Il fungo atomico di un'esplosione nucleare Il fungo atomico di un'esplosione nucleare

Disarmo nucleare, l’appello di due premi Nobel: è una scelta di umanità

In un convegno presso l'università La Sapienza di Roma, Masashi Ieshima, sopravvissuto a Hiroshima, e Florian Eblenkamp dell’Ican, hanno incontrato gli studenti e i rappresentanti della società civile nell'ambito della campagna "Italia ripensaci"

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

“Nessun essere umano dovrebbe mai più vivere ciò che noi abbiamo vissuto”. Questo l’accorato appello lanciato da Masashi Ieshima, sopravvissuto alla bomba di Hiroshima e membro dell'organizzazione Nihon Hidankyo (premio Nobel per la pace 2024), nell'incontro con gli studenti nel corso di un convegno organizzato dalla Rete italiana pace e disarmo, da Archivio disarmo e dalla Fondazione Be the hope, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “Italia Ripensaci”.

La testimonianza dei premi Nobel

Con voce ferma e commossa, Masashi Ieshima ha ricordato gli orrori della bomba atomica di Hiroshima e ha indirizzato agli studenti il medesimo appello rivolto solo poche ore prima ai parlamentari italiani: "Nessun essere umano dovrebbe mai più vivere ciò che noi abbiamo vissuto. Il disarmo nucleare è una scelta di umanità". Florian Eblenkamp, intervenuto a nome della coalizione internazionale ICAN (premio Nobel per la pace 2017), ha invece sottolineato come già oggi la maggioranza dei Paesi del mondo sostenga il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), strada concreta per l'eliminazione totale di queste armi di distruzione di massa, ratificato da oltre 90 Stati, tra i quali non è ancora presente l'Italia, che al momento ha deciso di rimanere fuori da questo processo. "L'Italia può e deve assumere un ruolo costruttivo nel rilanciare il disarmo nucleare - ha dichiarato Eblenkamp - perché la sicurezza dei popoli non si può costruire sulla minaccia di distruzione reciproca, ma sulla cooperazione e sulla fiducia".

Masashi Ieshima, sopravvissuto di Hiroshima
Masashi Ieshima, sopravvissuto di Hiroshima

Una campagna per il disarmo nucleare

La Campagna "Italia, ripensaci", sostenuta da gran parte della società civile italiana e da più di 120 Comuni attraverso l'"Appello delle Città" di Ican, ha rinnovato la richiesta a tutti i gruppi parlamentari (alcuni dei quali incontrati in occasione dell’audizione presso la Camera) di sostenere la risoluzione che invita il governo "ad adottare misure concrete in direzione del disarmo nucleare, rafforzando il Trattato di non proliferazione (Npt), facendo proprie le prescrizioni e le indicazioni contenute nel Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) per quanto riguarda l'assistenza alle vittime e il risanamento ambientale, nella prospettiva di una piena adesione dell'Italia allo stesso trattato". Contestualmente, la Campagna "Italia, ripensaci" ha sollecitato l'avvio di un percorso per la rimozione delle testate nucleari statunitensi presenti nelle basi italiane e il rilancio dell'impegno dell'Italia nei contesti internazionali di disarmo e non proliferazione, oggi fortemente indeboliti.

Florian Eblenkamp, advocacy officer di Ican
Florian Eblenkamp, advocacy officer di Ican

Il ruolo della società civile

"Non possiamo arrenderci al rischio esistenziale di una guerra nucleare", ha dichiarato a margine del Convegno Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Pace Disarmo, che ha ribadito  come la grande maggioranza dell'opinione pubblica italiana sia favorevole all'adesione al TPNW, riconoscendo il disarmo nucleare come una priorità di sicurezza umana e ambientale. “Non è vero che l’ideologia della deterrenza abbia assicurato più stabilità e pace. Oggi è sempre più concreto il pericolo di un'escalation che ci potrebbe portare a una guerra di distruzione totale”.

Ascolta l'intervista con Francesco Vignarca

La strada da imboccare

“Con il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari – ribadisce Florian EblenKamp di Ican - un Paese non può più dire sarebbe bello metterle al bando, ma non sappiamo come fare. La strada, invece, c’è ed è segnata". Il secondo elemento cruciale che si ha di fronte, è la conclusione, "è quello di un cambio di narrazione: non pensare più alle armi nucleari come deterrenza astratta, come questioni strategiche che solo i grandi leader possono discutere, ma come un tema che riguarda tutte e tutti noi, perché è un tema che potrebbe portare alla distruzione delle nostre città e delle nostre comunità. Una cosa che ci tocca molto da vicino e quindi ciascuno deve farsi carico di un problema che ci può portare in quella direzione”.

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24 ottobre 2025, 11:00