2025.12.12 Aifo e il sostegno ai disabili in Mongolia

Mongolia, Aifo promuove i diritti delle persone con disabilità

L'Associazione Italiana Amici Raoul Follereau, presente da oltre 30 anni nella vasta nazione asiatica, è al fianco dei disabili con una serie di progetti. Dall'inclusione sociale, alla lotta al cambiamento climatico: Simona Venturoli, project manager nel Paese, racconta ai media vaticani due storie di speranza di chi è riuscito a trasformare le difficoltà in un'opportunità di crescita

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

«Vivere è aiutare gli altri a vivere». Il motto che ha segnato la vita del giornalista francese e filantropo cattolico, Raoul Follereau, anima l’impegno di Aifo (Associazione Italiana Amici Raoul Follereau-ETS) che tramite i suoi progetti in Mongolia promuove l’inclusione sociale dei disabili. Ogni persona, infatti, ha il diritto di vivere con piena dignità e partecipazione alla vita sociale. Aifo è presente da oltre 30 anni nel grande Paese asiatico, il cui presidente Khürelsükh Ukhnaa è stato ricevuto lo scorso 4 dicembre in Vaticano da Papa Leone XIV.

La collaborazione con l'Oms

L’impegno di Aifo, avviato su input dell’Oms, si è evoluto nel corso degli anni verso un modello più complessivo definito di Sviluppo inclusivo su base comunitaria, coinvolgendo le famiglie, le comunità e i servizi locali in modo da costruire un intervento sistemico e duraturo, che non agisce solo sulla riabilitazione sanitaria, ma sull’educazione, l’inclusione sociale, l’accessibilità e il lavoro. «Ambiti di vita che riguardano tutte le persone ma che, nel caso dei disabili, presentano molte difficoltà riguardo l’accesso ai diritti», sottolinea Simona Venturoli, project manager di Aifo in Mongolia.

Ascolta l'intervista con Simona Venturoli

Il progetto finanziato dalla Cei

Secondo le statistiche nazionali, in Mongolia vivono 111.228 persone con disabilità, pari al 3,2% della popolazione. Tra loro ci sono circa 12.500 bambini, ovvero l’11% del totale. Molto spesso, però, i dati ufficiali sono sottostimati perché molte persone con disabilità sono di fatto invisibili e permangono forti disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari, educativi e sociali. «Uno dei progetti che porta avanti Aifo in Mongolia, finanziato dalla Conferenza episcopale italiana, è finalizzato alla presa in carico riabilitativa dei bambini con disabilità — racconta Venturoli —. Facciamo attività di formazione sia agli operatori sanitari che si occupano di bambini con disabilità, ma facciamo anche incontri formativi con i genitori perché possano svolgere un ruolo sempre più attivo nella cura e nel percorso di autonomia e di indipendenza dei propri figli. Garantiamo inoltre visite mediche di valutazione affinché i bambini che ne hanno bisogno possano ricevere ausili, strumenti personalizzati che migliorino la loro autonomia».

Argine al cambiamento climatico

Un secondo progetto attivo nel vasto Paese asiatico si chiama Green Inclusion e risponde ad un’iniziativa lanciata dal presidente della Mongolia, che vuole piantare entro il 2030 un miliardo di alberi per contrastare la desertificazione. Nel sud del Paese, al confine con la Cina, si estende infatti il deserto del Gobi, il più ampio dell’Asia e il quinto al mondo per estensione. «Abbiamo acquistato delle serre dentro le quali vengono coltivati degli alberi che poi vengono piantati nelle aree destinate alla riforestazione — spiega la project manager di Aifo —. In queste serre ci lavorano giovani con disabilità fisica: la cosa interessante è che ognuno di loro ha un assistente che li aiuta, che è un giovane con disabilità intellettiva. Quindi vi sono questi gruppi di giovani che si aiutano a vicenda, a seconda appunto delle loro abilità, e coltivano questi alberi che poi vengono venduti al governo. In questo modo viene garantito anche l’accesso alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo».

Il microcredito e la lana da kashmir

Il cambiamento climatico sta colpendo duramente la Mongolia, un Paese grande cinque volte l’Italia ma con una popolazione di solo 3,4 milioni di abitanti. La maggior parte di loro sono nomadi e vivono all’interno delle tradizionali tende chiamate ger. «Gli inverni sono sempre più caratterizzati da episodi di gelo prolungati che molto spesso uccidono il bestiame», afferma Venturoli. Per questo sempre più famiglie lasciano la vita da nomadi per diventare sedentarie e si riversano nella capitale Ulaanbaatar, che già ospita circa la metà della popolazione mongola, disseminando la periferia della città di tende. Si ammassano qui in cerca di fortuna, ma molto spesso non la trovano. Aifo aiuta anche con attività di microcredito, non in denaro ma in bestiame. «Ogni famiglia riceve 20 capre e le può tenere per due anni. Alla fine dei due anni restituisce le 20 capre, ma può tenersi tutti i cuccioli». In questo modo viene creato un “fondo rotativo” di capre che raggiunge sempre più famiglie. Un sostegno apparentemente banale, ma in realtà fondamentale in quanto uno dei principali mezzi di sostentamento dei nomadi della Mongolia è la vendita della lana da kashmir.

La storia di Chimgee

Dai progetti di Aifo emergono anche alcune storie di successo e di speranza. «Una è quella di una sarta di 58 anni, che si chiama Chimgee — racconta Venturoli —. Dopo aver perso il lavoro a causa della chiusura delle fabbriche seguita alla dissoluzione dell’Unione sovietica nel 1991, si è ritrovata sola con la sorella disabile senza sapere come andare avanti. Ma dopo aver beneficiato delle attività di microcredito di Aifo si è comprata una seconda macchina da cucire e all’interno di uno scantinato ha allestito un piccolo laboratorio dove oggi lavora insieme alla sorella e ad altre due persone con disabilità per produrre stivali da wrestling, uno sport tradizionale molto praticato nelle steppe della Mongolia. E ora riescono addirittura ad esportare questi stivali in Cina».

Lo scantinato in cui è stato allestito il laboratorio tessile
Lo scantinato in cui è stato allestito il laboratorio tessile

La prima parlamentare disabile 

Un terzo grande progetto di Aifo, co-finanziato dall’Ue, è volto a migliorare l’efficacia della risposta alle violazioni dei diritti umani delle persone con disabilità. Qui merita di essere raccontata la storia di Saranchulun Otgong, prima parlamentare con disabilità nella storia della Mongolia, che deve la sua presa di coscienza anche a un gesto semplice ma decisivo compiuto da Aifo nel 1991: tradurre in mongolo le linee guida dell’Oms sulla disabilità. In una nazione che si affacciava appena alla democrazia, quel testo divenne l’abc dei diritti per migliaia di persone. La maggior parte dei disabili in Mongolia vive infatti in condizioni di povertà perché l’assegno mensile di assistenza sociale è insufficiente e molti — soprattutto nelle aree remote — non conoscono i loro diritti che vengono spesso violati. «Dopo aver avuto una serie di disavventure, con una gamba amputata, oggi Saranchulun è una donna di successo: una parlamentare, nonché una grande sportiva, una maratoneta che collabora con Aifo per aiutare i disabili ad avere consapevolezza dei loro diritti così da riprendere in mano la vita e trovare il proprio posto nella società».

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13 dicembre 2025, 11:03