Sudan, 13 milioni di bambini non possono studiare a causa della guerra
Pietro Piga – Città del Vaticano
In Sudan, ai bambini non mancano solo una casa, il cibo, l’acqua, i vestiti e le medicine, ma anche una scuola. Tredici milioni di loro, per il secondo anno di fila, non cominceranno l’anno scolastico, calcola Save the Children sulla base di un’analisi effettuata sui dati del Global Education Cluster, rete di coordinamento impegnata nel settore educativo e guidata dalla stessa Stc e da Unicef. Il percorso formativo dei minorenni è stato spezzato dalla guerra che dal 15 aprile 2023 imperversa nel Paese dell’Africa nord-orientale, terreno sul quale si scontrano le Forze armate sudanesi, comandate dal capo di Stato, Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, e le Forze di supporto rapido, l’organizzazione paramilitare locale capeggiata da Mohamed Hamdan Dagalo.
I pericoli della mancata formazione
Per i bambini sudanesi il diritto all’istruzione è inesistente. Anche per i sette milioni di loro che si sono iscritti per rientrare in classe, ma che non ci riusciranno poiché il 55% delle scuole è inaccessibile perché distrutte, danneggiate o riconvertite in rifugi per gli sfollati interni. Anche il futuro è a rischio, a causa dei cambiamenti climatici che potrebbero deteriorare gli edifici, esempio ne è la frana che il 31 agosto scorso ha raso al suolo Tarasin, nel Darfur Centrale, provincia del Sudan occidentale. Intanto, anche gli insegnanti e il materiale didattico scarseggiano. La crisi educativa è inarrestabile, e il direttore nazionale dell’ong in Sudan, Mohamed Abdiladif, teme che il proseguo del conflitto significherà “per alcuni bambini non finire mai le scuole superiori, per altri non imparare mai a leggere o scrivere, rimanendo esposti a pericoli immediati e a lungo termine, tra cui lo sfollamento, il reclutamento nei gruppi armati e la violenza sessuale”.
La testimonianza
Fino a due anni fa, la piccola Razan viveva e andava a scuola a Khartoum, la capitale del Sudan, ma il conflitto l’ha obbligata a scappare per trovare riparo altrove, facendola diventare uno dei 40 milioni di sfollati interni. Da un giorno all’altro non ha più visto i compagni e gli insegnanti e, dopo un anno in cui ha chiesto insistentemente al padre quando sarebbe rientrata in classe, è riuscita a riscriversi all’anno scolastico nel villaggio di Sinjai, a sud-est di Khartoum. La bambina, che oggi ha 10 anni, ha raccontato la sua esperienza a Save the Children: “Mi è dispiaciuto perdere un anno di scuola. Mi mancavano tanto i miei amici e la mia classe. Non voglio altre guerre. Voglio solo indossare lo zaino ogni mattina e andare a imparare cose nuove.”
Le altre emergenze
Le urgenze causate dalla guerra, che ha provocato 40.000 morti nei mesi precedenti, e che colpiscono soprattutto, i bambini e le donne, si accumulano. Nell’assedio dell’aprile 2024 ad Al-Fasher, nel Darfur Settentrionale, sono stati uccisi e mutilati oltre 1.000 minorenni. Il 46% di quelli vivi, invece, soffre di malnutrizione acuta grave, spesso, il loro unico pasto è una ciotola di foraggio per animali che, però, mette a rischio la loro salute, secondo l’UNICEF. E se non contraggono la malaria, il colera o la febbre dengue, subiscono gravi atti di violenza.
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