2025.09.16 Karibuni onlus

Kenya, l'impegno della onlus Karibuni per dare un futuro ai più piccoli

Da 21 anni l'organizzazione di solidarietà si dedica a progetti a sostegno degli abitanti dei villaggi nell'area di Malindi. Con l’aiuto di tanti benefattori sono stati realizzati un dispensario, una scuola, una fattoria, una sartoria, oltre a dare in gestione appezzamenti di terreno coltivabile

Francesco Ricupero - Città del Vaticano

«Alla fine della messa il sacerdote mi disse: “Signor Gianfranco qui manca tutto. Non abbiamo nulla, la gente muore di fame e non sappiamo come aiutarla; ci è rimasta soltanto la fede  in Dio che ci permette di andare avanti». A distanza di quasi 21 anni, in un angolo di Malindi, in Kenya, le cose sono cambiate grazie alla onlus italiana Karibuni (in swahili vuol dire “benvenuti”) e all’intraprendenza del suo fondatore, Gianfranco Ranieri, 72 anni, imprenditore comasco che, nella contea di Kilifi è riuscito a realizzare, con l’aiuto di tanti benefattori, un dispensario, una scuola, una fattoria, una sartoria e tanti appezzamenti di terreno coltivati dove vi lavorano numerose persone. La onlus, che si sostiene non solo con le donazioni, ma anche con le tante iniziative che i soci organizzano in tutta Italia, dedica il 97 per cento delle sue risorse direttamente ai progetti e solo il 3 per cento è utilizzato per la gestione corrente.

A sostegno delle mamme giovanissime

 Appena arriviamo in visita alla Karibuni onlus, veniamo presi letteralmente d’assalto dai bambini che vogliono toccarci e prenderci per mano, tutti contenti di averci incontrato.  Nel reparto maternità del dispensario, dove operano un medico,  una psicologa e alcuni infermieri, mamme giovanissime di 13/15 anni, in gravidanza, aspettano in silenzio il loro turno per sottoporsi a un’ecografia e ai controlli. Sui loro volti, nonostante le cure e l’assistenza offerta dal personale di Baolala, traspare tristezza: piccole donne che, invece di giocare con le bambole, dovranno ben presto  accudire dei neonati. Gianfranco, una persona affabile in grado di mettere a suo agio anche chi conosce da poco tempo, racconta tutto ciò che conosce del Kenya. A Malindi, è considerato un nonno, tutti lo salutano, lo accarezzano, urlano pronunciando il suo nome, lo tirano per la maglia. Tutti percepiscono il suo amore e la sua passione per la terra dei Masai.  

Bambini che giocano
Bambini che giocano

"Volevo conoscere la vera Africa"

«Nel 2002 — racconta Ranieri ai media vaticani — ero in vacanza con la mia famiglia a Watamu, alloggiavamo in un resort sulla spiaggia. Una domenica, dopo la celebrazione eucaristica, andai dal sacerdote, padre Lino, e gli chiesi: «perché non mi porta in giro a conoscere la realtà dei villaggi? Sono sicuro che questa spiaggia e l’albergo dove sto trascorrendo le vacanze  non sono sicuramente la vera Africa. Il prete esaudì subito il mio desiderio. L’indomani — prosegue il fondatore di Karibuni — padre Lino venne a prendermi e mi portò a vedere i villaggi dove svolgeva la sua attività pastorale. Il sacerdote aveva proprio ragione, non c’era nulla e quel poco era veramente impercettibile: non c’era un centro sanitario, le scuole erano sporche e prive di banchi, sedie e materiale didattico sufficiente, pochissimo cibo. Tutto ciò provocò in me e nella mia famiglia un senso di vuoto e di malessere che ci convinse che era necessario fare qualcosa per queste persone e per la missione di padre Lino. Come prima cosa — ricorda Gianfranco — la sera quando tornai al resort chiesi agli ospiti italiani presenti di fare una donazione per sostenere l’opera missionaria del sacerdote; una volta  tornati in Italia decidemmo di dar vita al nostro progetto».

