“Il Giubileo delle donne”, in un documentario luoghi e storie di speranza a Napoli
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
Le Clarisse, la storia di Santa Patrizia, il progetto Lazzarelle, che aiuta il rientro di ex detenute nel mondo del lavoro. Sono alcune piste del documentario "Il Giubileo delle donne", percorsi che si possono vivere nell’arcidiocesi di Napoli, anche grazie a manifestazioni volute dal cardinale Domenico Battaglia e affidate al coordinamento della teologa Adriana Valerio. “Napoli – spiega la regista Simona Cocozza - nasce da un personaggio leggendario femminile che è la sirena Partenope. Nasce dall'amore, non nasce dalla guerra”. Atmosfere e attività di bene spesso sconosciute emergono fotogramma dopo fotogramma, nell’opera realizzata anche grazie alla collaborazione tra la Film Commission Regione Campania e la produzione Clemart. A guidare lo spettatore nel viaggio urbano è la conduttrice Barbara Petrillo, che, con l’ausilio dell’associazione IncantaRea, segue i percorsi di fede e spiritualità tracciati da Adriana Valerio dentro questa Napoli alternativa.
Nella via dei presepi
In questi giorni la via dove si trova il complesso monastico di San Gregorio Armeno moltissime persone accorrono a vedere la bellezza dei presepi napoletani. Non tutti sanno però che la chiesa custodisce le reliquie di Santa Patrizia, compatrona di Napoli. “Santa Patrizia – dice Simona Cocozza – è una figura cui il popolo napoletano è molto legato, anche se spesso purtroppo i napoletani stessi non la conoscono fino in fondo”. Il sangue della Santa rinnova il prodigio della liquefazione come quello di San Gennaro.
La scelta delle clarisse
Uno degli incontri più intensi documentati dal film è quello con le clarisse del Monastero di Santa Chiara. Molti non sanno di poter incontrare le monache, di poter parlare con loro, di poter scambiare dei doni attraverso una ruota. “È un dialogo che ti apre molto - racconta Cocozza – pur separate da delle grate. Ti rendi conto di come il concetto di libertà venga considerato in modo diverso. Attraverso gli occhi e i sorrisi di quelle donne tu riesci a comprendere bene cosa voglia dire riuscire a conquistare una libertà soprattutto interiore con sé stessi”. Uno degli altri incontri capaci di segnare moltissimo le donne che hanno realizzato il documentario è stato quello con le suore del santuario di Santa Maria Francesca dove si trova la sedia della fertilità, nei quartieri spagnoli.
Storie di rinascita
La centralità che le donne hanno a Napoli nella fede e nella cultura è resa evidente anche dalla presenza di un ateneo dedicato a una donna, l’università Suor Orsola Benincasa. Ma ci sono storie anche meno note che Simona Cocozza vuole far conoscere. Tra queste l’esperienza di una cooperativa sociale. “Le Lazzarelle – approfondisce la regista - sono le ex detenute che attraverso il lavoro in una torrefazione, quindi attraverso il caffè, un rito quotidiano che tutti noi, soprattutto a Napoli conosciamo, riescono ad andare avanti e a riconquistare la propria libertà”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui