Pesante raid israeliano su uno dei sobborghi meridionali di Beirut in Libano (Reuters) Pesante raid israeliano su uno dei sobborghi meridionali di Beirut in Libano (Reuters) 

In Libano tregua sempre a rischio. I timori per una nuova escalation militare

Il pesante raid israeliano di domenica su uno dei sobborghi meridionali di Beirut riaccende i timori per una nuova escalation militare. "La popolazione è di nuovo in ansia, ma questi attacchi non sono giunti inattesi", spiega ai media vaticani Emiliano Stornelli, analista e presidente dell'organizzazione Religion and Security Council. Anche a Gaza ancora bombe e morti

Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

A un anno dalla sua entrata in vigore, la tregua tra Israele e Hezbollah è tornata pericolosamente a rischio nelle ultime ore. Il pesante bombardamento aereo dell’Idf su Dahiyeh, uno dei sobborghi meridionali della capitale Beirut, che ha portato ieri pomeriggio all’uccisione del capo de facto delle forze armate di Hezbollah e numero due del movimento, Haytham Ali Tabatabai, colpito nel suo appartamento segreto, e di almeno 5 cinque persone (con altri 28 feriti), potrebbe segnare il "via libera israeliano a una escalation militare nel Paese". Ne è convinto il vicepresidente del consiglio politico del gruppo islamista sostenuto dall’Iran, Muhamud Qomati.

Il presidente Aoun: comunità internazionale intervenga per fermare Israele

Mentre il presidente libanese, Joseph Aoun, per evitare una nuova esplosione di un conflitto che nel settembre 2024 era diventato per alcune settimane estremamente caldo, con l’ingresso via terra delle truppe israeliane, chiede che la comunità internazionale intervenga per fermare i raid di Tel Aviv, e il suo primo ministro, Nawaf Salam, invoca una "unificazione di tutti gli sforzi a sostegno dello Stato e delle sue istituzioni" in questa difficile fase di transizione (il presidente è stato eletto solo nel gennaio 2025, dopo oltre due anni di paralisi politico-istuzionale).

Per Israele ucciso "un assassino sanguinario"

Naturalmente opposte sono le reazioni nel campo israeliano. Il premier, Benjamin Netanyahu, rivendica l’uccisione di "un assassino sanguinario, con le mani sporche del sangue di israeliani e americani", che stava "guidando nuovi sforzi di Hezbollah per riarmarsi"; e se il capo dell’Idf, Eyal Zamir, dichiara di voler "eliminare qualsiasi minaccia" per il suo Paese, gli 007 israeliani mettono in guardia circa la possibilità che Hezbollah possa lanciare "attacchi all’estero contro obiettivi ebraici o legati a Israele, in varie parti del mondo".

Stornelli (Religion and Security Council): situazione non inattesa

Si tratta di una situazione, che "genera nuova ansia e nuovi timori nella popolazione, già colpita dai bombardamenti nel corso della guerra tra Israele e Hezbollah a fine 2024, ma non è inattesa", spiega ai media vaticani Emiliano Stornelli, analista basato in Libano e presidente dell’organizzazione Religion and Security Council (Rsc), rientrato in queste ore dal Paese, dove si trovava per il progetto “Medical Day”, un’iniziativa promossa da Rsc, Unifil e dalla Missione militare bilaterale italiana in Libano (Mibil), nel corso della quale centinaia di persone hanno ricevuto beni di prima necessità e indumenti, oltre a visite mediche gratuite e medicinali. "I raid infatti sono stati preceduti nei giorni scorsi da numerosi voli a bassa quota di droni israeliani. E l’attacco a Beirut non è estemporaneo, si pone in scia" a quelli che stanno regolarmente avvenendo nel sud, aggiunge.

Ascolta l'intervista con Emiliano Stornelli - parte 1

Il governo libanese di fronte alle prospettive di disarmo di Hezbollah

Da un lato, evidenzia Stornelli, "c’è uno stallo nel processo di pieno disarmo richiesto a Hezbollah dall’accordo di cessate-il-fuoco così come anche dalla risoluzione 1701/2006 dell’Onu"; dall’altro, "si nota che le forze armate libanesi, assieme a Unifil, hanno effettivamente smantellato buona parte dell’infrastruttura della milizia sciita a sud del Litani, e l’esercito ha potuto riprendere il controllo di buona parte del territorio in quell’area"; tuttavia, "il cuore di quelle infrastrutture militari resta ancora intatto, soprattutto quelle di tipo missilistico stoccate nei tunnel".

Ascolta l'intervista con Emiliano Stornelli - parte 2

Le pressioni su Beirut da parte della Casa Bianca

Del resto, "Hezbollah ha più volte chiarito di non essere disposto a una resa totale, e questo allarma il governo che teme si possa cadere in una guerra civile, nel caso in cui Hezbollah venisse messo all’angolo". Ma mette in agitazione anche la Casa Bianca, che "preme sull’esecutivo libanese perché proceda al disarmo dei miliziani entro la fine dell’anno, come previsto dagli accordi", conclude il presidente di Rsc.

Ascolta l'intervista con Emiliano Stornelli - parte 3

A Gaza ancora raid su tutto il territorio palestinese

Al Cairo proseguono intanto i colloqui per l’attuazione completa della fase 1 della tregua a Gaza e l’avvio della fase 2. Il 22 novembre è giunta nella capitale egiziana una delegazione di Hamas. Ma sul terreno non si arrestano i raid israeliani, che secondo le autorità sanitarie della Striscia hanno provocato 24 morti sabato sera, riferisce Al Jazeera, e altri 4 stamattina, secondo la Wafa; mentre il governo Netanyahu ha rivendicato l’uccisione di 5 membri del gruppo islamista palestinese.

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24 novembre 2025, 13:10