mani e i cuori con tutti i fratelli e le sorelle reietti e scartati. Dio ascolta il grido degli oppressi. Ogni Eucarestia riaffermerà che la Chiesa è una famiglia, è una comunità di discepoli che camminano insieme nello Spirito di verità e amore reciproco». Tuttavia, la stessa comunità cristiana non è esente dalla sfida della discriminazione, ne tra il clero, né tra le famiglie dei laici cattolici, in cui la divisione castale si fa sentire. La domenica speciale è, allora, per tutti i fedeli «un invito alla conversione e al coraggio: per smantellare la discriminazione, sanare le divisioni e costruire una Chiesa che rispecchi veramente il Regno di Dio, dove non c’è più giudeo né greco, né schiavo né libero, bramino o dalit: ma tutti sono uno in Cristo Gesù».
Dio sceglie i poveri e li ama
Il cappuccino ricorda la nuova esortazione Dilexi te in cui Papa Leone XIV ricorda che «la fede non può essere separata dall’amore per i poveri» e che «Dio sceglie i poveri e li ama». Il documento sarà ampiamente citato e utilizzato da parrocchie, congregazioni e comunità indiane domenica prossima: «Ci lasceremo ispirare dalle parole del Papa, annunciando con convinzione che la fede in Cristo non si può separare dall’amore per i dalit. Questo — conclude — è il nostro Giubileo della speranza: un tempo di uguaglianza, di fraternità e di amore che non inizia nei palazzi o nelle cattedrali, ma dai margini, tra i cristiani dalit e accanto agli oppressi, ai poveri, ai dimenticati».
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