La portaerei statunitense Gerald R. Ford La portaerei statunitense Gerald R. Ford  (AFP or licensors)

Rischio di escalation tra Usa e Venezuela. La portaerei Ford nei Caraibi

Caracas mobilita 200.000 soldati. Regno Unito e Colombia bloccano gli scambi di intelligence con gli Stati Uniti. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres: preoccupazione per le notizie in arrivo

Giada Aquilino - Città del Vaticano

È dispiegata da ieri nel quadrante America Latina e Caraibi la portaerei statunitense Gerald R. Ford, la più grande al mondo, nell’ottica di un rafforzamento delle operazioni militari di Washington contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti in quelle acque e nel pieno delle tensioni con il Venezuela e la Colombia. La manovra è stata confermata dal Southcom, il comando americano per la regione, spiegando che l’operazione ha lo scopo di «sostenere l’ordine del presidente (Donald Trump, ndr) di smantellare le organizzazioni criminali transnazionali e contrastare il narcoterrorismo».

La portaerei Ford

La portaerei, con un equipaggio di oltre 4.000 marinai, trasporta tra l’altro quattro squadriglie di velivoli da combattimento ed è accompagnata da tre cacciatorpediniere lanciamissili, che si aggiungono alla mezza dozzina di navi da guerra statunitensi schierate da agosto nell’area caraibica. Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto una ventina di attacchi aerei nella zona, poi estesisi anche al Pacifico, contro imbarcazioni sospettate di trasportare droga: 76 le vittime.

Mobilitati 200.000 soldati in Venezuela

Caracas, che accusa Washington di usare il narcotraffico come pretesto per estromettere Nicolás Maduro dal potere, ha annunciato in risposta nuove manovre militari e una mobilitazione «massiccia» in tutto il Venezuela di 200.000 soldati, oltre che di armi e equipaggiamenti. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino López, ha dichiarato che il Paese «continuerà a rafforzare la propria difesa di fronte a qualsiasi aggressione».

La preoccupazione dell'Onu

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha espresso preoccupazione per le notizie in arrivo dai Caraibi e il dislocamento della portaerei Gerald R. Ford, auspicando «che non vi sia un’ulteriore escalation nelle acque al largo dell’America Latina». Un suo portavoce ha inoltre ricordato l’allarme lanciato dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, che a inizio settimana aveva esortato Washington a indagare sulla legalità dei propri raid contro i presunti narcotrafficanti, citando «indizi concreti» sul rischio di «esecuzioni extragiudiziali».

Le reazioni

Al massiccio dispiegamento militare statunitense nei Caraibi, immediate sono arrivate le reazioni anche da parte della Colombia. Il presidente, Gustavo Petro, ha ordinato di interrompere qualsiasi attività di coordinamento con le agenzie di sicurezza e di intelligence degli Stati Uniti fino al termine dei raid nella regione: «La lotta alle droghe deve essere subordinata ai diritti umani», ha scritto sui propri canali social. La notizia è giunta dopo che ieri l’emittente statunitense Cnn aveva rivelato un’analoga decisione del Regno Unito, che risalirebbe a più di un mese fa, a proposito dell’interruzione da parte di Londra della condivisione con gli Usa di informazioni di intelligence relative alle operazioni nei Caraibi, per evitare complicità negli attacchi. In precedenza il Regno Unito aveva fornito informazioni alla Guardia costiera statunitense nel rintracciare i trafficanti di droga diretti in Nord America: qualsiasi imbarcazione sospetta veniva abbordata, la droga sequestrata e l’equipaggio arrestato. Ieri pure il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva ribadito la posizione di Mosca «sull’inaccettabilità delle azioni intraprese dagli Stati Uniti con il pretesto di combattere il narcotraffico», precisando comunque che Caracas non ha chiesto assistenza militare alla Russia.

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12 novembre 2025, 14:20