Leone XIV: la pace è prendere posizione dove la dignità umana è calpestata

Decidere da che parte stare, seguire quel fuoco che Dio ha portato nel mondo. Il Papa nell’udienza giubilare in Piazza San Pietro, preceduta da un giro in papamobile, ricorda Dorothy Day, attivista statunitense che cambiò la sua vita dopo l’incontro con il cattolicesimo, dedicandosi completamente agli scartati del primo Novecento e diventando una promotrice di riconciliazione

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Un fuoco che accendendosi trasforma il cuore e la vita, esorta a “prendere posizione”, a sperare in un cambiamento, a modificare la realtà trasformando “l’indignazione in comunione e in azione” per diventare così operatori di pace come la giornalista Dorothy Day. È il cammino che Papa Leone, dopo un giro in papamobile tra i fedeli, disegna nella catechesi dell’udienza giubilare di oggi, 22 novembre, in Piazza San Pietro, Giubileo dei Cori e delle Corali.

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Il fuoco di cui parla è quello dell’amore di Dio che Gesù porta sulla terra che accende “il fuoco del desiderio nei nostri cuori”. “In un certo modo – spiega il Pontefice - Gesù ci toglie la pace, se pensiamo la pace come una calma inerte”. Quella però “non è la pace di Dio”.

La pace che Gesù porta è come un fuoco e ci chiede molto. Ci chiede, soprattutto, di prendere posizione. Davanti alle ingiustizie, alle diseguaglianze, dove la dignità umana è calpestata, dove ai fragili è tolta la parola: prendere posizione. Sperare è prendere posizione. Sperare è capire nel cuore e mostrare nei fatti che le cose non devono continuare come prima. Anche questo è il fuoco buono del Vangelo.

Unire mente, cuore, mani

Il Papa dà concretezza alle sue parole indicando la “piccola grande donna americana” Dorothy Day come esempio di colei che “aveva il fuoco dentro” e che prese posizione come cristiana dinanzi alle ingiustizie di lavoratori, migranti, degli “scartati da un’economia che uccide”, comprendendo che “il modello di sviluppo del suo Paese non creava per tutti le stesse opportunità”. Nata a New York nel 1897, si convertì al cattolicesimo nel 1928 e alcuni anni dopo fondò il mensile “The Catholic Worker”, dal quale poi scaturì la nascita di tante case di ospitalità.

Scriveva e serviva: è importante unire mente, cuore e mani. Questo è prendere posizione. Scriveva come giornalista, cioè pensava e faceva pensare. Scrivere è importante. E anche leggere, oggi più che mai. E poi Dorothy serviva i pasti, dava i vestiti, si vestiva e mangiava come quelli che serviva: univa mente, cuore e mani. In questo modo sperare è prendere posizione.

Papa Leone sul sagrato di San Pietro per l'udienza giubilare
Papa Leone sul sagrato di San Pietro per l'udienza giubilare   (@Vatican Media)

Dorothy Day, operatrice di pace

“Dorothy Day – continua il Pontefice - ha coinvolto migliaia di persone”, dalla sua esperienza sono state aperte case in tante città, in tanti quartieri: “non grandi centri di servizi, ma punti di carità e di giustizia in cui chiamarsi per nome, conoscersi a uno a uno, e trasformare l’indignazione in comunione e in azione”.

Ecco come sono gli operatori di pace: prendono posizione e ne portano le conseguenze, ma vanno avanti. Sperare è prendere posizione, come Gesù, con Gesù. Il suo fuoco è il nostro fuoco. Che il Giubileo lo ravvivi in noi e in tutta la Chiesa!

Una Chiesa, “comunità con i limiti umani”, che ha ricevuto tanto e continua a ricevere da Gesù che si aspetta molto da noi, “è un segno di fiducia, un segno di amicizia”. “Si aspetta molto – dice il Papa – perché ci conosce e sa che possiamo”.


I martiri che insegnano a seminare la pace

Rivolgendosi ai fedeli portoghesi, il Papa esorta a non lasciarsi trascinare “dalla globalizzazione dell’indifferenza, che sembra non avere fine nel mondo di oggi” ed invita a trarre forza dalla Parola di Dio, unendo “mente, cuore e mani per fare la differenza nella società”. Nei saluti ai pellegrini polacchi, Leone XIV ricorda che nel loro popolo ci sono tanti martiri che hanno preso posizione come la Beata famiglia Ulma, innalzati tutti agli onori degli altari compreso il bimbo che la mamma aveva in grembo. Vennero sterminati per aver nascosto otto ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Il Papa cita anche la giovane volontaria, la Serva di Dio Helena Kmieć, missionaria uccisa nel gennaio 2017 nel corso di un’aggressione contro l’orfanatrofio nel quale prestava la sua opera a Cochabamba, in Bolivia.

Accesi dal fuoco di Gesù e edificati dal loro esempio, seminate la pace di Dio là dove vivete e lavorate ogni giorno.

Santa Cecilia, musica e preghiera

Il Pontefice, nei saluti in italiano, ricorda infine il Giubileo dei Cori e delle Corali, ringraziandoli del loro “prezioso servizio” nelle loro comunità.

La musica e il canto legati all’ambito liturgico sono una forma di preghiera, un percepire l’attrazione del bello che eleva verso Dio e unisce i cuori nella lode. Santa Cecilia, patrona della musica e del canto, di cui oggi celebriamo la memoria, sostenga il vostro impegno e la vostra missione. 

Il Papa in ascolto di una banda giunta in Piazza nella festa di Santa Cecilia
Il Papa in ascolto di una banda giunta in Piazza nella festa di Santa Cecilia   (@VATICAN MEDIA)

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22 novembre 2025, 10:37