La devastazione nel villaggio di Hadabima, nello Sri Lanka centrale La devastazione nel villaggio di Hadabima, nello Sri Lanka centrale  (AFP or licensors)

Lo Sri Lanka minacciato da nuove piogge monsoniche, la Caritas al lavoro per gli aiuti

Jebamalai Pitchai Sagayaraj, responsabile per Caritas Sri Lanka dell’unità di gestione e riduzione dei rischi delle catastrofi: si forniscono cibo cotto e pacchi alimentari. Ma l'emergenza non è finita, in particolare nelle aree collinari, tra le piantagioni di tè e di gomma, dove si sono verificate le frane, le strade sono state spazzate via e le persone sono sfollate

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Le nuove piogge monsoniche previste a partire da oggi sul nord-est dello Sri Lanka fanno temere ulteriori danni, dopo il catastrofico passaggio la scorsa settimana del ciclone Ditwah che ha portato intense precipitazioni, inondazioni e smottamenti, con un bilancio di almeno 479 morti, 350 dispersi e più di 1,5 milioni di sfollati, il più grave disastro naturale che abbia colpito la nazione insulare dell’Asia meridionale dallo tsunami del 2004. Jebamalai Pitchai Sagayaraj, responsabile per Caritas Sri Lanka dell’unità di gestione e riduzione dei rischi delle catastrofi, raggiunto telefonicamente a Colombo, osserva le «nuvole scure» addensarsi nel cielo sopra la capitale e si domanda: «Come possiamo stare tranquilli?».
L’emergenza alluvioni, che coinvolge pure Indonesia, Thailandia e Malaysia in una drammatica conta che supera le 1.500 vittime totali, 

rimane alta in Sri Lanka in particolare nelle zone centrali. «Si tratta principalmente di aree collinari dove ci sono le piantagioni di tè e di gomma: in questi luoghi si sono verificate le frane, le strade sono state spazzate via e le persone non possono ancora spostarsi da una parte all’altra. Perché a causa delle inondazioni, le case sono state danneggiate e la gente rimane sfollata, molta parte nei centri di accoglienza», spiega Sagayaraj riferendo di oltre 455.400 famiglie sfollate. La strada di 115 km che collega Colombo, nella parte occidentale del Paese, a Kandy — nel centro, una delle aree più colpite assieme a Badulla, Nuwara Eliya e Ratnapura — è stata riaperta per 15 ore al giorno, mentre soccorritori e operai rimuovono cumuli di terra e rocce.

Ascolta l'intervista in lingua originale con Jebamalai Pitchai Sagayaraj di Caritas Sri Lanka

Cibo e acqua potabile

Nell’immediato l’urgenza è quella di «fornire beni di prima necessità e cucinare del cibo», riporta Sagayaraj. «Ogni centro diocesano di Caritas Sri Lanka ha iniziato a rispondere efficacemente all’emergenza, collaborando da subito con i funzionari governativi nelle operazioni di soccorso. È stato fornito cibo cotto agli sfollati e pacchi alimentari. Alle persone che si sono stabilite nei centri di accoglienza vengono poi date indicazioni per i prossimi giorni». Adesso, aggiunge, c’è da supportare anche chi cerca di rientrare nelle proprie abitazioni. «Queste persone vanno sostenute con l’occorrente per pulire e sistemare le loro case e ciò che c’è intorno, successivamente continueremo con il ripristino dei mezzi di sussistenza», aggiunge. Un altro campo d’azione riguarda l’istruzione dei più piccoli, molte scuole risultano distrutte o gravemente danneggiate, e il ripristino delle strutture idriche, perché pozzi e altre reti dell’acqua «sono già contaminati, quindi c’è bisogno di pulire e sanificare il tutto per assicurarsi che ci sia acqua potabile».

La macchina della solidarietà

Le autorità hanno decretato lo stato d’emergenza, stimando in circa 7 miliardi di dollari il costo della ricostruzione. «Siamo stati colpiti da questo disastro proprio mentre stiamo uscendo dalla crisi economica», ha ricordato il capo dello Stato, Anura Kumara Dissanayake, alludendo a quanto successe nel 2022 quando le proteste popolari contro l’inflazione e la carenza di carburante, cibo e medicine portarono alle dimissioni dell’allora presidente Gotabaya Rajapaksa. La Bbc ha riportato che alcuni di quegli stessi attivisti scesi in piazza tre anni fa a manifestare oggi operano in una mensa comunitaria attiva, a Colombo, nella distribuzione di aiuti alimentari.
In moto pure la macchina della solidarietà internazionale. «Secondo le ultime notizie — riferisce Sagayaraj — circa 70 Paesi stanno aiutando lo Sri Lanka in questo momento. Il governo ha avviato le attività di soccorso in tutte le zone, cercando di riorganizzare strade, strutture elettriche, case. E ci sono alcune organizzazioni, aziende private ma anche singoli individui che stanno fornendo il loro sostegno per gli aiuti a breve termine». Al contempo prosegue il lavoro della Caritas locale, in coordinamento con Caritas Internationalis, anche attraverso — informa il responsabile dell’unità di gestione e riduzione dei rischi delle catastrofi — «una valutazione dei bisogni in tutta l’isola», mentre si amplia la mobilitazione della rete di organizzazioni, col sostegno tra le altre di Caritas Italiana, Caritas Norvegia e Caritas Australia.

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04 dicembre 2025, 12:30