HAITI-UNREST-SECURITY FORCE

Haiti, l'Onu contro l'eccesso nella repressione delle gang

Mentre la nazione caraibica è devastata dalle violenze delle bande armate che afissiano società ed economia, l'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite denuncia l'uso sproporzionato della forza da parte di esercito e polizia. Dall'inizio dell'anno, l'uso dei droni contro le gang avrebbe provocato metà dei morti e dei feriti registrati nel Paese. Un testimone: "La corruzione è arrivata a lambire anche le istituzioni"

Federico Piana - Città del Vaticano

Una festa in strada per il compleanno di un capobanda locale, i regali distribuiti tra la folla e gli applausi, un drone che arriva improvviso dal cielo ed inizia a sparare all’impazzata: una carneficina con decine di morti tra cui almeno otto bambini uccisi sul colpo. Se esiste una sintesi più spietata e drammaticamente reale di ciò che sta succedendo ad Haiti non può essere che questa.

Esecuzioni sommarie

E per comprendere meglio il caos insanguinato che si è impadronito da anni della nazione caraibica bisogna aggiungere un particolare di non poco conto  a questo episodio accaduto qualche giorno fa: quel drone non era di un altro gruppo armato rivale  ma dell’esercito  governativo che per contrastare la violenza delle gang ha sfoderato una repressione senza precedenti che sta generando altre mattanze, altro dolore. Così  inaccettabili  che ieri anche l’Alto commissariato Onu per i diritti umani si è sentito in dovere di intervenire denunciando che l’uso della forza da parte delle istituzioni risulta sproporzionato  e probabilmente illegale e che, solo quest’anno, l’uso di droni per combattere il crimine organizzato ha provocato la metà delle uccisioni e dei ferimenti di tutto il Paese. Senza contare le esecuzioni sommarie che, fino ad oggi,  le Nazioni unite hanno quantificato  in 174: i giustiziati senza processo erano tutti presunti affiliati dei gruppi armati.

Violenza chiama violenza

Ma poi c’è anche l’altra faccia della medaglia. Che apparentemente sembra essere la stessa perché racconta sempre di lacrime e sangue  ma che ha una genesi profondamente diversa: l’avidità dei gruppi criminali che si sono spartiti Haiti da capo a piedi e che controllano in modo mafioso società ed economia usando bombe e proiettili.  Dal 2022, anno in cui la recrudescenza degli scontri si è fatta più vivida, i morti sono stati più di 16.000 tra i quali molte donne e molti bambini.

Speranza in crisi

E non c’è bisogno di statistiche per rendersi conto che tra la popolazione a morire è stata anche la speranza. Basta ascoltare le parole di un testimone che per ragioni di sicurezza vuole mantenere l’anonimato. Lui abita nel cuore della guerra, la capitale Port-au-Prince. Ai media vaticani racconta che, proprio l’altro ieri, quattro persone sono state uccise da una gang mentre stavano passeggiando a Champ de Mars, il più grande parco pubblico al centro della città.

Tragica normalità

«Ormai è diventata una tragica normalità che ha contagiato tutto il Paese. Siamo stanchi di una vita così, la popolazione non c’è la fa davvero più» dice quasi alzando il tono della voce come per rendere concreta la sua rabbia e il suo scoramento.  Anche perché sa benissimo che lo Staro ora è più impotente che mai: «Una gran parte della capitale e  diverse regioni  sono completamente controllate dalle bande che hanno instaurato un sistema di corruzione senza precedenti». La nostra fonte fa riferimento ad un metodo che mira a coinvolgere anche funzionari statali che farebbero parte, al tempo stesso, delle bande criminali che dovrebbero contrastare. «Si è instaurato un clima di completa impunità che sta creando rabbia tra la gente e che prima o poi provocherà qualche reazione». 

La nuova forza militare Onu

La decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di approvare l’invio di una forza militare composta da 5.500 tra soldati e agenti di polizia fa riflettere il nostro interlocutore sul fatto che «Usa e Panama, promotori di questa risoluzione, se lo vorranno davvero,  potranno portare un po’ di pace e tranquillità. Le condizioni potrebbero esserci. Noi haitiani speriamo che questa sia finalmente la volta buona». 

Chiesa colpita

Facendo un giro per le strade di Port-au-Prince si può constatare come la guerra tra le gang stia coinvolgendo anche la Chiesa. «Molte parrocchie — afferma la nostra fonte — sono chiuse, qualche mese fa, in una zona centrale del Paese, alcune suore sono state uccise,  molte comunità religiose sono spesso fatte oggetto di rapine e soprusi».

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03 ottobre 2025, 14:39