Alla Urbaniana la presentazione degli atti del convegno internazionale sui 100 anni del Concilium Sinense (foto © Teresa Tseng Kuang Yi) Alla Urbaniana la presentazione degli atti del convegno internazionale sui 100 anni del Concilium Sinense (foto © Teresa Tseng Kuang Yi)

Il Papa: il Concilium Sinense segno audace di una comunità capace di inculturarsi

Un messaggio di Leone XIV ha aperto oggi l'inaugurazione dell'Anno accademico della Pontificia Università Urbaniana, durante la quale sono stati presentati gli atti del convegno del 2024 sui 100 anni del primo e unico Sinodo della Chiesa in Cina. Parolin: oggi la Chiesa cinese presenta molti tratti che sembrano rispondere alle attese del Concilium. Molte comunità cattoliche cinesi pienamente integrate nella realtà della loro nazione. L'Accordo per le nomine dei vescovi "un seme di speranza"

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

“Una pietra miliare nella storia della Chiesa in Cina” che “testimonia con chiarezza l’audacia di una Comunità cristiana capace di incarnarsi nei diversi contesti storico-culturali, restando fedele alla propria identità”. In questa breve definizione di Papa Leone XIV è racchiusa tutta la ricchezza del Concilium Sinense, il primo e finora unico Sinodo della Chiesa cattolica in Cina, svoltosi a Shanghai nel 1924, del quale lo scorso anno sono ricorsi i cent’anni celebrati da un importante convegno internazionale, il 21 maggio 2024, alla Pontificia Università Urbaniana sul tema “100 anni dal Concilium Sinense: tra storia e presente”. E proprio alla Urbaniana, oggi pomeriggio, si è svolto un evento, nel contesto dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, per la presentazione degli atti di quel convegno di studi organizzato in collaborazione con l’Agenzia Fides e la Commissione Pastorale per la Cina.

Lo studio, cammino che conduce alla Sapienza

Ad aprire i lavori - alla presenza dei cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato, e Louis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e gran cancelliere dell’Ateneo - la lettura del messaggio di Papa Leone che scrive di aver “appreso con piacere” della presentazione degli atti del convegno su questo importante evento ecclesiale di oltre un secolo fa. Il Papa fa giungere poi a docenti, alunni e persone dell’Urbaniana la sua benedizione per questa “nuova stagione di studio, di ricerca e di crescita”. Da Sant’Agostino mutua la raccomandazione che “lo studio autentico non sia mai fine a se stesso, ma sia piuttosto strumento per elevare l’anima verso le realtà eterne”. “Si tratta di non considerare lo studio un mero esercizio intellettuale, ma un cammino che conduce alla Sapienza, in cui si congiungono la verità cercata e il Dio che si lascia trovare”, afferma il Pontefice.

Il cardinale Parolin all'Urbaniana con padre Federico Lombardi
Il cardinale Parolin all'Urbaniana con padre Federico Lombardi   ((foto © Teresa Tseng Kuang Yi))

L'impronta missionaria dell'Urbaniana

“La missione di ogni Ateneo, infatti, travalica le aule e i curricula accademici ed è proiettata al servizio dei popoli, specialmente là dove le persone attendono parole di speranza e segni di carità, indizi di verità e garanzie di libertà”, aggiunge. Questo vale tanto più per l’Urbaniana che da circa 400 anni ha inscritta nella sua identità l’impronta missionaria della Chiesa universale. “La vostra comunità accademica è segno vivo dell’universalità della Chiesa: donne e uomini provenienti da ogni parte del mondo, con lingue, culture, sensibilità diverse, ma uniti nella medesima fede”, sottolinea il Pontefice.

Una diversità che unisce

Si tratta di una “diversità” che “non divide, ma arricchisce; non genera confusione, ma armonia”. Una comunione che “non omologa né polarizza, ma integra, poiché in Cristo i battezzati sono una cosa sola”. “Solo se attirati da Cristo, fonte di comunione – conclude Papa Leone XIV - è possibile costruire un’autentica fraternità che si apre con generosità al mondo, alle sue ferite, alle sue sfide e alle sue speranze”.

All’Urbaniana Atto Accademico sul “Concilium Sinense” e il presente della Chiesa in Cina

Dal Concilum Sinense al presente della Chiesa in Cina

E di ferite e sfide, come pure di “battute d’arresto”, ma al contempo di speranze, ripartenze e traguardi ha parlato il cardinale Parolin nel suo intervento, ripercorrendo gli anni dal Concilio di Shangai fino al presente – e anche al futuro - della Chiesa in Cina. “Nel nuovo e positivo cammino della Chiesa cattolica in Cina, aperto dal Concilio di Shanghai, ci sono state anche battute d’arresto, fatiche e traumi. Non c’è, tuttavia, chi non veda che questa è, in realtà, una condizione quasi costitutiva della Chiesa peregrinante nella storia. La Chiesa cattolica in Cina presenta, comunque, oggi molti tratti che sembrano rispondere alle attese espresse dal Concilium Sinense”, ha affermato il cardinale.

