L’arte che parla all’anima, Beato Angelico in mostra a Firenze
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
È un tempo sospeso quello raccontato dal pennello di Beato Angelico, pittore dei silenzi e della luce, del divino e dell’umano. Fra Giovanni da Fiesole ha raggiunto un vertice forse mai eguagliato nell’arte sacra. Non a caso nel 1982 per volontà di Giovanni Paolo II è stato proclamato patrono universale degli artisti.
Un messaggio di pace
La pace che trasmettono le sue opere è un richiamo forte nei nostri tempi tribolati da guerra e violenza. Forse anche in quest’ottica si spiega il clamoroso successo che la mostra Beato Angelico sta raccogliendo a poco più di dieci giorni dalla sua apertura.
Un’arte che parla ancora a tutti
In una sola settimana sono state superate le diecimila presenze. Un dato che commenta con soddisfazione Carl Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, studioso dell’Angelico da trentacinque anni e negli ultimi quattro instancabilmente impegnato in questo ambizioso progetto:
“Visitando le sale della mostra resto meravigliato di cosa siamo riusciti a fare: quasi centocinquanta opere! Accanto a capolavori già noti, sono esposti dipinti quasi mai visti, grazie a settanta prestiti eccezionali. Vederle insieme provoca un grande effetto. A chi mi chiede cosa mi colpisce maggiormente rispondo: vedere tanta gente godere la pittura di Fra Angelico! È morto quasi seicento anni fa, ma c’è ancora una grande voglia di contemplare i suoi bellissimi dipinti. Il motivo? Parlano a tutti!”
La sete di bellezza e di infinito
Arrivano dritti all’anima i colori e l’oro con cui il pittore, padre del Rinascimento, racconta le storie dei santi, la vita della Vergine o la Passione e Resurrezione di Cristo. C’è un che di ineffabile, ma anche tanta umana concretezza nelle pitture esposte fino al 25 gennaio tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco a Firenze. “In questo momento il mondo è in difficoltà e c’è un gran bisogno di bellezza”, prosegue Strehlke. Beato Angelico placa ogni inquietudine e ristora la sete di infinito insita nel cuore di ogni uomo. “La sua è una luce naturale, ma anche sacra e divina. I suoi dipinti invitano alla preghiera e alla meditazione e sono una fonte di ispirazione anche per l’arte contemporanea, persino per quella non figurativa”.
Settant’anni di studi e scoperte
L’ultima grande mostra monografica risale al 1955. “Le indagini tecniche e i restauri effettuati negli ultimi settant’anni hanno accresciuto la conoscenza su Beato Angelico, sulla tecnica e sulla sua collaborazione con altri artisti”. In questo lasso di tempo “abbiamo identificato anche qualche opera in più e scoperto dettagli che non conoscevamo”.
Il curatore emerito del Philadelphia Museum of Art cita ad esempio il restauro della Pala di San Domenico a Fiesole, il convento dove il pittore divenne frate: un intervento che ha svelato, sotto successivi interventi pittorici cinquecenteschi, la magistrale prospettiva con cui originariamente era reso il trono della Vergine.
Opere “ricostruite”
“Siamo riusciti a ricostruire le grandi pale d’altare che, a partire dall’Ottocento, erano state smembrate e disperse in diverse collezioni del mondo”, prosegue Strehlke citando l’esempio della Pala di San Marco: “Commissionata nel 1438 da Cosimo de’ Medici è costituita da diciotto pezzi. A Palazzo Strozzi siamo riusciti a portarne diciassette. Ricucire insieme tutte queste opere d’arte ed esporle a Firenze è stato davvero un grande lavoro!”.
Da tutto il mondo e per la prima volta
La mostra fiorentina, documentata da un ricchissimo catalogo edito da Marsilio Arte, pone in dialogo l’Angelico con i grandi maestri a lui contemporanei grazie a opere provenienti da prestigiose istituzioni come il Louvre, la Gemäldegalerie, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, l’Alte Pinakothek o il Rijksmuseum: dai pittori Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, agli scultori Lorenzo Ghiberti, Michelozzo, Luca della Robbia. Offre inoltre la possibilità di ammirare dipinti mai esposti in pubblico come il Trittico Francescano, recentemente restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure, o la grande croce sagomata del Pesellino proveniente dalla Cappella Antinori nella Chiesa di San Gaetano a Firenze.
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