RD Congo e Rwanda firmano la pace a Washington, perplessità della società civile
Marco Guerra – Città del Vaticano
"Stiamo riuscendo dove tanti altri hanno fallito, e questa è diventata l'ottava guerra che concludiamo in meno di un anno. È davvero emozionante, perché parliamo di 30 anni di combattimenti e di oltre dieci milioni di vite", ha dichiarato Donald Trump durante la cerimonia a Washington per la firma dell’accordo di pace tra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda. Il presidente degli Stati Uniti ha quindi elogiato i leader dei due Paesi – il congolese Félix Tshisekedi e il rwandese Paul Kagame - per il loro coraggio.
L’accordo di pace
Il punto più importante dell’accordo è costituito dal ritiro delle truppe rwandesi dal territorio congolese e la contestuale eliminazione delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (FDLR), una milizia fondata nel 2000 dai veterani del genocidio del 1994 che è alleata delle forze armate congolesi ed è considerata una minaccia esistenziale dal Rwanda. In parallelo prosegue il dialogo a guida del Qatar fra i ribelli dell’M23 sostenuti dal Ruanda e il governo congolese. La firma della pace aprirà anche l'accesso ai contesi minerali essenziali delle regioni orientali del Congo al governo degli Stati Uniti e alle aziende americane.
La recente avanzata dei ribelli
La Repubblica Democratica del Congo è martoriata da un conflitto decennale, alimentato da oltre 100 gruppi armati. Il più potente tra questi è l'M23, un gruppo di ribelli sostenuto - secondo vari rapporti, anche dell'Onu - dal Rwanda, che nega però ogni coinvolgimento. Il conflitto si è intensificato quest'anno, con l'M23 che ha conquistato le principali città della regione, Goma e Bukavu, con un'avanzata senza precedenti che ha causato migliaia di sfollati e vittime anche tra la popolazione civile.
Le perplessità della società civile
L’intesa non è stata tuttavia accolta come un vero punto di svolta da parte di tutta la società civile congolese. Oltre 60 movimenti popolari hanno firmato un appello per un dialogo nazionale inclusivo. L’esigenza di un confronto interno alla politica congolese è rilanciato anche da diversi partiti di opposizione, come la coalizione Lamuka dell’ex candidato alla presidenza Martin Fayulu. ‘Nigrizia’, periodico dei missionari comboniani, ha parlato con Stewart Muhindo, attivista dell’organizzazione Lucha e fra i portavoce dei firmatari dell’appello, il quale rafferma che “è chiaro che l’esercito congolese e i suoi alleati faticano a contenere gli assalti dell’M23-Rwanda e a liberare i territori occupati, così come è chiaro che Washington e Doha non portano alcun cambiamento sul terreno”.
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