Libano. I vescovi maroniti chiedono elezioni libere per il loro Paese
Federico Piana - Ciità del Vaticano
“Al governo lo abbiamo chiesto con forza: sia garantita l’integrità dell’intera operazione elettorale”. Mons. Munir Khairallah, vescovo maronita della diocesi libanese di Batroun, fa eco alla nota dei vescovi maroniti del Libano con la quale si invita lo Stato a difendere le consultazioni da possibili interferenze “da parte di ministeri, amministrazioni pubbliche o servizi di sicurezza”.
Dopo nove anni il Libano torna alle urne
Il Paese si recherà alle urne, per la prima volta dopo nove anni , il prossimo 6 maggio con una legge elettorale frutto di un largo compromesso tra le forze politiche in campo. Un sistema misto fra proporzionale e scelta diretta dei candidati ancora non ben compreso dalla popolazione. Situazione della quale potrebbe approfittare chi volesse condizionare il voto. “I cittadini - ci tiene a precisare mons. Khairallah – ancora non capiscono molto bene in quale modo si svolgeranno le elezioni. Tutti i vescovi hanno sollecitato i candidati affinché spieghino ai propri elettori il funzionamento del meccanismo”.
I vescovi sperano che il voto porti stabilità
L’agenda delle priorità del Libano alla quale dovrà far fronte la prossima assemblea parlamentare sarà soprattutto ricca di temi legati alla pesante crisi economica, alla corruzione strisciante, alla drammatica crisi siriana. I vescovi maroniti lo sanno bene, come mons. Khairallah: “La guerra in Sira per noi è una preoccupazione grandissima. Il Libano conta quattro milioni di abitanti ed accoglie oltre un milione di rifugiati siriani. Un peso non solo umano e sociale ma anche economico. Queste persone hanno il diritto di ritornare nella loro nazione pacificata. Da queste consultazioni ci aspettiamo eletti che sappiano affrontare questi problemi. Sarà il loro grande dovere”.
Al voto mille candidati. Equità fra cristiani e musulmani
I dati diffusi dal governo libanese permettono di tracciare l’identikit di queste elezioni. I candidati sono mille, dei quali 111 donne, pronti a contendersi 128 seggi. Il meccanismo elettorale attuale consente una equa ripartizione dei seggi parlamentati fra cristiani e musulmani, caso unico nel mondo arabo.
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