Quel Concilium fu convocato su mandato di Papa Pio XI e coordinato dall’arcivescovo Celso Costantini con “l'intento di favorire l’ulteriore e buon sviluppo dell'opera apostolica in Cina”, così da porre le premesse per “la fioritura di una Chiesa matura, pienamente inserita nella storia e nella cultura cinesi”. Era un’epoca in cui “occorreva sottrarre l’evangelizzazione alle ambiguità di una possibile identificazione con gli interessi politici di gran parte dell’Occidente”. Bisognava, insomma, affidare “la guida delle diocesi cinesi a sacerdoti e vescovi cinesi”. Da subito “nonostante obiezioni e resistenze, sia interne che esterne”, i semi sparsi da quell’evento iniziarono a portare frutto, ha evidenziato Parolin, ricordando l’instancabile opera di Costantini. Da qui, un viaggio nel “fiume della storia” fino ai giorni nostri in cui “le comunità cattoliche cinesi, ‘piccoli greggi’ sparsi in mezzo ad un popolo vasto, si sentono pienamente integrate nella realtà della loro Nazione, ne condividono il cammino e non si sentono affatto un corpo estraneo aderente ad una religione straniera”, ha affermato il cardinale.

La vivacità della comunità cattolica cinese

“Oggi la comunità cattolica cinese, in comunione con il Vescovo di Roma e con la Chiesa universale, sta cercando la propria strada per essere missionaria e per essere utile al proprio Paese”, ha assicurato ancora il segretario di Stato. “Pur tra difficoltà e sofferenze, giungono, infatti, segnali della vivacità della vita di queste comunità: sia nella celebrazione della Parola, che nell’amministrazione dei Sacramenti e nelle opere di carità svolte per il bene di tutti”. Tutto questo “indubbiamente riecheggia gli auspici presentati, più di cento anni fa, dal Concilio di Shanghai”, ha aggiunto, rammentando come “tutti i Papi, anche nei frangenti più critici, hanno sempre indicato la via del perdono, della riconciliazione e dell’unità, per guarire le ferite e camminare insieme”.

La copia de L'Osservatore Romano del 1924 che annunciava il Concilium Sinense
La copia de L'Osservatore Romano del 1924 che annunciava il Concilium Sinense

L'Accordo con la Cina "seme di speranza"

Su questa scia, Parolin ha posto in evidenza "i criteri ecclesiali" a cui si ispira l'Accordo per le nomine dei vescovi e "lo sguardo di fede con cui deve essere considerato": "In quanto strumento, non pretende certo di aver risolto o di risolvere tutti i problemi – qualcuno potrebbe liquidare i risultati fin qui raggiunti come 'deludenti' – ma credo che l’Accordo si debba giudicare come un 'seme di speranza'”, ha detto. È "quella speranza che non delude", come ricorda l’Anno Santo in corso, "che, pur nelle perduranti difficoltà e negli incidenti di percorso che nessuno ignora, con la grazia di Dio, non mancherà di produrre frutti di annuncio del Vangelo, di comunione con la Chiesa universale e il Vescovo di Roma e di vita cristiana autentica". "È su queste basi - ha concluso il segretario di Stato - che possiamo guardare al lavoro ancora da compiere e continuare ad impegnarci attivamente all’opera".

La Chiesa in Cina in "stato di missione"

Sono tre, invece, i punti che il cardinale Tagle ha indicato nel suo discorso al convegno che ha visto pure gli interventi della professoressa di Hong Kong, Erica Siu-Mui Lee, e di padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Primo punto, ha illustrato il cardinale, il fatto che anche il primo Concilium Sinense fu “un concilio missionario”. Non un “episodio isolato”, tantomeno “un fenomeno locale autoprodotto”, bensì l’attuazione della "svolta" che fu la Maximum illud, la lettera apostolica di Benedetto XV del 1919. Quella che viene “chiamata il colpo di gong, o la Magna Charta del risveglio delle missioni contemporanee”. In questo senso il Concilio Cinese – ed è questo il secondo punto evidenziato da Tagle – è stato un “momento di ‘purificazione’ dell’opera e della intenzione missionaria. Un evento che ha permesso di “cambiare sguardo, paradigmi e prassi”.

Da questo punto il cardinale ha poi snodato un’ampia riflessione sulla Chiesa in Cina in “stato di missione”. Lo sguardo si è quindi spostato sull’attualità: “Oggi – ha detto il pro-prefetto - si sente parlare delle comunità cattoliche cinesi, l’attenzione viene indirizzata di solito su questioni riguardanti le nomine dei vescovi, incidenti locali, o i rapporti tra autorità politiche cinesi e Santa Sede, o i problemi legati alla politica religiosa dello Stato”. È questa una “attenzione selettiva, condizionata da stereotipi fuorvianti” che “ignora il vissuto reale e il cammino ordinario quotidiano delle comunità cattoliche cinesi”. Ignora, cioè, “la grande e fitta rete fatta di preghiere, liturgie, processioni, catechesi e iniziative pastorali e caritative spesso ispirate direttamente dal magistero ordinario del Successore di Pietro”. Quella in Cina, ha evidenziato il porporato, è “una realtà di fede intensa e vivace, che trova tanti cammini anche inediti per manifestare e far fiorire la vocazione missionaria della comunità ecclesiale”. Che, dunque, porta avanti, a distanza di un secolo, “la primaria intenzione missionaria del Concilium di Shanghai”.

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10 ottobre 2025, 18:30