2025.11.26 articolo letteratura turca

La letteratura turca, dalle steppe asiatiche al romanzo moderno

Dall’oralità nei secoli del nomadismo alle antiche iscrizioni, fino alle opere nate sotto l’impero ottomano e ai grandi cambiamenti avvenuti nell’Ottocento e nel Novecento. La letteratura della Turchia (Türkiye), prima tappa del viaggio apostolico di Leone XIV, è un mosaico complesso e affascinante, come spiega la turcologa Rosita D’Amora, intervistata dai media vaticani

Eugenio Murrali – Città del Vaticano

Come per molte letterature antiche, anche per quella turca, esiste un tempo pieno di mistero, in cui la parola trova il suo spazio creativo nell’oralità. “‘Turco’ è già un aggettivo abbastanza complesso, in quanto i Turchi erano tali già prima che arrivassero in Anatolia. Sono infatti una popolazione nomade proveniente dalle steppe dell’Asia centrale che si è spostata verso l’XI secolo”, spiega Rosita D’Amora, docente di lingua e letteratura turca dell’Università Sapienza di Roma e curatrice, tra l’altro, insieme a Stefania De Nardis, di una recente pubblicazione, Alaturka/Alafranga. Interazioni culturali fra Turchia ed Europa mediterranea, per Marietti editore.

Ascolta l'intervista a Rosita D'Amora

Le prime testimonianze

Se la fase orale resta, com’è naturale, impalpabile, alcune tracce della prima produzione letteraria turca sono presenti nella valle dell’Orkhon, dove delle steli commemorano la morte di due Bey, due signori, Kul Tigin e suo fratello Bilge Khagan. Queste iscrizioni in turco antico, risalenti all’inizio dell’VIII secolo dopo Cristo, sono state decifrate grazie alla presenza contestuale di una traduzione in cinese. Una situazione simile a quella che ha visto protagonista, per la lingua egizia, la celebre stele di Rosetta.

L’arrivo in Anatolia e l’Impero ottomano

Intorno all’XI secolo, con la discesa in Anatolia, le popolazioni turche incontrano l’Islam e vivono, anche in ambito letterario, un periodo di influenza culturale araba e persiana, che proseguirà e si rafforzerà quando, alla fine del XIII secolo, nascerà l’impero ottomano. “Moltissime delle prime opere in turco – precisa D’Amora, spiegando anche che siamo di fronte a una lingua del ceppo uralo-altaico – riproducono testi già composti in arabo e in persiano”, assorbendone oltretutto molti tratti linguistici.

Dīvān di Fuzūlī (1596 ca.), fol. 56
Dīvān di Fuzūlī (1596 ca.), fol. 56   (Vat.turc.47 © 2025 Biblioteca Apostolica Vaticana)

Una letteratura di corte e non solo

“L’impero ottomano - chiarisce la studiosa - ingloba etnie e comunità religiose completamente diverse. Spesso quando si parla della produzione letteraria di quest’epoca si fa riferimento alle opere nate in seno alla corte, ma in realtà ci sono anche molte produzioni parallele, plurilingui, elaborate all’interno delle molte comunità etnico-religiose che facevano parte dell’impero ottomano”. In quest’epoca la poesia è il genere preponderante. I componimenti sono raccolti all’interno di una sorta di canzonieri, i divan, all’interno dei quali sono presenti poesie che seguono schemi metrici e compositivi diversi. Questi testi prediligono il tema erotico-mistico e si servono di uno specifico campionario di metafore per celebrare l’amore nei confronti della divinità.

Un busto dedicato al poeta Nazim Hikmet a Istanbul
Un busto dedicato al poeta Nazim Hikmet a Istanbul

Il fanciullo slanciato come un cipresso

La metafora amorosa principale, essendo il nome di Dio impronunciabile e la sua immagine non descrivibile, è quella di un fanciullo imberbe, le cui caratteristiche fisiche sono raccontate anche in questo caso allegoricamente. Lo sguardo è simile alle frecce, le sopracciglia sono archi, la bocca un rubino, la bellezza del volto è cantata attraverso quella della luna, la peluria nascente sul petto del ragazzo è assimilata allo scritto calligrafico, la sua figura è slanciata come quella di un cipresso. Questo genere poetico era normalmente il frutto di autori che lavoravano per il sultano o intorno alla sua corte. C’era poi una letteratura popolare, che esprimeva immagini simili, ma con una lingua molto più accessibile.

