Mozambico, shock per la decapitazione di oltre 30 cristiani
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Orrore e shock. È quanto emerge dall’ultima inchiesta del settimanale «Newsweek», secondo cui oltre 30 cristiani sono stati decapitati nel nord del Mozambico durante il mese di settembre. Le violenze, rivendicate perlopiù dal ramo del sedicente Stato islamico in Mozambico (Ismp), sono state localizzate nelle province di Cabo Delgado e Nampula, in territori già teatro dall’ottobre del 2017 di un’insurrezione islamista che si inserisce in una tendenza più ampia riscontrata nel resto dell’Africa australe:
gli attacchi, mai fermatisi in otto anni, hanno provocato oltre 6.000 morti e più di 1,3 milioni di sfollati, secondo dati incrociati dell’Onu e dell’ong Acled, che monitora le zone di conflitto. Secondo «Newsweek», circolerebbero foto dei miliziani che giustiziano civili e danno fuoco a chiese e abitazioni.
Il contesto nazionale e regionale
Dal 2021, forze militari provenienti da diversi Paesi africani, tra cui il Rwanda, sono state dispiegate per aiutare Maputo a contenere l’insurrezione, in un contesto che oltre alle minacce jihadiste vede consumarsi pure rivendicazioni economiche e sociali delle popolazioni locali — tra le più povere del Mozambico — e interessi legati allo sfruttamento delle risorse naturali dell’area, come gas e rubini. Proprio in questo periodo è in programma la ripresa della costruzione del terminal di gas naturale liquefatto ad Afungi, precedentemente sospesa dopo un assalto jihadista a Palma, il principale centro abitato dell’area. Il presidente mozambicano, Daniel Chapo, ha dichiarato che la sicurezza nella regione è migliorata, ma ha ammesso che il terrorismo rappresenta ancora una minaccia significativa.
Open Doors: Paese tra i più pericolosi per i cristiani
Nella classifica stilata dall’organizzazione cristiana americana Open Doors, il Mozambico risulta come il 37° Paese più pericoloso al mondo per i cristiani, in una realtà di vulnerabilità alla violenza e agli sfollamenti: quest’estate erano stati almeno otto i distretti della sola provincia di Cabo Delgado presi di mira dalle incursioni degli estremisti islamici, che avevano attaccato diversi villaggi, disponendo peraltro posti di blocco lungo le strade della zona. Come riferito dall’agenzia Fides, gli autisti e i passeggeri dei veicoli fermati, se cristiani, erano stati costretti a pagare un “pedaggio” di 150-460 dollari per poter passare e non essere catturati. I distretti di Chiúre e Macomia erano stati quelli con il numero più elevato di attacchi, seguiti da Ancuabe e Muidumbe. La grave insicurezza aveva ritardato anche l’assistenza umanitaria a oltre 85.000 persone.
Tre anni fa, a settembre 2022, nella provincia di Nampula, al confine con Cabo Delgado, in un attacco terroristico alla missione comboniana di Chipene fu uccisa l’italiana suor Maria De Coppi.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui