Difendere la vita: il Papa e la Chiesa dell’Illinois sul suicidio assistito
Guglielmo Gallone - Città del Vaticano
“Sono molto deluso”: così Papa Leone XIV, di fronte ai giornalisti raccolti ieri sera a Castel Gandolfo, ha commentato la recente approvazione nel suo Stato d’origine, l’Illinois, di una legge che consente il suicidio assistito per adulti con malattie terminali con una prognosi di sei mesi o meno, a partire da settembre 2026.
La norma nel dettaglio
Nel dettaglio, la norma — denominata End-of-Life Options for Terminally Ill Patients Act, conosciuta anche come “Deb’s Law” — è stata firmata il 12 dicembre scorso dal governatore dell’Illinois, Jay Robert Pritzker, e introduce la possibilità, per pazienti maggiorenni affetti da patologie terminali e giudicati mentalmente competenti, di richiedere a un medico la prescrizione di un farmaco letale da auto-somministrare. La legge non prevede in alcun caso l’intervento diretto del personale sanitario nella somministrazione della sostanza e distingue esplicitamente il suicidio medicalmente assistito dall’eutanasia attiva, che resta illegale negli Stati Uniti. L’entrata in vigore è fissata per settembre 2026, con un periodo transitorio destinato alla definizione delle procedure, dei controlli e dei sistemi di monitoraggio da parte delle autorità sanitarie. Con l’approvazione del provvedimento, l’Illinois è diventato il dodicesimo Stato americano — oltre al District of Columbia — a consentire il suicidio medicalmente assistito ed è il primo Stato nel Midwest ad adottare una normativa simile.
La reazione della Chiesa locale
Già durante l’iter legislativo, la Conferenza episcopale dell’Illinois aveva chiesto al governatore di non firmare la legge, definendola “un percorso pericoloso e straziante” e respingendo l’idea che potesse essere considerata una risposta compassionevole alla sofferenza umana. Poi, in una nota diffusa dopo la firma, la conferenza episcopale aveva sottolineato che la norma “ignora i reali fallimenti nell’accesso a cure di qualità che spingono le persone vulnerabili alla disperazione” e “non fa nulla per garantire che i pazienti siano protetti da coercizioni o circondati da un adeguato accompagnamento umano e familiare”. “Piuttosto che investire in cure palliative, assistenza hospice e sostegno alle famiglie — si legge ancora — lo Stato ha scelto di normalizzare l’uccisione di sé”, trasmettendo così “un messaggio culturalmente pericoloso sul valore della vita nelle sue fasi di maggiore fragilità” e rischiando di presentare la morte come un’opzione socialmente accettabile.
L'appello del cardinale Cupich
Tra i firmatari dell’appello al veto c’è anche il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, che ha sottoscritto insieme agli altri vescovi dell’Illinois la lettera inviata al governatore pochi giorni prima della firma della legge. Già lo scorso 31 maggio, in una dichiarazione diffusa dall’arcidiocesi di Chicago, il cardinale aveva espresso forti riserve sull’End-of-Life Options for Terminally Ill Patients Act, allora inserito come emendamento a un provvedimento sulla sicurezza alimentare, mettendone in discussione sia il metodo legislativo sia il merito. Cupich aveva avvertito del rischio di “normalizzare il suicidio come soluzione alle sfide della vita”, ancor più di fronte a una crescente crisi di salute mentale, soprattutto tra i giovani, ricordando che nei Paesi e negli Stati in cui il suicidio assistito è stato legalizzato “i tassi complessivi di suicidio sono aumentati”.
Le parole del Papa
Ieri, nel suo commento a Castel Gandolfo, Papa Leone XIV ha spiegato di aver già affrontato il tema “molto esplicitamente” con il governatore JB Pritzker durante l’udienza in Vaticano dello scorso novembre: “A quel tempo il disegno di legge era già sulla sua scrivania”. “Eravamo molto chiari sulla necessità di rispettare la sacralità della vita, dall'inizio alla fine. E purtroppo, per diverse ragioni, ha deciso di firmare quel disegno di legge. Sono molto deluso da questo”, ha sottolineato il Pontefice, che ha quindi invitato “tutti, soprattutto in questa festa di Natale, a riflettere sulla natura della vita umana, sul valore della vita umana. Dio si è fatto uomo come noi per mostrarci cosa significhi veramente vivere la vita umana”. La speranza e la preghiera del Papa è che “il rispetto per la vita torni a crescere in tutti i momenti dell’esistenza umana, dal concepimento alla morte naturale”.
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