Uganda, sacerdote scomparso è illegittimamente detenuto
Vatican News
Un arresto condotto con modalità anticostituzionali e non rispettose dei diritti fondamentali della persona. Così l’associazione degli avvocati cattolici dell’Uganda (UCLS) ha qualificato l’arresto di don Deusdedit Ssekabira, sacerdote cattolico della diocesi di Masaka, dato per scomparso il 3 dicembre. Dopo quasi due settimane dalla sua sparizione, il Ministero della Difesa ugandese ha pubblicato il 14 dicembre un comunicato nel quale si riconosce che don Ssekabira era stato arrestato dalla forze di sicurezza con l’accusa di essere coinvolto in “attività sovversive violente contro lo Stato”.
Una violazione dello stato di diritto
Le modalità dell’arresto del sacerdote, prelevato da individui armati che lo hanno trascinato su un veicolo privo di insegne, sono state severamente criticate dall’associazione degli avvocati cattolici. "L'uso di veicoli non contrassegnati, di agenti non identificati, di centri di detenzione segreti e la ritardata divulgazione della presa in custodia sono segni distintivi di pratiche di sicurezza incostituzionali che minano lo stato di diritto", afferma l’UCLS. “Per dieci giorni, la collocazione del sacerdote è stata nascosta, alla sua famiglia, alla diocesi e agli avvocati è stato negato l'accesso, il che equivale a una sparizione forzata espressamente vietata dalla Costituzione dell'Uganda e dal diritto internazionale".
Le dovute tutele costituzionali
Inoltre l'UCLS sottolinea che “Le accuse di attività sovversive non sospendono le garanzie costituzionali e le possibili minacce alla sicurezza non possono giustificare il rapimento, la segretezza o la negazione del giusto processo". Secondo la Costituzione ugandese del 1995, una persona arrestata deve essere presentata in tribunale entro 48 ore o rilasciata su cauzione.
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