I Paesi Bassi al voto anticipato, carovita e alloggi i temi elettorali
Andrea Walton - Città del Vaticano
Le elezioni parlamentari anticipate nei Paesi Bassi, che avranno luogo il 29 ottobre, rappresentano uno snodo cruciale per il futuro della nazione dell’Europa settentrionale. Le consultazioni avrebbero dovuto svolgersi nel 2028 ma la caduta dell’esecutivo Schoof, dimissionario dallo scorso giugno, ha alterato il quadro politico olandese e determinato questo nuovo sviluppo. Il governo Schoof, nato dopo estenuanti trattative in seguito alle elezioni del 2023, era formato dalla destra radicale del Partito della Libertà (PVV), dai centristi del Nuovo Contratto Sociale (NSC), dal centrodestra del Partito Libertà e Democrazia (VVD) e dai populisti del Movimento Contadini-Cittadini (BBB). La breve tenuta dell’esecutivo era stata segnata da continui contrasti tra i partiti che vi prendevano parte e dal collasso determinato dall’uscita del PVV, determinata da profondi disaccordi con gli altri partiti in materia di immigrazione.
Un quadro politico frammentato
Il quadro politico dei Paesi Bassi è molto frammentato e la presenza di un sistema elettorale proporzionale, con soglia di sbarramento inferiore all’1% dei voti, favorisce la proliferazione di partiti in Parlamento e la formazione di coalizioni per governare. I sondaggi più recenti indicano che al primo posto dovrebbe piazzarsi il PVV con 28-34 seggi stimati sui 150 della Camera dei Rappresentanti mentre in seconda posizione ci sono i centristi-europeisti di Appello Cristiano Democratico e l’alleanza tra Verdi e Socialdemocratici, rispettivamente con 23-25 e 22-25 scranni stimati. I social liberali Democratici 66 dovrebbero, invece, ottenere tra i 16 ed i 18 seggi ed il VVD tra i 14 ed i 16 scranni. La destra radicale di JA21 dovrebbe fermarsi ad 11-12 seggi e più indietro ci sono almeno altri otto partiti che non dovrebbero superare i 5 scranni ma che potrebbero incidere in sede di formazione dell’esecutivo. Le divergenze tra le formazioni sono marcate sia in termini ideologici che geopolitici, con un fronte europeista ed uno euroscettico che si contenderanno il predominio sul Paese. I principali partiti hanno escluso di poter formare una coalizione con il PVV, guidato dal controverso Geert Wildeers noto per le posizioni anti-immigrazione e questa condizione dovrebbe impedire al PVV di prendere parte al prossimo esecutivo.
Temi della campagna elettorale
La campagna elettorale non è stata dominata da un unico tema, ma ha visto emergere questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini olandesi. Tra queste ci sono il costo delle abitazioni, l’accessibilità economica del sistema sanitario e l’immigrazione mentre i temi legati alla politica estera, come il riarmo, hanno trovato poco spazio. Diversi partiti, come D66 e l’alleanza Verdi-Socialdemocratici, sono comunque favorevoli all’integrazione degli eserciti europei e ad un potenziamento dei fondi destinati alle Forze Armate. Un sondaggio, realizzato alla fine di settembre, ha evidenziato che l’immigrazione è il tema che sta più a cuore ai cittadini olandesi mentre la crisi abitativa occupa la seconda posizione. In linea generale i partiti più conservatori legano l’immigrazione alla presenza di molti problemi sociali nei Paesi Bassi mentre i partiti progressisti hanno una posizione più morbida sull’argomento.
La crisi degli alloggi
La crisi abitativa rappresenta una costante fonte di preoccupazione per i cittadini olandesi ed il prossimo esecutivo del Paese dovrà adoperarsi per risolverla. A livello nazionale si riscontra una carenza di circa 400mila alloggi, mentre i prezzi delle abitazioni si sono quadruplicati nel corso degli ultimi trent’anni. I salari, invece, si sono raddoppiati nello stesso arco temporale spingendo sempre più persone fuori dal mercato immobiliare e fomentando tensioni e dissapori sociali. Un sondaggio, realizzato dall’istituto demoscopico Gallup, ha evidenziato come appena il 29 per cento dei cittadini olandesi sia soddisfatto della disponibilità di alloggi economici contro il 65 per cento del 2017. I compratori che guadagnano poco più del salario minimo non sono più in grado di acquistare un’abitazione e, al tempo stesso, non rientrano nei criteri di assegnazione delle case popolari. I Paesi Bassi sono una delle nazioni più densamente popolate d’Europa, ma la risoluzione della crisi abitativa non potrà che prevedere la costruzione di nuovi alloggi e l’implementazione di politiche che consentano ai meno abbienti di poter disporre di un bene primario come la casa. I diversi partiti politici del Paese dovranno, dunque, trovare una sintesi sui temi più spinosi e complessi per garantire stabilità e ridurre le tensioni sociali nei Paesi Bassi. Un compito non facile che dovrà, però, essere adempiuto nel minor tempo possibile.
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