Un soccorso in mare effettuato nel Mediterraneo Un soccorso in mare effettuato nel Mediterraneo

Oim: naufragio al largo della Libia, 42 dispersi e sette superstiti

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni denuncia una nuova tragedia nel Mediterraneo centrale e invoca una "cooperazione più forte”. Medici senza frontiere torna in mare con una nuova nave di soccorso

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano

Un nuovo dramma si è consumato nel Mediterraneo centrale. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha segnalato un naufragio avvenuto al largo delle coste libiche, nei pressi del giacimento petrolifero di Al Buri, in seguito al quale risultano disperse 42 persone. Secondo quanto riportato dall’organizzazione intergovernativa, un gommone partito da Zuwara lo scorso 3 novembre, con a bordo 49 migranti – 47 uomini e 2 donne – si sarebbe ribaltato circa sei ore dopo la partenza a causa delle cattive condizioni del mare. Dopo essere rimasti alla deriva per sei giorni, solo sette uomini – quattro sudanesi, due nigeriani e un camerunense – sono stati tratti in salvo.

OIM: oltre mille morti nel Mediterraneo da inizio anno

L’organizzazione sottolinea che l’incidente è avvenuto poche settimane dopo altri naufragi mortali al largo di Surman e Lampedusa, e ribadisce “l’urgente necessità di rafforzare la cooperazione regionale, ampliare percorsi migratori sicuri e regolari e potenziare le operazioni di ricerca e soccorso per evitare ulteriori perdite di vite umane”. Secondo gli ultimi dati del progetto Missing Migrants dell’Oim, il bilancio delle vittime nel Mediterraneo centrale ha superato quota 1.000 dall’inizio del 2025. Con quest’ultimo naufragio, il numero continua a crescere, confermando la rotta mediterranea come una delle più pericolose al mondo.

Frontex: calano gli arrivi irregolari 

Nonostante l'allarme delle agenzie Onu, i dati preliminari diffusi da Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, mostrano che nei primi dieci mesi del 2025 gli ingressi irregolari nell’Unione europea sono diminuiti del 22%, attestandosi a circa 152.000. Tuttavia, il Mediterraneo centrale resta la via più battuta: due ingressi irregolari su cinque avvengono lungo questa rotta, con quasi 59.000 arrivi registrati tra gennaio e ottobre. La Libia rimane il principale punto di partenza, rappresentando il 90% di tutti gli arrivi, mentre si registrano forti cali sulle rotte dell’Africa occidentale (-59%), dei Balcani occidentali (-46%) e del confine terrestre orientale (-38%). In controtendenza, la rotta del Mediterraneo occidentale ha visto un aumento del 27%. Le nazionalità più comuni tra i migranti sono bengalesi, egiziane e afghane.

MSF torna in mare: la nave “Oyvon” pronta a partire da Licata

Nel frattempo, Medici senza frontiere (Msf) torna in mare con una nuova imbarcazione per le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Si tratta della Oyvon, che in norvegese significa “speranza per l’isola”. La nave, lunga 20 metri e dotata di due ponti per accogliere i naufraghi e di un gommone veloce, è attualmente attraccata al porto di Licata (Agrigento) e si prepara a una nuova missione di salvataggio. “Come organizzazione medico-umanitaria, la nostra presenza nel Mediterraneo e il supporto alle persone in movimento sono imprescindibili – spiega Juan Matias Gil, capomissione di MSF – riprendiamo le operazioni perché abbiamo il dovere di soccorrere chi si trova in difficoltà in mare, persone costrette a partire su imbarcazioni insicure dopo aver vissuto in condizioni disumane e subìto abusi in Libia.” La nuova missione segna il ritorno di MSF dopo quasi un anno di interruzione. L’ultima nave dell’organizzazione, la Geo Barents, aveva terminato le operazioni nel dicembre 2024, dopo un fermo amministrativo di 60 giorni per presunte violazioni delle norme di sicurezza. 

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12 novembre 2025, 14:26