Fondazione Migrantes: l’Italia è un "Paese" che continua a partire

“Italiani nel mondo 2025”, lo studio presentato dall'organismo pastorale della Cei, rileva come dal 2006 ad oggi il rapporto tra gli italiani che hanno scelto di migrare e coloro che rientrano segna un saldo negativo di -817mila cittadini. Sono 6,5 milioni gli italiani iscritti all'Aire. Monsignor Perego: la mobilità è una risorsa da ascoltare e valorizzare, non una ferita da nascondere

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano

Sono ancora i giovani i principali protagonisti del mondo dei cosiddetti expat, che per quanto riguarda l’Italia conta oltre 6,4 milioni di cittadini che vivono e lavorano all’estero, come certificato anche dall’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

La mobilità umana, una risorsa da valorizzare

La XX edizione del Rapporto italiani nel mondo presentato oggi, 11 novembre, dalla Fondazione Migrantes fotografa con dati, storie e riflessioni 20 anni di mobilità italiana. Grazie al patrimonio accumulato di oltre 10.000 pagine, che hanno fatto uscire il tema dalle nicchie specialistiche. “Il rapporto traccia un quadro complesso e in trasformazione costante, per raccontare un’Italia in continuo movimento”, spiega monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes. “L’Italia fotografata dal Rapporto non è più un Paese che fugge, ma una nazione che si ridefinisce nei legami, nelle reti e nelle comunità transnazionali. Il Rapporto invita a leggere questa mobilità come una risorsa da ascoltare e valorizzare, non come una ferita da nascondere”.

Ascolta l'intervista a monsignor Gian Carlo Perego

I fatti smentiscono le strumentalizzazioni

Alla presentazione del Rapporto è intervenuto anche il Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, che ha notato come i dati presentati dalla Fondazione Migrantes contribuiscano a restituire dignità ai fatti, in un tempo in cui si tende a modificare il significato delle parole, come avviene con il termine ‘migranti’. “Il Rapporto racconta i fatti e spiega i processi - ha detto Ruffini - per sottrarre il tema della mobilità umana a ideologie e strumentalizzazioni. È significativo che ad emigrare siano anche i nuovi italiani o che gli immigrati considerino l’Italia solo una tappa, un luogo di passaggio nel percorso migratorio. Oggi la sfida è rendere l’Italia un luogo attrattivo e accogliente per nuove energie sociali ed economiche”.

La presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2025
La presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2025

Un'analisi che copre due decenni

Negli ultimi 20 anni si contano 1 milione e 644 mila espatri a fronte di 826 mila rimpatri, con un saldo migratorio negativo pari a 817 mila cittadini. Nella serie storica tracciata dal Rapporto, il 2024 ha registrato un aumento di espatri rispetto al 2023 del 36,5%, con un calo nei ripatri del 14,3%: tradotto in cifre si tratta del record negativo della serie, con 103 mila cittadini in meno nel Paese. Le donne rappresentano oggi il 46% di chi espatria, mentre i giovani tra 25 e 34 anni sono il 37%.

Ascolta l'intervista a Delfina Licata, curatrice del Rapporto

L'emigrazione riflette gli squilibri interni del Paese

La gran parte delle uscite dei cittadini italiani avviene dentro lo spazio europeo di libera circolazione. A risultare particolarmente attrattivi restano paesi come il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia e la Spagna, che raccolgono il 59% degli espatriati italiani. Nord America e Oceania restano poli attrattivi, ma secondari. L’emigrazione italiana si presenta sempre più come un fenomeno strutturale. Il Rapporto parla di “tre Italie della mobilità”: 1) le regioni del Nord, con flussi intensi in entrata e uscita; 2) il Nord-Est, ad altissima propensione all’espatrio; 3) il Mezzogiorno, che vede molti rientri ma non abbastanza da bilanciare le partenze.

Giovani e donne, i protagonisti della mobilità

La nuova ondata migratoria è certamente guidata dai giovani, ma include anche famiglie e anziani, che si trasferiscono per sostenere figli e nipoti. Oltre il 72% degli espatriati ha meno di 50 anni, ma cresce anche la “mobilità previdenziale”, con pensionati che scelgono di vivere fuori dall’Italia, spesso per motivi economici e fiscali. Il rapporto evidenzia anche un’Italia che si sposta dentro i propri confini, mettendo l’accento sul fatto che migrazioni interne ed internazionali non sono fenomeni separati, ma fanno spesso parte di uno stesso percorso. Gli estensori del Rapporto, infatti, notano che chi decide di trasferirsi all’estero ha in molti casi già sperimentato spostamenti all’interno dei confini nazionali. In questo senso, la migrazione interna può essere interpretata anche come una tappa intermedia in un progetto migratorio più ampio e complesso.

I relatori monsignor Felicolo, Delfina Licata e Paolo Ruffini
I relatori monsignor Felicolo, Delfina Licata e Paolo Ruffini

Partono anche i 'nuovi' cittadini

In particolare si nota come a trasferirsi dalle regioni Meridionali verso il Centro-Nord siano i giovani tra i 20 e i 34 anni e gli spostamenti sembrano connessi soprattutto a necessità di tipo formativo o lavorativo. Si tratta di un fenomeno che tra il 2014 e il 2024 ha coinvolto circa 536 mila giovani. Tra i fenomeni migratori tracciati dal Rapporto di Fondazione Migrantes colpisce quello relativo agli espatri dei ‘nuovi’ cittadini italiani - i cosiddetti ‘naturalizzati’ -, che negli ultimi due anni hanno rappresentato un quinto di tutti i cittadini espatriati. Anche tra i nuovi cittadini italiani, sono i giovani i principali protagonisti della mobilità internazionale perché hanno meno vincoli familiari e una propensione maggiore a cogliere opportunità lavorative all’estero.

Come prima di lui aveva fatto Francesco — ha sottolineato nel suo intervento il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Pierpaolo Felicolo — anche Papa Leone XIV "sottolinea che la speranza è un ponte, non un muro. E i migranti, con la loro storia, incarnano questo ponte: mettono in contatto culture, lingue, tradizioni, e ci ricordano che la nostra identità più profonda non è chiusa dentro confini geografici".

Ascolta l'intervista a monsignor Pierpaolo Felicolo direttore generale di Migrantes

Talenti che scelgono, nessuna fuga

L’Italia descritta dal Rapporto italiani nel mondo 2025 ha, dunque, le caratteristiche di un Paese “transnazionale”, con una parte crescente della popolazione che vive e lavora oltre confine, ma che continua tuttavia a mantenere legami forti con il territorio d’origine. Pertanto, chiosa il Rapporto, gli italiani all’estero non dovrebbero essere considerati esclusivamente come una perdita demografica, ma anche come una risorsa culturale, economica e diplomatica, un ponte naturale tra l’Italia e il mondo. Infine, un ulteriore spunto di riflessione offerto dallo studio presentato stamane, invita a superare la retorica della “fuga dei cervelli” e a guardare alla mobilità certamente come a una realtà strutturale, ma anche come a un campanello d’allarme: finché l’Italia non saprà offrire opportunità, lavoro e riconoscimento del merito, il Paese continuerà a partire e sempre più spesso in maniera definitiva.

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11 novembre 2025, 13:30