Un commissario Ue per la pace, la Carovana Peace at work a Strasburgo
Alessandro Guarasci - Strasburgo
L’Europa assuma un ruolo guida nella promozione di un processo multilaterale che ricostruisca dialogo, sicurezza co-operativa e diritto internazionale. In sostanza una nuova Helsinki. Ma serve anche un commissario europeo e un ministro per la Pace. Le Acli rilanciano il ruolo ‘pacificatore’ dell’Unione europea e lo fanno intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Ieri, 15 dicembre, tra l'altro è stata la Giornata nazionale del servizio civile, strumento per creare una vera coscienza del mutuo soccorso e opportunità di crescita per tanti giovani.
Il percorso della Carovana per la pace delle Acli
Una delegazione delle Acli è arrivata a Strasburgo come un’ultima tappa della Carovana per la pace, Peace at work. In poco più di cento giorni l’Italia è stata attraversata da Nord a Sud dai pulmini dell'Associazione: 78 tappe, incontrando oltre 500 testimoni, dialogando con più di 250 istituzioni civiche e religiose, raggiungendo più di 8000 persone per percorrere 15.000 km su due furgoni da lavoro.
Forze civili pensate per prevenire i conflitti
Ma le Acli chiedono un intervento a tutto tondo sulla pace, consapevoli che la corsa al riarmo può portare a danni irreparabili. Dunque, “ogni comunità promuova e organizzi luoghi e tempi dedicati alla mediazione, al dialogo, all’educazione alla nonviolenza e alla formazione alla trasformazione dei conflitti”. Ma poi, serve creare “forze civili formate per la prevenzione dei conflitti, la mediazione tra comunità, la ricostruzione sociale nei post-conflitti e la diplomazia popolare”.
Un commissario Ue per la diplomazia preventiva
La consapevolezza di una politica di pace passa comunque anche attraverso gesti concreti dei governi. La corsa al riarmo della Ue, del costo di 800 miliardi, non ha precedenti dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. Ecco perché per le Acli, serve “l’istituzione di un commissario responsabile della diplomazia preventiva, della cooperazione internazionale, dei diritti umani, della mediazione civile e della trasparenza delle filiere legate agli armamenti”. E questo dovrà comportare che ogni Stato membro della Ue crei un ministero per la Pace, che poi dovrà favorire assessorati locali.
Stop al commercio delle armi
Altro punto nodale è il commercio delle armi, visto che il 2024 è stato l’anno più ‘redditizio’ sotto questo punto di vista, con ricavi per quasi 680 miliardi di dollari, e una crescita del 5,9% rispetto al 2023. Le Acli quindi propongono che “l’Europa adotti un sistema di trasparenza ispirato alla legge italiana n. 185/1990, che consenta al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali di conoscere i dati relativi alle esportazioni, importazioni e transiti di armamenti, verificandone la coerenza con i principi dei diritti umani e della politica estera comune”.
Corridoi regolari per l’ingresso lavorativo
E poi il lavoro, perché occupazione e pace sono strettamente legati. Tutti i Paesi che hanno attraversato situazioni di conflitto hanno visto in tracollo dell’economia e migliaia di persone perdere il lavoro. Le economie di guerra hanno d’altronde vita breve e sono fondate su una cultura di morte. Ecco perché per le Acli è necessaria "un’Agenda che ponga al centro qualità, sicurezza, libertà, dignità e partecipazione del lavoro, insieme a solidi sistemi di protezione sociale”. A questa agenda si dovrà accompagnare “corridoi regolari e sicuri per l’ingresso lavorativo, accompagnati da percorsi formativi nei Paesi d’origine”, perché “la diversità può diventare una risorsa economica, culturale e sociale. Servono politiche che educhino alla gestione dei conflitti generati dall’aumento delle interazioni umane, trasformando la diversità in occasione di incontro, dialogo e sviluppo”. Il deputato del Parlamento europeo, Marco Tarquinio, che ha ospitato al Parlamento europeo la delegazione delle Acli, ha detto che la guerra è “fatta con pesantezza e detta con leggerezza. Tutte le guerre sono contro l’umanità, perché militarizzano la vita di tutto noi”.
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