Il 3 dicembre si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità istituita dalle Nazioni Unite Il 3 dicembre si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità istituita dalle Nazioni Unite

La disabilità in Europa, tra diritti negati e speranza per il futuro

Si celebra oggi la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Nel continente europeo, interessate almeno 100 milioni di persone, molte delle quali incontrano ancora ostacoli nell’accedere all'assistenza sanitaria, all'istruzione, al lavoro, alle attività per il tempo libero e nel partecipare alla vita politica. La vicepresidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna: "Abbiamo chiesto alla Commissione di aggiornare il Piano strategico 2021-2030"

Federico Piana - Città del Vaticano

In Europa il 23 per cento della popolazione sopra i 16 anni soffre di una qualche forma di disabilità. E sono oltre cento milioni le persone che, secondo un recente studio di Eurostat diffuso dal Consiglio dell’Unione europea, «incontrano ancora ostacoli nell’accedere all'assistenza sanitaria, all'istruzione, al lavoro, alle attività per il tempo libero e nel partecipare alla vita politica». Nella Giornata internazionale delle persone con disabilità indetta dall’Onu — che ricorre oggi, mercoledì 3 dicembre — andare a ripercorrere i dati, significa scoprire che nell’Ue la percentuale delle donne disabili è maggiore rispetto a quella degli uomini: 29 per cento contro il 24 per cento. Ma si viene a conoscenza anche del fatto che una persona disabile su due si sente esclusa dalla società: «In molti — scrive il Consiglio dell’Unione europea —  sono trattati male o ingiustamente a causa della loro disabilità. Nel 2019, da un'indagine Eurobarometro, è emerso che il 52 per cento delle persone con disabilità si sente discriminata».

Cifre rivelatrici

Le cifre, poi, svelano anche altro. Ad esempio, che nel 2020 (ultimi dati disponibili) «il 17,7 per cento delle persone con disabilità di età compresa tra i 20 e i 26 anni era disoccupata rispetto all’8,6 per cento delle persone senza disabilità della stessa fascia d'età». Questo vuol dire che viene messo in discussione uno dei diritti fondamentali: quello dell’autodeterminazione finanziaria, la cui assenza potrebbe far piombare le persone con disabilità nel vortice della povertà. Come conferma un altro dato, ancora più preoccupante: «Nel 2023, il 28,8 per cento delle persone con disabilità era a rischio di povertà o di esclusione sociale, rispetto al 18 per cento delle persone senza disabilità». Per non parlare del tasso di abbandono scolastico che, sempre secondo lo stesso Consiglio dell’Unione europea, sarebbe il doppio rispetto a quello delle persone normodotate: «Molti giovani con disabilità frequentano scuole speciali e hanno difficoltà ad accedere all'istruzione e alla formazione ordinarie: solo il 29 per cento  ottiene un diploma di istruzione terziaria rispetto al 44 per cento delle persone senza disabilità».

L'impegno della Ue

Nonostante il quadro generale sia complicato e spesso tratteggiato da luci ed ombre, gli Stati membri si sono da tempo impegnati a garantire pieni diritti, compresa la libertà di circolazione, la più ampia partecipazione alla vita pubblica e una lotta serrata alle discriminazioni.

Mutate condizioni

Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento europeo e membro dell’Alto comitato su diversità  di genere e disabilità, intervistata dai media vaticani spiega che l’azione dell’Europa rientra nel Piano strategico sulla disabilità  2021-2030 che «rappresenta la cornice all’interno della quale si punta a tutelare la partecipazione, la mobilità, l’educazione e il lavoro». La scorsa settimana, i deputati europei, con l’approvazione ufficiale di una risoluzione, hanno chiesto alla Commissione europea di aggiornare questo piano: «Lo abbiamo fatto — aggiunge la Sberna — alla luce delle mutate condizioni del contesto economico generale ma anche delle situazioni strutturali che anch’esse hanno subito dei cambiamenti».

Ascolta l'intervista ad Antonella Sberna

Sforzi congiunti

Inoltre, lo stesso Parlamento europeo sta lavorando ad un proprio piano d’azione, da affiancare a quello della Commissione europea, che avrà l’obiettivo anche di garantire l’accessibilità digitale. Tema troppo spesso sottovalutato, ammette la Sberna: «Il digitale è la porta d’accesso a servizi davvero essenziali. Ad esempio, stiamo pensando ad un sistema che possa rendere le nostre sedute plenarie interpretabili con la lingua dei segni. Ma degli sforzi li faremo, ovviamente, anche nei confronti delle disabilità fisiche ed intellettive che necessitano di adeguate politiche che andranno inquadrate nel nuovo piano finanziario pluriennale».

Piccoli passi

Intanto, un piccolo passo verso l’inclusione arriva anche dall’Italia. Dopo anni di battaglie sociali e politiche, nei giorni  scorsi il Parlamento ha votato l’approvazione di una legge che riconosce formalmente la sordocecità come disabilità unica e specifica. Una decisione che finalmente spiana la strada  al vero rispetto del diritto all’assistenza e alla reale autodeterminazione di chi non vede e non sente.

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03 dicembre 2025, 15:14