Membri delle forze di sicurezza della Guinea Bissau pattugliano la capitale Membri delle forze di sicurezza della Guinea Bissau pattugliano la capitale  (AFP or licensors)

In Guinea Bissau un’onda d’odio che soffoca l’amore per la patria

Il Paese africano nelle mani dei militari: tolto il coprifuoco ma vietate le manifestazioni. "La gente ha paura", è "come se fosse a un funerale" riferisce una fonte ai media vaticani. Dopo aver sospeso il processo elettorale, la giunta ha annunciato che il presidente Embaló - destitutito da un colpo di Stato, secondo la versione dei soldati - ha lasciato Bissau per il Senegal. L'Onu denuncia una "violazione inaccettabile dei principi democratici" in atto

Giada Aquilino - Città del Vaticano

«Come se la gente fosse a un funerale». Questa la descrizione della popolazione della Guinea Bissau oggi, mentre la giunta che ha preso il potere nel Paese ha nominato un generale, Horta N’Tam, alla guida della transizione e ha annunciato che il presidente Umaro Sissoco Embaló — destituito, secondo la versione fornita dai militari — ha lasciato il Paese per il Senegal. A riferire ai media vaticani della situazione nella capitale è una fonte raggiunta telefonicamente a Bissau, che per motivi di sicurezza preferisce rimanere anonima. «Ieri in serata, quando era ancora in corso il coprifuoco, ora revocato, non si sentiva volare una mosca: la gente è davvero abbattuta perché, dopo anni, era stata chiamata a votare», spiega la fonte con riferimento alle elezioni generali di domenica scorsa, i cui risultati erano stati annunciati proprio per ventiquattr’ore fa. Il processo elettorale in tutta la nazione lusofona dell’Africa occidentale, con una storia costellata di colpi di Stato e tentativi di golpe, è stato però sospeso dai militari: nessun dato è stato infatti ufficializzato sul voto del 23 novembre, per il quale sia Embaló, sia il principale avversario, Fernando Dias da Costa, avevano rivendicato la vittoria.

L'Onu: violazioni dei principi democratici

Lo stesso Dias — appoggiato dal principale leader dell’opposizione, Domingos Simões Pereira, ora agli arresti dopo che gli era stata vietata la candidatura alle presidenziali — ha ribadito ieri alla stampa internazionale di essere in possesso delle prove della propria affermazione alle urne, accusando Embaló di aver «organizzato» il colpo di Stato per impedirgli di salire al potere.  Ciò che è successo «sembra effettivamente una cosa studiata o orchestrata predentemente, perché la consultazione di domenica si è svolta bene, senza problemi. La maggior parte degli elettori ha votato e tutte le schede elettorali domenica sera erano già a Bissau. Ma poi è stato deciso di aspettare a ufficializzare il risultato. È davvero molto strano», riflette la fonte ai media vaticani.

Al riguardo, è ferma la posizione del segretario generale dell’Onu António Guterres che, tramite il suo portavoce, Stéphane Dujarric, ha sottolineato come «qualsiasi disprezzo della volontà del popolo che ha votato pacificamente» in Guinea Bissau, costituisca una «violazione inaccettabile dei principi democratici». Al contempo, è stato lanciato un appello al «ripristino immediato e incondizionato dell’ordine costituzionale», proprio quando la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao) ha annunciato la sospensione del Paese ora nelle mani dei militari da «tutti gli organi decisionali».

Paura e tristezza tra la gente

La tensione sul terreno d’altra parte è palpabile, nonostante l’annuncio dell’allentamento delle restrizioni e della riapertura delle frontiere, chiuse mercoledì pomeriggio. «Adesso tutto sta lentamente tornando alla normalità — riferisce la testimonianza — ma ancora nel tardo pomeriggio di ieri una persona di un altro quartiere di Bissau raccontava al telefono di essere chiusa in casa, con un foulard sulla bocca e sul naso, perché le forze militari stavano gettavano gas lacrimogeni per strada, in quanto sembrava che ci fosse qualche gruppo pronto a uscire e a manifestare», soprattutto tra i giovani, mobilitatisi via social. Ma, aggiunge la fonte, «nel decreto del comando dei militari reso noto nelle ultime ore c’è scritto che è proibita ogni forma di “confusione”, manifestazioni o anche scioperi», andando di fatto «contro il rispetto dei diritti umani e della democrazia».

Al momento comunque «non ci sono notizie di scontri, feriti o vittime, perché la gente che vorrebbe andare in piazza a manifestare, almeno in timidi tentativi, ora ha paura». Il sentimento più diffuso adesso tra la gente è la «tristezza», ribadisce la fonte. Riallacciandosi al messaggio dei vescovi della Guinea Bissau, che in una nota hanno richiamato alla classe politica e militare «l’amore per la patria», la testimonianza ricorda che «andare a votare è stata proprio la massima espressione di collaborazione per il bene della Repubblica e invece il Paese è stato investito da un’onda di odio». Eppure la gente, assicura, «continua a sperare e a pregare per la giustizia e per la pace», anche durante le messe che, negli orari consentiti, si seguitano a tenere.

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28 novembre 2025, 11:58