Un impianto energetico nella regione russa di Orenburg Un impianto energetico nella regione russa di Orenburg 

Ucraina, l'Ue chiude i rubinetti al gas russo

L'Unione europea va avanti nel percorso di emancipazione dalla forniture energetiche russe. Via libera allo stop delle importazioni, ma si oppongono Ungheria e Slovacchia

Vatican News

I ministri dell’Energia dell’Unione europea hanno dato ieri il via libera, a maggioranza, alla proposta della Commissione di interrompere l’import di gas e di gas naturale liquefatto (Gnl) dalla Russia. Lo stop avverrà in tre fasi: dal primo gennaio 2026 sarà vietato firmare nuovi contratti, gli accordi a breve termine già in corso dovranno terminare entro il 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine entro il 31 dicembre 2027. Con un divieto totale in vigore a partire dal 1° gennaio 2028.

L'opposizione di Budapest e Bratislava

Contrarie soltanto Ungheria e Slovacchia, che non hanno uno sbocco al mare e sono fortemente dipendenti dagli idrocarburi russi. E proprio da Budapest sono arrivate le critiche più aspre. «Per noi, l’approvvigionamento energetico riguarda la nostra posizione geografica e la realtà fisica attuale. E il vero impatto di questo regolamento è che la sicurezza energetica in Ungheria verrà uccisa», ha detto il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó.

L'allontanamento dalla Russia

La decisione dei ministri dell’Energia si inserisce in un percorso di rapido allontanamento dell’Unione europea dalla Russia. All’inizio del 2022, prima dell’invasione militare russa dell’Ucraina, circa il 40% del gas importato nell’Unione proveniva proprio da Mosca. Per alcuni Paesi, tra cui la Germania e gli Stati dell’est Europa, questa percentuale superava la metà delle importazioni di gas. Dopo l’inizio delle ostilità militari in Ucraina, l’Ue ha cominciato una corsa alla divesificazione delle fonti di approvvigionamento, con l’obiettivo di rimpiazzare al più presto il gas russo. In particolare, Bruxelles ha preso accordi per aumentare l’invio di gnl dagli Stati Uniti, che nel frattempo sono diventati il principale fornitore dell’Europa. La proposta di regolamento, ha spiegato l’Ue in una nota, costituisce un elemento centrale della tabella di marcia REPowerEU di Bruxelles per porre fine alla dipendenza dall’energia russa.  «Un’Europa indipendente al livello di energia è un’Europa più forte e sicura», ha dichiarato Lars Aagaard, ministro danese (la Danimarca ha la presidenza di turno semestrale dell’Ue) per il Clima e l’Energia. “Questa decisione segnerà il futuro del nostro continente. Smetteremo di finanziare la macchina da guerra russa e diversificheremo il nostro approvvigionamento energetico”. Vietando gli acquisti di gas naturale russo, che quest’anno dovrebbero raggiungere un valore totale di 15 miliardi di euro, l’Ue sta quindi cercando di eliminare una delle principali fonti di finanziamento della vasta offensiva militare russa in Ucraina, che ultimamente sta colpendo le infrastrutture energetiche del Paese invaso. Gli ultimi a finire del mirino sono stati oggi un impianto di carbone nella regione orientale di Dnipro e una struttura per la produzione di elettricità in una comunità nella regione settentrionale di Chernihiv.

Rinviato l'incontro tra Rubio e Lavrov

Dal punto di vista diplomatico, è stata per ora accantonata l'iniziativa di un incontro tra il segretario di Stato americano, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che ieri hanno avuto un colloquio telefonico per preparare l’atteso faccia a faccia tra Donald Trump e Vladimir Putin, in programma a Budapest entro una decina di giorni. Lo ha confermato alla Cnn un funzionario della Casa Bianca. Non è chiaro cosa sia accaduto e perché l’incontro tra i capi delle diplomazie di Washington e di Mosca non sia più in agenda. Una fonte statunitense ha evidenziato le aspettative divergenti tra Rubio e Lavrov sulla possibile fine dell’invasione russa dell’Ucraina.

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21 ottobre 2025, 11:53