I Papi e le preghiere di pace nel buio del mondo
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Pregare "personalmente, in famiglia, in comunità, farlo insieme" il prossimo 11 ottobre in Piazza San Pietro per levare al cielo l’invocazione alla pace. Papa Leone, al termine dell’udienza generale di oggi, mercoledì 24 settembre, ha invitato i fedeli ad intensificare la preghiera nel mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla recita del Rosario. “Un gesto di fede – lo aveva definito al termine del mese mariano nei Giardini Vaticani, 31 maggio 2025 - con cui in modo semplice e devoto ci riuniamo sotto il manto materno di Maria”. Una preghiera, aveva aggiunto, che richiama “la lode, il cammino, la speranza e, soprattutto, la fede meditata e manifestata coralmente”, “dalla fisionomia mariana e dal cuore cristologico”.
Alla “preghiera del cristiano – così aveva detto Papa Benedetto XVI all’Angelus del primo ottobre 2006 - che avanza nel pellegrinaggio della fede, alla sequela di Gesù, preceduto da Maria”, Leone XIV guarda per chiedere il dono della pace, una parola che sta segnando il suo magistero e che, appena eletto Papa, aveva ripetuto per ben dieci volte nella prima benedizione “Urbi et Orbi”. Un legame, quello tra il Rosario e la pace, che i suoi predecessori hanno sempre sottolineato invitando alla preghiera e anche al digiuno nei momenti più difficili della storia.
Il grido della pace si fa preghiera
Invochiamo da te, Madre, la misericordia di Dio, tu che sei Regina della pace! Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni.
Era il 6 ottobre 2024, il giorno che precedeva il primo anniversario dell’attacco terroristico di Hamas ad Israele, Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore, davanti alla Salus Popoli Romani, recitava il Rosario per la pace nel mondo rivolgendo alla Vergine un’accorata supplica. Giornate di digiuno e preghiera sono state una costante del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Dopo sei mesi di pontificato, il 7 settembre 2013 aveva chiesto di pregare per la Siria, il Medio Oriente e il mondo. Da allora gli scenari più lacerati e sofferenti della terra sono diventati il centro di una preghiera corale e sentita. Dopo la Siria, sull’orlo di una guerra feroce poi rientrata, si è passati nel 2017 alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, nel 2020 la preghiera per il Libano, precipitato in una grave crisi politica, sociale ed economica aggravata dall’esplosione nel porto di Beirut. Un anno dopo è stata la volta dell’Afghanistan, dopo il ritorno al potere dei talebani, e poi nel 2022 della "martoriata Ucraina”, sconvolta ancora oggi da una guerra che non conosce tregua.
“Mai più la guerra”
Ma già negli anni ’90, san Giovanni Paolo II davanti alla Guerra del Golfo aveva espresso il suo dolore dolore per il conflitto in lettere indirizzate sia a Saddam Hussein che a George Bush. Poi 16 gennaio 1991 al termine del Rosario nell’Aula delle Benedizioni, convocato per offrire al “Cuore Immacolato di Maria, nostra Madre” preoccupazioni e speranze, il Pontefice polacco elevò una lunga preghiera per la pace nella quale ha ripetuto più volte: “Mai più la guerra”. Anni dopo, il terrorismo ha colpito il cuore degli Stati Uniti con gli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, con il mondo che si è scoperto sempre più fragile con prospettive oscure, per questo Papa Wojtyla chiese per il 14 dicembre un giorno di digiuno e preghiera per supplicare “una pace stabile, fondata sulla giustizia”, “adeguate soluzioni ai molti conflitti che travagliano il mondo”.
Le stesse richieste che anche oggi, a distanza di tanti anni, Papa Leone fa proprie chiedendo l'accompagnamento del popolo di Dio.
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