Numerosi i progetti realizzati dalla onlus

Dal 2004 ad oggi Karibuni ha costruito asili, scuole primarie e secondarie, ha indetto borse di studio universitarie per i più meritevoli e provvede al supporto alimentare giornaliero di oltre cinquecento bambini e ragazzi. Sono innumerevoli le realizzazioni di dispensari e i reparti ospedalieri di maternità, ginecologia, pediatria, cardiologia intervenendo in ogni settore critico per la popolazione nella contea di Kilifi, a Baolala e Gede, e nei villaggi dell’entroterra costiero tra Malindi e Watamu sostenendo medici locali e supportati dal team medico dei volontari italiani che periodicamente si recano in Kenya. Nei giorni scorsi è andata a visitare Karibuni onlus una giovane volontaria di Taranto, Vanessa Romano, 25 anni, che frequenta un dottorato di ricerca in genetica medica e biologia umana al Policlinico Gemelli di Roma. «Sono arrivata in Kenya il 23 agosto scorso — ha raccontato al telefono Vanessa — e qui le cose da fare sono veramente tante». Tra le priorità vi è la realizzazione di una “chemio unit” all’interno del General Hospital di Malindi con il sostegno di Karibuni. Grazie alla generosità di benefattori italiani, la onlus aiuterà il nosocomio kenyota ad allestire la struttura che sarà in grado di ospitare centinaia di donne malate di cancro alla cervice provocato dal papilloma virus. «La nostra idea — sottolinea la volontaria — sarebbe quella di portare a Malindi tecniche diagnostiche all’avanguardia per prevenire e curare il tumore. È necessaria, allo stesso tempo, una campagna vaccinale massiccia al fine di raggiungere la popolazione che vive nei villaggi».  Dal punto di vista medico gli specialisti sono informati e ben preparati, «il problema, però, è che non hanno accesso a metodi diagnostici appropriati. Basterebbe, per esempio, un banalissimo pap-test — aggiunge Romano  — per individuare anomalie e intervenire con le cure adeguate».

Perché il Kenya impari a camminare sulle proprie gambe

E di cure adeguate sono state beneficiate tantissime giovani madri, e non solo, che quotidianamente si recano presso il dispensario Baolala dove ad accoglierli ci sono medici e infermieri locali, diretti da Kanai, giovane medico masai, sotto la supervisione di Gianfranco Ranieri che fin dall’inizio della sua missione cerca di coinvolgere e a valorizzare la gente del luogo. «Noi aiutiamo i kenyani, ma vorrei precisare una cosa: noi aiutiamo ad aiutarsi è questo il vero nostro obiettivo. Crediamo che sia fondamentale che il Kenya, così anche altri Paesi africani, imparino a camminare con le proprie gambe. Non a caso il numero dei nostri volontari e la loro permanenza sono abbastanza limitati. Vogliamo rendere il più autonomo possibile il personale locale. È fondamentale che chi dirige l’organizzazione nei villaggi, dove ci sono i nostri progetti, sia una persona del posto». Tra i molteplici progetti avviati dalla onlus italiana vi sono le fattorie nate con lo scopo di dare cibo sano alle scuole (dove viene somministrato un pranzo al giorno) e dignità alle persone.

Realizzate numerose attività commerciali e agricole

Oggi danno lavoro a uomini e donne dell’area di Langobaya e sono un fondamentale supporto alimentare quotidiano ai bambini delle scuole. Nel tempo sono diventate anche un modello di riferimento per studenti e contadini che imparano l’importanza di coltivare frutta e verdura locale e di allevare animali (conigli, galline, maiali, pecore, capre) adatti al clima e all’ambiente circostante. «Attraverso un vasto programma di micro-credito — spiega Ranieri — abbiamo consentito l’apertura di oltre un centinaio attività commerciali, agricole e di allevamento che coinvolgono numerose famiglie e molte persone sono impiegate nelle nostre fattorie. Attraverso queste ultime la popolazione intraprende un lavoro, raggiunge un livello di autosufficienza ed è fondamentale rendere le persone autonome e non limitarsi all’assistenzialismo. Qui la gente non ha bisogno di soldi, ma di servizi, strutture e di solidarietà».

Studio dentistico
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L'aiuto di soci e benefattori

Karibuni onlus può contare sull’aiuto di circa 250 soci e in base alle donazioni vengono fatti investimenti che consentono alla popolazione locale di sviluppare nuovi lavori e nuove attività. «Abbiamo diversi progetti in particolare incentrati sui giovani. Qualche anno fa, per esempio, è stata avviata una scuola calcio in collaborazione con una squadra che milita nel campionato di serie A italiano. Circa 500 ragazzi — ha ricordato — hanno fatto il provino, una trentina sono stati selezionati e adesso due oggi giocano in nazionale. La cosa importante  è che per poter realizzare il sogno di diventare un calciatore, i giovani devono avere anche un ottimo rendimento scolastico. Karibuni premia l’impegno e il merito, noi promuoviamo e insegniamo una cultura del sacrificio».

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16 settembre 2025, 09:12