La portaerei Usa Gerald Ford al largo delle Isole Vergini La portaerei Usa Gerald Ford al largo delle Isole Vergini  (Public Domain)

Stati Uniti, montano le polemiche sulla "guerra" al narcotraffico

Il capo del Pentagono, Pete Hegseth, e i vertici militari al centro dello scontro politico per i raid contro le imbarcazioni di presunti narcontrafficanti nel Mar dei Caraibi che hanno già causato più di 80 morti. L'ordinario militare Usa, arcivescovo Timothy Broglio: "L'uso della forza militare sia etico e legale"

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

Monta la polemica negli Stati Uniti sulle controverse operazioni militari per contrastare il traffico di stupefacenti nel Mar dei Caraibi e nel Pacifico orientale. Questa “guerra al narcotraffico”,  che sta facendo deflagrare le tensioni da tempo esistenti con il Venezuela di Nicolás Maduro, ha già visto effettuati oltre 20 raid contro le imbarcazioni di presunti narcotrafficanti provocando almeno 82 morti accertate. 


Caos nel dipartimento della guerra

A Washington è ormai scoppiata la bufera politica: al centro delle accuse, che arrivano sia dall’opposizione Democratica che da alcuni rappresentanti Repubblicani, c’è il segretario di Stato alla Guerra, Pete Hegseth. Il quotidiano «Washington Post» ha riferito su alcuni dettagli relativi agli attacchi condotti dalla Marina statunitense nel Mar dei Caraibi lo scorso 2 settembre e nei quali sono stati uccisi 11 presunti narcotrafficanti. Hegseth è stato accusato di aver dato l’ok a un secondo raid missilistico che ha ucciso anche due superstiti del primo attacco. In seguito  la Casa Bianca ha cercato di difendere Hegseth, spostando invece l’attenzione sul comandante dell’operazione, l’ammiraglio Frank Bradley, che avrebbe preso una decisione definita «comunque corretta».

La catena di comando militare

Il presidente, Donald Trump, ha dichiarato che personalmente non avrebbe ordinato il secondo attacco. Hegseth, durante una riunione di governo martedì alla Casa Bianca, ha fornito la sua versione dell’accaduto: «Ho assistito al primo attacco, ma non ho visto superstiti. Mi sono allontanato e due ore dopo ho saputo del secondo. L’ammiraglio ha agito correttamente e ha il mio sostegno». Da qui il suo richiamo alla “nebbia della guerra” (fog of war), che renderebbe difficile la percezione di ciò che accade in operazioni complesse e rapide lungo la catena di comando militare. Ma d’altra parte l’accaduto appare in contraddizione persino con le previsioni del manuale del diritto di guerra del Pentagono, che recita: «Le persone che sono state rese incoscienti o altrimenti incapaci da ferite, malattie o naufragio, al punto da non essere più in grado di combattere, sono fuori combattimento».
Un gruppo bipartisan di deputati e senatori ha definito l’episodio del secondo raid ravvicinato un possibile «crimine di guerra» e ha chiesto chiarezza; mentre al Senato di Washington è stata presentata ieri una risoluzione che vincolerebbe all’approvazione del Congresso qualsiasi decisione in merito all’impiego della forza militare contro il Venezuela. «Gli americani non vogliono essere trascinati in una guerra infinita senza dibattito pubblico», ha dichiarato il senatore Tim Kaine. 

La presa di posizione dell'arcivescovo Broglio

Sulla vicenda si è espresso ieri anche l’arcivescovo Timothy Broglio, ordinario militare degli Stati Uniti e già presidente della Conferenza episcopale statunitense: «Come nazione — ha detto — dobbiamo assicurarci che l’uso della forza militare sia etico e legale». Dopo aver riconosciuto come un «compito necessario e lodevole» smantellare le reti criminali che fanno arrivare le droghe illegali negli Usa, Broglio ha dichiarato che «nella lotta contro le droghe il fine non giustifica mai i mezzi, che devono essere morali, in accordo con i principi della teoria della guerra giusta e sempre rispettosi della dignità di ogni persona umana». «Nessuno può ordinare di commettere un atto immorale», ha aggiunto il presule, osservando che sarebbe «un ordine illegale e immorale uccidere deliberatamente i sopravvissuti su un’imbarcazione che non pone alcuna minaccia letale immediata alle nostre forze armate».

Rispettare la dignità umana

Secondo Broglio, esiste invece una «via legale» per contrastare i traffici illeciti di stupefacenti: la Guardia costiera ha infatti l’autorità di intercettare le imbarcazioni e arrestare i presunti narcotrafficanti che dovranno poi affrontare un giusto processo davanti ai Tribunali. «Lo stato di diritto deve guidare tutte le azioni; abbandonare il giusto processo mina i diritti umani, erode la fiducia pubblica e rischia di danneggiare persone innocenti», ha affermato ancora l’ordinario militare degli Usa, invitando a «procedure legali trasparenti, responsabilità e rispetto della vita». Ricordando infine la lunga tradizione degli Stati Uniti come «guida del mondo libero», Broglio ha osservato che «non possiamo offuscare quella reputazione con azioni discutibili che non rispettano la dignità delle persone umane e lo stato di diritto». «Quando permettiamo alla legge morale di guidare le nostre azioni, non solo proteggiamo gli innocenti, ma proteggiamo anche i nostri uomini e donne in uniforme», ha concluso l’arcivescovo secondo cui si tratta di principi in linea con la Costituzione e validi per ogni schieramento politico.

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04 dicembre 2025, 13:52