L'allarme sulla povertà alimentare in Italia L'allarme sulla povertà alimentare in Italia 

Povertà alimentare, milioni di italiani a rischio

Presentato oggi alla Camera dei deputati di Roma l'Atlante della Fame in Italia. Oggi, a causa della difficile situazione economica, anche chi è occupato può trovarsi nell’impossibilità di accedere a un’alimentazione sana e nutriente

Vatican News

L’insicurezza alimentare, complice la difficile congiuntura storica, si diffonde sensibilmente. E non solamente nei Paesi in via di sviluppo. In Italia, lo scorso anno, quasi 3 milioni di famiglie (l’11% del totale), pari a circa 6 milioni di persone (il 9,9% della popolazione), non sono riuscite a permettersi un’alimentazione sana e bilanciata. E' l'allarme lanciato da Azione contro la Fame, che oggi alla Camera dei deputati di Roma ha presentato i numeri dell'Atlante della Fame in Italia. Il dato di 3 milioni di famiglie che non sono riuscite a permettersi una dieta sana e bilanciata, a causa delle ristrettezze economiche, è in aumento rispetto all'8,4% del 2023.  Complessivamente, oltre 4 milioni di famiglie mostrano segnali di deprivazione alimentare e quasi 3 milioni non riescono ad accedere, con continuità, a un pasto adeguato dal punto di vista nutrizionale. 

La crisi nel Sud Italia

Le famiglie maggiormente colpite dalla povertà alimentare sono quelle residenti nel Sud Italia. Nel 2023, a fronte di un’incidenza media nazionale dell’8,8% di famiglie che non possono permettersi un pasto proteico almeno ogni due giorni, nel Sud la quota sale al 14,3% e supera il 10% anche nelle Isole e nel Centro. La vulnerabilità cresce ulteriormente tra le famiglie con tre o più figli minori (16,6%), tra quelle con almeno un componente straniero (14,7%) e tra i nuclei in cui la persona di riferimento ha al massimo la licenza media (11,4%). Particolarmente esposti risultano anche i giovani fino a 34 anni (10,8%).

La povertà lavorativa

L’analisi evidenzia che il filo rosso che lega questi profili è soprattutto economico: bassi redditi, difficoltà ad arrivare a fine mese, arretrati nelle spese e situazioni di bassa intensità lavorativa, spesso legate a contratti instabili e poco remunerativi. È il fenomeno della povertà lavorativa, sempre più diffuso e trasversale. In questo contesto, il tradizionale "mito del lavoro dipendente" appare ormai superato come fattore di protezione sociale: oggi anche chi è occupato può trovarsi nell’impossibilità di accedere a un’alimentazione sana e nutriente. Il report mette inoltre in luce l’emergere di una fascia crescente di popolazione vulnerabile: famiglie che si collocano appena sopra la soglia ufficiale di povertà ma che risultano fortemente esposte a shock esterni. Eventi come una malattia, la perdita del lavoro o una separazione possono far precipitare queste famiglie in una condizione di povertà in tempi molto brevi.

Le risposte del Terzo settore

In Italia, il contrasto alla povertà alimentare si basa su una combinazione di strumenti pubblici e su una vasta rete di interventi del Terzo settore. si stanno diffondendo modelli innovativi come empori solidali, tessere spesa e progetti integrati che uniscono assistenza alimentare, educazione nutrizionale e percorsi di inclusione socio-lavorativa. Tuttavia, prevale ancora un approccio centrato sulla distribuzione di pacchi alimentari e mense, che – pur essendo indispensabili – non affrontano le cause strutturali della povertà alimentare.Il report di Azione contro la Fame dedica un focus specifico alle città metropolitane, contesti in cui si concentra con maggiore intensità la povertà alimentare ma dove, al contempo, si sviluppano forme più strutturate di risposta. In sette città – Milano, Roma, Torino, Bologna, Bari, Messina e Cagliari – è stata avviata una food policy, mentre in altre persistono modelli frammentati e prevalentemente assistenziali. 

Aumento dei salari

Azione Contro la Fame propone il passaggio da un approccio emergenziale a una strategia strutturale basata sui diritti e sull’autonomia delle persone. Vanno in questa direzione, ad esempio, azioni legate alla promozione di un lavoro che garantisca una vita dignitosa e l’accesso a una dieta sana, sostenendo un generale aumento dei salari in linea con il costo dei beni alimentari e favorendo il reinserimento lavorativo femminile attraverso servizi di conciliazione famiglia-lavoro, incluso l’accesso universale alle mense scolastiche. Azione Contro la Fame è attiva in Italia con il programma “Mai più fame: dall’emergenza all’autonomia”, che adotta un modello integrato fondato su supporto immediato alla spesa, educazione alimentare e un percorso di riattivazione personale e lavorativo, indicando una possibile evoluzione delle politiche di contrasto alla povertà alimentare. "Con l’Atlante della Fame in Italia portiamo al centro del dibattito un fenomeno spesso invisibile, mostrando come oggi la povertà alimentare sia sempre più legata al lavoro povero e precario, che non garantisce un’alimentazione adeguata", ha dichiarato Giulia Carlini, advocacy officer di Azione Contro la Fame definendo questo lavoro un "punto di partenza per un dialogo concreto che si traduca in politiche efficaci e durature per garantire il diritto al cibo a tutte e tutti". 

 

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02 dicembre 2025, 12:08