Delegati lasciano l'assemblea generale dell'Onu al discorso di Netanyahu Delegati lasciano l'assemblea generale dell'Onu al discorso di Netanyahu  (ANSA)

Onu, protesta prima del discorso di Netanyahu. Decine di delegati lasciano l’aula

Proteste dentro e fuori dal Palazzo di Vetro prima del discorso di Netanyahu alla 80.ma assemblea generale dell'Onu. Il premier israeliano rivendica l’operazione militare contro Hamas e dichiara di non volersi fermare: “Dobbiamo finire il lavoro”. Il presidente palestinese Abbas assicura che il gruppo armato "non avrà alcun ruolo nel governo di Gaza". E Trump assicura che impedirà a Israele di annettere la Cisgiordania

Vatican News

Fischi e applausi all’assemblea generale dell’Onu, poco prima che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, prendesse la parola per il suo discorso. Più di un centinaio di diplomatici di oltre 50 Paesi sono usciti in massa, in segno di protesta, secondo il Washington Post. Axios sottolinea che a disertare l'aula sono stati quasi tutti i rappresentanti dei Paesi arabi e musulmani, insieme ai delegati di diversi paesi africani e di alcuni paesi europei. La protesta - si apprende - sarebbe stata guidata dalla Turchia. Mentre anche fuori dal Palazzo di Vetro si radunavano attivisti pro Palestina per una marcia partita da Times Square per chiederne l'arresto, Netanyahu ha ribadito le linee della posizione di Israele.

Il discorso di Netanyahu all'Onu

“Dobbiamo finire il lavoro contro Hamas” a Gaza, ha detto, riassumendo – con in mano una “mappa del terrore dell’Iran” – l'azione dell'esercito israeliano già compiuta nell’area. "Israele ha martellato gli houthi, schiacciato la grande parte di Hamas, paralizzato Hezbollah".

"Hamas liberi i sequestrati e la guerra finirà"

Adesso “Hamas deponga le armi e liberi immediatamente gli ostaggi”, ha dichiarato rivolgendosi al movimento islamista. Per poi aggiungere, "se Hamas accetta le nostre condizioni, la guerra può finire immediatamente. Gaza sarà smilitarizzata, Israele assumerà il controllo della sicurezza e un'autorità civile sarà istituita dai cittadini di Gaza e da altri impegnati nella pace con Israele".

Agli ostaggi detenuti nella Striscia: "Non vi lasceremo soli"

Si è poi rivolto direttamente agli ostaggi detenuti nella Striscia attraverso “altoparlanti con i quali ho circondato Gaza nella speranza che sentano mio messaggio: ‘Non vi lasceremo soli e non avremo pace finchè non vi riporteremo a casa’ ”. Su questo era scoppiata una polemica nel corso del pomeriggio. L’ufficio di Netanyahu aveva infatti confermato l’installazione degli altoparlanti, sostenendo che fossero però solo “sul lato israeliano del confine”, mentre testimoni e gli stessi militari avevano raccontato come questi, montati su camion e gru, fossero stati portati dentro Gaza, alcuni in postazioni militari, comprese quelle situate a diversi chilometri di profondità nell'enclave palestinese: "Il più vicino possibile ai civili", ha confermato a “i24News” un riservista che ha partecipato alle operazioni.

"Infondata l'accusa di genocidio"

Respingendo le accuse su quanto avviene nella Striscia come “bugie antisemite” e rigettando come “infondata” l’accusa di genocidio, formulata qualche giorno fa da proprio da una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, Netanyahu ha negato di voler obbligare i palestinesi a lasciare Gaza. “Quale Paese che sta commettendo un genocidio cerca di convincere i civili a recarsi in una zona sicura?", ha detto, accusando Hamas di trattenere nelle zone di guerra i civili e di usarli come scudi umani.

"Il riconoscimento della Palestina incoraggia i terroristi"

Quanto ai riconoscimenti dello Stato di Palestina, Netanyahu ha attaccato i Paesi occidentali che hanno proceduto in tal senso. Questo "mostra che uccidere ebrei paga", ha detto, e “incoraggia i terroristi”. Uno Stato palestinese vicino a Gerusalemme dopo il 7 ottobre sarebbe come "dare uno Stato ad al-Qaida a un chilometro da New York dopo l'11 settembre", ha affermato ancora, aggiungendo che comunque "i palestinesi non sono interessati alla soluzione dei due Stati".

