La devastazione dell’uragano Priscilla e della tempesta tropicale Raymond in Messico La devastazione dell’uragano Priscilla e della tempesta tropicale Raymond in Messico

Messico, 65 morti e 64 dispersi per l’uragano Priscilla e la tempesta tropicale Raymond

I due eventi atmosferici si sono abbattuti su sei Stati, dal nord al sud, distruggendo anche case, scuole e ospedali. Sul campo è impegnata Medici Senza Frontiere che, tramite José Luis Michelena, direttore esecutivo per il Messico e l’America Centrale della ong, racconta ai media vaticani: “Comunità completamente o parzialmente isolate e molte hanno perso tutti i beni”

Pietro Piga – Città del Vaticano

Più trascorrono le ore, più l’elenco dei morti, dei dispersi e dei danni si allunga e peggiora, restituendo la portata della devastazione. Per ora, l’uragano Priscilla e la tempesta tropicale Raymond hanno ucciso 65 persone, all’appello ne mancano altre 64, in sei dei 32 Stati federali del Messico: a nord, San Luis Potosí e Tamaulipas; al centro, Puebla, Hidalgo e Querétaro; sulla costa del golfo del Messico, Veracruz. Sui singoli villaggi abitati da 139 comunità, che vengono evacuate con le zattere di salvataggio dall’esercito, si sono abbattuti tra i 50 e i 60 centimetri di pioggia dal 9 al 12 ottobre. Le strade sommerse dal fango e dai detriti, 100.000 case sono state danneggiate, così come le infrastrutture, le scuole e gli ospedali, e l’elettricità non è stata ancora ripristinata in alcune zone. La presidente della Repubblica, Claudia Sheinbaum Pardo, che si è recata sui luoghi colpiti, ha ammesso che “sarebbe stato difficile prevedere questa situazione con molto anticipo, è diversa rispetto a quella degli uragani”. Aggiungendo che “sono necessari molti voli per portare cibo e acqua a sufficienza” e rassicurando che “raggiungeremo tutti”.

Gli effetti di una frana all'ingresso della città di San Bartolo Tutotepec, nello Stato di Hidalgo
Gli effetti di una frana all'ingresso della città di San Bartolo Tutotepec, nello Stato di Hidalgo   (AFP or licensors)

La testimonianza

Una delle situazioni più preoccupanti è a Hidalgo. I deceduti sono 21 e i dispersi sono 43, secondo l’ultimo aggiornamento della Protezione civile nazionale; in 17 comuni non c’è la corrente elettrica, 90 comunità sono senza comunicazioni, 1.000 abitazioni, 308 scuole e 59 ospedali sono stati colpiti. Nella parte settentrionale dello Stato si è precipitata una squadra di Medici Senza Frontiere, composta da sei membri, tra i quali un medico, uno psicologo, un coordinatore, un logistico e due autisti. Mentre nell’area si stanno svolgendo le missioni esplorative, volte a identificare le necessità, i potenziali punti di soccorso e le opzioni di intervento per rispondere il prima possibile alle esigenze dei cittadini, i media vaticani si sono messi in contatto con José Luis Michelena, direttore esecutivo per il Messico e l’America Centrale dell’organizzazione internazionale che offre assistenza medica e opera in Messico dal 1985. “La regione - è il suo racconto - presenta un terreno estremamente accidentato e centinaia di comunità, molte delle quali indigene, sono distribuite tra le montagne, le gole e le zone scoscese. Quando le tempeste tropicali colpiscono queste regioni, spesso portano piogge intense che causano l’esondazione dei fiumi e delle dighe, così come frane che isolano gli abitanti”.

L’attività e le difficoltà

Le condizioni sul territorio sono in evoluzione. “Sappiamo che diverse comunità sono state completamente o parzialmente isolate e che molte hanno affrontato livelli di inondazione tali da sommergere completamente le abitazioni, portando alla perdita di tutti i beni, inclusi abiti e alimenti”, spiega Michelena, secondo cui, pur non potendo tracciare un quadro completo, “l’accesso alle cure primarie, all’acqua potabile, ai servizi di salute mentale per la popolazione colpita, la prevenzione delle malattie trasmesse da zanzare e le misure di sanificazione sono spesso i bisogni più comuni in questo tipo di emergenze”. La squadra impegnata nel nord di Hidalgo, che offrirà anche supporto psicologico ai sopravvisuti, però, potrebbe avere delle difficoltà durante le operazioni: “L’unico ostacolo che potremmo incontrare riguarda l’impatto sulle strade e le autostrade - conclude Michelena - Ma sappiamo che le autorità stanno lavorando intensamente per riaprire e rendere accessibili le vie che permettono l’accesso alle aree più remote”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

14 ottobre 2025, 12:50