Primi romanzi   

A metà dell’Ottocento qualcosa cambia. L’impero ottomano vive un periodo di crisi, cerca risposte, specialmente in ambito militare, nelle tecnologie europee, ma si intensificano anche gli scambi culturali, mai mancati d’altronde. Si diffondono traduzioni di opere che vengono dall’Europa, specialmente di romanzi francesi. È l’occasione per introdurre nella letteratura turca temi legati alla realtà e alla società, e di darle anche una funzione politica: “Il tema principale, se dovessi individuarne uno all’interno del quale confluiscono tutti, è l’eterno dibattito tra modernità e tradizione”.
Sami Frashëri, il cui cognome evidenzia l’origine albanese, benché noto anche con il nome anatolico di Şemseddin Sami, è stato a lungo considerato l’autore del primo romanzo turco, L’innamoramento di Talat e Fitnat, del 1872. La storia, scritta nell’alfabeto ottomano, racconta l’amore tra due giovani e ha un esito tragico. In realtà, ha ricordato D’Amora, in anni più recenti il primato di aver composto il primo romanzo turco è stato riattribuito a Vartan Pasha, un armeno, il cui nome originario era Hovsep Vartanian. Questo scrittore e giornalista molto prolifico era un membro dello Stato ottomano e nel 1851 aveva composto il romanzo La storia di Akabi. Anche in questo caso si tratta della narrazione di un amore contrastato. In quest’opera i giovani appartengono a due diverse comunità religiosa armene, quella cattolica e quella ortodossa. Questo romanzo è scritto in lingua turca ma con alfabeto armeno-turco. Entrambi questi romanzi, approfondisce D’Amora, hanno al loro cuore una riflessione sulla famiglia tradizionale e la biografia dei loro autori dimostra come anche le comunità non musulmane contribuissero in maniera molto incisiva alla vita culturale dell'impero ottomano.

La copertina di "Istanbul" di Orhan Pamuk
La copertina di "Istanbul" di Orhan Pamuk

Nell’era della Repubblica

Quando la scrittrice e traduttrice Joyce Lussu chiese a Nazim Hikmet che lingua fosse il turco ottomano, il poeta – uno dei più amati nel mondo - rispose che suo nonno scriveva bellissimi componimenti servendosene, ma che lui non riusciva già più a comprenderli. Dopo la fondazione della Repubblica turca, nel 1923, la nuova nazione aveva bisogno di un nuovo idioma nazionale. “Con un’operazione dall’alto Atatürk, fondatore della Repubblica che all’epoca si chiamava soltanto Mustafa Kemal, promosse un processo di ingegneria e trasformazione linguistica. Si cercò di espungere i prestiti arabi e persiani e di riportare anche la struttura grammaticale al turco originario”. Anche la letteratura prende nuove direzioni.   

Un mondo letterario da scoprire

“La letteratura turca di epoca ottomana – osserva D’Amora – è poco conosciuta in Europa. Questo è dovuto in parte anche alle difficoltà di traduzione. Bisognava avere molte chiavi di accesso per comprendere l’assetto metaforico, era poi necessario conoscere, oltre al turco, l’arabo e il persiano, ed era molto difficile rendere, in lingue occidentali, la struttura poetica, ma anche la complessità di contenuti”.
A partire dalla metà dell’Ottocento, con la nascita dei romanzi turchi, aumenta la fruibilità e l’accessibilità della produzione letteraria. Ma è nel 2006 che avviene un cambio di passo. Con l’assegnazione del premio Nobel a Orhan Pamuk, autore di opere importantissime come Istanbul, si accende un forte interesse, oltre che per lo scrittore stesso, per la letteratura del Paese in generale. Questa nuova consapevolezza ha portato il ministero della cultura turca a promuovere un programma, il progetto Teda, Translation and Publication Grant Program of Türkiye, per favorire traduzioni all’estero.

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27 novembre 2025, 10:20