L'aiuto umanitario di Coopi a El Fasher L'aiuto umanitario di Coopi a El Fasher

Sudan, Coopi racconta l’orrore di El Fasher: “Uno scenario devastante”

Sulle atrocità ai danni dei civili che le Forze di supporto rapido compiono nella capitale del Darfur settentrionale, nel nord-ovest del Paese, ha parlato, ai media vaticani, la Capo missione della ong impegnata da oltre 20 anni sul campo, Chiara Zaccone: “L’esodo dalla città è in corso, ma la fuga è complicata e pericolosa. A Mellit stiamo supportando gli sfollati”

Pietro Piga – Città del Vaticano

Da quando, il 28 ottobre, hanno conquistato El Fasher, la capitale del Darfur settentrionale, nel nord-ovest del Sudan, le Forze di supporto rapido (Rsf) compiono atrocità ai danni dei civili. Oltre alle esecuzioni sommarie, documentate dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), hanno attaccato – per la quarta volta in un mese – l’Ospedale Materno Saudita, l’unico parzialmente funzionante nella città, riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “Più di 460 pazienti e i loro accompagnatori sarebbero stati uccisi a colpi di arma da fuoco all’interno dell’ospedale – si legge nel comunicato – Dall’inizio del conflitto, 46 operatori sanitari sono stati uccisi a El Fasher, tra cui il Direttore dell’Assistenza Sanitaria Primaria del Ministero della salute dello Stato, e altri 48 feriti”. Nella capitale del Darfur settentrionale le persone dovrebbero essere circa 250 mila, tra le quali 130 mila bambini, stando all’ultimo aggiornamento dell’Unicef. Sarebbero riuscite a fuggire, invece, in 26 mila verso le aree rurali di El Fasher e oltre 100 mila dovrebbero riversarsi a Tawila, nel Darfur settentrionale.

Ascolta l’intervista a Chiara Zaccone, Capo missione di Coopi in Sudan

La testimonianza dal Sudan

Da El Fasher si è messo in salvo l’ultimo operatore di Coopi – Cooperazione Internazionale, l’organizzazione umanitaria italiana che è attiva in Sudan dal 2004, dove ha avviato 129 progetti dei quali hanno beneficiato oltre 4 milioni di persone. Dall’ufficio di coordinamento a Port Sudan parla, ai media vaticani, la Capo missione della ong, Chiara Zaccone: “Ciò che è successo a El Fasher era prevedibile, visto che l’assedio è durato più di 500 giorni. Ma è ancora peggio degli scenari che avevamo ipotizzato: è un orrore ed è devastante. I civili subiscono esecuzioni sommarie su base etnica. Potrebbero essere circa 1500. Ma i dati sono parziali, incerti e provvisori. Sicuramente, i morti sono di più perché sono vittime delle atrocità anche mentre tentano di fuggire nelle zone limitrofe. Stimiamo ci siano tra i 150 e i 200 mila che, anche prima della caduta della città, vivono in condizioni precarie. Immaginavamo di poter rientrare sul posto per fornire il nostro aiuto umanitario, una volta la caduta della città, dopo qualche settimana”. “L’accesso al cibo e all’acqua è scarsissimo – prosegue la cooperante – Anche il nostro operatore sul posto ci aveva comunicato di aver terminato le scorte. Serve un cessate al fuoco, l’apertura dei corridoi umanitari e far entrare sul campo le organizzazioni internazionali”.

Uno degli interventi umanitari di Coopi a El Fasher
Uno degli interventi umanitari di Coopi a El Fasher

L’aiuto di Coopi

L’impegno nel Paese di Coopi è cominciato proprio nel Darfur settentrionale: a El Fasher c’erano un ufficio e uno staff ampio ma, quando nell’aprile 2023 è cominciata l’offensiva delle Rsf, le operazioni sul terreno sono state ridimensionate, ma non si sono mai interrotte e hanno raggiunto 9 mila persone alle quali sono stati distribuiti l’acqua potabile e dei kit d’emergenza, e sono state fornite delle latrine. “Alle organizzazioni internazionali, per motivi di sicurezza, non è più consentito l’accesso – racconta Zaccone – ma siamo riusciti a far evacuare il nostro collega che fino all’ultimo, coraggiosamente, non ha smesso di supportare i civili. Ha viaggiato a piedi per più di tre giorni, spostandosi verso nord e raggiungendo, fortunatamente, Mellit. Purtroppo, però, le comunicazioni con lui si sono interrotte. Ma contiamo di metterci in contatto nelle prossime ore”. Coopi, che ha basi operative anche a Gedaref, Atbara, Kassala, nella capitale Khartoum e Mellit, si sta prodigando per sostenere i civili che scappano da El Fasher. “L’esodo è in corso. La fuga dalla città è complicata e pericolosa – prosegue la Capo missione – Stiamo monitorando gli spostamenti delle persone, che si stanno riversando a Tawila, Mellit e Tina ma, chi riesce, si spinge fino al confine col Ciad. A Mellit stiamo fornendo ogni tipo di sostegno, incluso quello psicologico perché le persone sono traumatizzate dalle violenze indicibili che hanno subìto”.

L'acqua potabile consegnata da Coopi ai civili a El Fasher
L'acqua potabile consegnata da Coopi ai civili a El Fasher

I possibili sviluppi

Port Sudan, da dove Zaccone coordina le operazioni umanitarie e si confronta con le altre organizzazioni internazionali per attivare delle iniziative, è stata bersaglio dei bombardamenti e degli attacchi con droni da parte delle Rsf. Ed è anche per questa ragione che la Capo missione di Coopi non esclude che la presa di El Fasher possa avere ripercussioni su altre aree del Paese. “Il Kordofan e altre parti del Darfun potrebbero essere interessate. Mentre da noi, al momento, la situazione è tranquilla. La percezione, tuttavia, è che l’evoluzione della guerra sia imprevedibile. Dunque, stiamo capendo i possibili sviluppi e se Port Sudan ritorni teatro degli attacchi o meno – conclude la cooperante – Il nostro mandato, che è quello di supportare e garantire la sicurezza della popolazione civile, non è finito”.

Gli appelli della comunità internazionale

Intanto, è giunta la reazione da parte del Consigliere senior per gli affari arabi e africani degli Stati Uniti, Massad Boulos: “Condanniamo con la massima fermezza tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario e chiediamo alla leadership di Rsf di porre immediatamente fine agli attacchi, proteggere i civili e garantire un passaggio sicuro a coloro che fuggono dalla violenza”. Il portavoce per gli affari esteri della Commissione europea, Anouar El Anouni, invece, ha comunicato che “ l’Unione europea è profondamente preoccupata, sta monitorando attentamente la situazione con i partner e garantendo che tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani siano documentate. Non può esserci impunità”.

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30 ottobre 2025, 13:02