Trump: "non permetterò che Israele annetta la Cisgiordania"

Il presidente Usa, Donald Trump - che lunedì prossimo vedrà nuovamente Netanyahu a Washington - si è detto convinto che "siamo molto vicini ad un accordo a Gaza che libererà gli ostaggi e porterà la pace". Era quanto questi aveva ribadito ieri anche in un incontro con il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, insistendo sul fatto che, per porre fine alla guerra, la condizione è che Hamas consegni tutti gli ostaggi israeliani, vivi e morti, detenuti dal 7 ottobre 2023. Ma poche ore prima dell’intervento di Netanyahu all’Onu, l'inquilino della Casa Bianca aveva parlato anche della situazione in Cisgiordania, provando a rassicurare la comunità internazionale circa la volontà di Israele di annettere il territorio palestinese. “Non lo permetterò. Non accadrà. Quando è troppo è troppo. È ora di fermarsi”, ha detto dopo le affermazioni dello stesso Netanyahu circa l’ampliamento degli insediamenti ebraici nella regione. Come riferisce la France Presse citando una dichiarazione del ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, i Paesi arabi e musulmani hanno chiarito allo stesso Trump “i pericoli di un’eventuale annessione della Cisgiordania e i rischi che ciò comporterebbe non solo per una possibile pace a Gaza ma anche per qualsiasi pace duratura”.

Abbas: "Hamas non avrà un ruolo di governo a Gaza in futuro"

Parlando sempre all’assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha assicurato poi che il gruppo armato non avrà alcun ruolo in un futuro governo: “Rifiutiamo ciò che Hamas ha fatto il 7 ottobre”, che "non rappresenta il popolo palestinese, né la sua giusta lotta per la libertà e l’indipendenza. Hamas e le altre fazioni devono consegnare le armi all’Autorità nazionale palestinese: non vogliamo uno Stato armato”. Abbas ha inoltre respinto “la confusione tra solidarietà con la causa palestinese e la questione dell’antisemitismo”, che è “contraria ai nostri valori e principi”. Ha poi invitato “tutti i Paesi che non l’hanno ancora fatto a riconoscere lo Stato palestinese” e la comunità internazionale a “sostenere i nostri sforzi per fermare il genocidio e l’occupazione”. Dopo quasi due anni di guerra nella devastata Striscia di Gaza, “parte integrante dello Stato palestinese”, ciò che “Israele sta conducendo non è una semplice aggressione, è un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità che sarà registrato nelle pagine dei libri di storia e nella coscienza di tutti come uno dei capitoli più orribili della tragedia umanitaria del XX e XXI secolo”, ha dichiarato Abbas.

Pizzaballa: "Creare le condizioni per la pace"

Sulla tragedia a Gaza è intervenuto nuovamente il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, che ieri sera in un video collegamento con la Caritas diocesana di Cosenza-Bisignano, ha detto che “non bisogna correre troppo presto a parlare di pace, ma creare le condizioni per la pace. E non è facile quando ogni giorno ci sono le bombe che ammazzano decine di persone, quando la fame attanaglia migliaia di persone. Penso anche ai nostri a Gaza”, ha continuato riferendosi ai cristiani nella parrocchia della Sacra Famiglia, “che non lasciano il compound nonostante i raid aerei si stiano avvicinando alla chiesa”. 

Gaza, anche oggi altri 22 morti 

Anche oggi intanto, secondo la protezione civile di Gaza, gestita da Hamas, 22 palestinesi sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani nella Striscia. Di questi, 11 a Gaza City, dove dal 16 settembre si è intensificata un'operazione di terra dell'Idf per conquistare la città, con costanti ordini di evacuazione alla popolazione. Questa si sta spostando verso sud, si calcola che già oltre 700 mila persone siano fuggite dal princopale centro urbano dell'enclave.
 

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26 settembre 2025, 17:27