Migranti, quei "fratelli e sorelle" in fuga da guerre e povertà
Beatrice Guarrera - Città del Vaticano
Un mare di speranza che può diventare però un mare di morte, che inghiotte sogni, anime, futuro. Questo è il Mediterraneo, in cui sono scomparse almeno 32.702 persone dal 2014 secondo i dati del Missing migrants project, un’iniziativa dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La stessa organizzazione ha documentato oltre 2.400 morti nel Mare nostrum nel 2024. Un dato allarmante che non sembra vedere una rilevante inversione di tendenza nel 2025 per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, considerata «la più mortale del mondo» sul sito dell’Oim. Nonostante l’attenzione dei media globali sia concentrata sulle aree di conflitti, infatti, continuano ogni giorno e ogni notte le traversate delle persone migranti che partono dalle coste del nord Africa e continuano anche i naufragi, che provocano morti e dispersi, e i salvataggi. Il più recente registrato è quello riferito ieri da Alarm phone, secondo cui la barca a vela “Imara” avrebbe assistito 37 migranti c
he si trovavano alla deriva su un gommone in acque Sar maltesi, tratti in salvo poi dalla guardia costiera italiana che li ha condotti a Lampedusa.
"Non esistono nemici: solo fratelli e sorelle"
Proprio per l’isola siciliana Papa Leone XIV ha avuto di recente parole di gratitudine, nel videomessaggio diffuso venerdì 12 settembre, in occasione della presentazione della candidatura del progetto “Gesti dell’accoglienza” alla lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Grazie a coloro che «hanno mostrato e mostrano il sorriso e l’attenzione di un volto umano a persone sopravvissute nel loro viaggio disperato di speranza. Voi siete — ha detto il Pontefice — un baluardo di quell’umanità che le ragioni gridate, le paure ataviche e i provvedimenti ingiusti tendono a incrinare. Non c’è giustizia senza compassione, non c’è legittimità senza ascolto del dolore altrui». Il Santo Padre ha rimarcato la necessità di contrapporre alla «globalizzazione dell’impotenza», una «cultura della riconciliazione»: «Bisogna riparare ciò che è infranto, trattare con delicatezza le memorie che sanguinano, avvicinarci gli uni agli altri con pazienza, immedesimarci nella storia e nel dolore altrui, riconoscere che abbiamo gli stessi sogni, le stesse speranze. Non esistono nemici: esistono solo fratelli e sorelle».
La preoccupazione per i migranti
Un invito forte dunque a costruire dialogo e ponti tra i popoli, rimarcato anche nell’intervista concessa alla giornalista di Crux, Elise Ann Allen, in cui ha confessato la sua preoccupazione sul tema dei migranti. A tal proposito Leone XIV ha richiamato la lettera inviata lo scorso febbraio da Papa Francesco a tutti i vescovi degli Stati Uniti nella quale si chiedeva di accogliere coloro che arrivavano nel Paese in cerca di una vita migliore e si ricordava: «Il Figlio di Dio, nel farsi uomo, ha scelto anche di vivere il dramma dell’immigrazione». Da lì l’esortazione «a non cedere a narrative che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati» e la chiamata «a vivere in solidarietà e fratellanza».
I Paesi di provenienza
Si tratta di appelli quanto mai attuali, visti i dati degli arrivi in Italia, che testimoniano un dramma tutt’altro che risolto. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno in Italia, sono oltre 49.000 le persone sbarcate nel 2025. I numeri, aggiornati al 18 settembre, offrono informazioni preziose sui migranti che arrivano da Paesi con situazioni politiche e sociali instabili. La lista, in continuo aggiornamento, riporta, mentre scriviamo, cinque Paesi in testa: Bangladesh, con il 30% delle provenienze, Egitto con il 14%, seguito da Eritrea, Pakistan, e Sudan (rispettivamente 13%, 7%, 5%). Le persone all’arrivo hanno dichiarato inoltre di essere originarie di Etiopia, Somalia, Iran, Tunisia, Siria, Guinea, Algeria, Nigeria, Mali e Costa d’Avorio. Nazioni, dunque, molto diverse che hanno però in comune condizioni di vita difficili per i propri abitanti.
Una situazione non stabilizzata
«La situazione degli sbarchi irregolari nel 2025 si sta confermando analoga al medesimo periodo del 2024, con quasi 50.000 arrivi», ha detto ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nel corso dell’intervento da remoto alla conferenza Internazionale “Palermo, Crocevia del Mediterraneo”, organizzato dalla fondazione MedOr a Palermo. «A luglio e agosto — ha aggiunto — abbiamo registrato un calo rispetto agli stessi mesi del 2024, che interpretiamo come un auspicabile segnale positivo di inversione del trend, sebbene i picchi di arrivi negli ultimi giorni impongano cautela e rappresentino il sintomo di una situazione non del tutto stabilizzata». Si tratta comunque di una diminuzione degli arrivi non drastica, considerando i 6.487 e 6.146 sbarcati rispettivamente a luglio e agosto del 2025, contro i 7.465 e gli 8.526 degli stessi mesi del 2024.
La sfida di proteggere la dignità
Tra le tante problematiche da gestire anche la sorte dei 8.641 minori non accompagnati, giunti con la speranza di costruirsi una vita migliore, lontani da guerre e povertà. Lo stesso obiettivo è condiviso anche dagli adulti che attraversano il mare. Quella di proteggere la dignità di queste persone è dunque una sfida condivisa da ogni attore della società, in primis dalle istituzioni e poi anche dalle organizzazioni della società civile, le quali di recente hanno denunciato le difficoltà in cui sono costrette ad operare. Nodi da sciogliere sono ad esempio la questione dei fermi amministrativi imposti alle barche di salvataggio di diverse ong, oppure la denunciata complicità delle autorità libiche, riprese in video mentre gettano dei migranti in mare. A queste domande aperte, uomini donne e bambini in fuga attendono una risposta.
L'inserto "Atlante" de "L'Osservatore Romano" di oggi racconta le complessità di alcune delle nazioni da cui provengono i migranti: dal Sudan in guerra alle turbolenze finanziarie dell'Egitto, fino ad arrivare all'instabilità politica del Bangladesh e alle difficoltà economiche del Pakistan
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