Il Papa: curiamo i legami che ci uniscono per essere operatori di pace

In Turchia Leone XIV, nell’omelia della Messa alla Volkswagen Arena di Istanbul, invita i fedeli cattolici all’“impegno sincero di una vita buona” e a prendersi cura dei "tre ponti": quello dentro la loro comunità, con le tradizioni latina, armena, caldea e sira, quello dei rapporti ecumenici con gli altri cristiani, e quello dell’incontro con “i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre religioni”. Nel mondo, ricorda, troppo spesso la religione è usata per giustificare guerre e atrocità

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Nella sua prima Messa pubblica celebrata al di fuori dell’Italia, nel suo primo viaggio apostolico, per la prima domenica d’Avvento, Papa Leone XIV, nella Volkswagen Arena di Istanbul, fa sue le parole del profeta Isaia e la sua immagine “di un mondo in cui regna la pace”. Una Celebrazione alla quale assistono più di 4 mila persone, venute tutta la Turchia (Türkiye), da Ankara e Bursa, da Smirne e Konya, dall’Anatolia e dal Mar Nero, ma anche da altre settanta nazioni, il patriarca ecumenico Bartolomeo che partecipa accanto al Papa alla processione d’ingresso, altri patriarchi e guide delle altre Confessioni cristiane. Il Pontefice, nella sua omelia in inglese, descrive il nuovo mondo come il profeta: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”.

Quanto sentiamo urgente, oggi, questo richiamo! Quanto bisogno di pace, di unità e di riconciliazione c’è attorno a noi, e anche in noi e tra noi!

LEGGI QUI IL TESTO DELL'OMELIA DI PAPA LEONE XIV

La processione d'ingresso della Celebrazione: Papa Leone XIV e il patriarca Bartolomeo I
La processione d'ingresso della Celebrazione: Papa Leone XIV e il patriarca Bartolomeo I   (@Vatican Media)

Sforzi per l’unità a tre livelli

Come rispondere anche noi a questa esigenza? si chiede Leone XIV davanti all’altare, sul palco dominato da una grande croce bianca, in una Celebrazione impreziosita cda suggestivi canti come il Salmo responsoriale in aramaico, intonato nella forma caldea. E utilizza l’immagine del ponte, presente anche nel logo del viaggio, che rimanda al grande viadotto dei Dardanelli, che, attraversando lo stretto del Bosforo, unisce i continenti di Asia ed Europa. Ricorda che nel tempo si sono aggiunti altri due passaggi, creando così “Tre grandi strutture di comunicazione, di scambio, di incontro”. Strutture imponenti, “eppure tanto piccole e fragili, se paragonate agli immensi territori che collegano”.

Il loro triplice stendersi attraverso lo Stretto ci fa pensare all’importanza dei nostri sforzi comuni per l’unità a tre livelli: dentro la comunità, nei rapporti ecumenici con i membri delle altre Confessioni cristiane e nell’incontro con i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre religioni. Prenderci cura di questi tre ponti, rafforzandoli e ampliandoli in tutti i modi possibili, è parte della nostra vocazione ad essere città costruita sul monte.

La gioia del bene è contagiosa

Un monte che il profeta definisce “luogo di luce e di pace”. E che è simbolo, per il Pontefice, del “nostro essere Chiesa”. Alla vigilia della festa di Sant’Andrea, “apostolo e patrono di questa terra”, Leone XIV ricorda ai fedeli del piccolo gregge dei cattolici turchi, rappresentati dalle migliaia festanti nella struttura polivalente che fa parte del complesso culturale Uniq di Istanbul, che la bellezza di Sion, città sul monte, ci rammenta che la gioia del bene è contagiosa. Ai tanti che lo hanno atteso nell’arena coperta inaugurata 10 anni fa, intonando “Jesus Christ you are my life”, l’inno della Gmg del 2000, e l’inno del Viaggio, il Papa evidenzia l’invito, per tutti “a rinnovare nella fede la forza della nostra testimonianza”. Con l’entusiasmo di Sant’Andrea, che favorisce l’incontro del fratello san Pietro con Gesù, e lo zelo di Giovanni il Battista che porta al Signore lo stesso Andrea e Giovanni l’apostolo. E infine la predicazione calorosa di Sant’Ambrogio, che conduce a Cristo Sant’Agostino.

Carissimi, se vogliamo davvero essere di aiuto alle persone che incontriamo, vigiliamo su noi stessi, come ci raccomanda il Vangelo: coltiviamo la nostra fede con la preghiera e i Sacramenti, viviamola coerentemente nella carità, gettiamo via – come ci ha detto San Paolo nella seconda Lettura – le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

Il palco dell'altare durante la Santa Messa
Il palco dell'altare durante la Santa Messa   (@Vatican Media)

Tenersi pronti con l’impegno sincero di una vita buona

Riferendosi al Vangelo di Matteo, proposto dalla Liturgia, Leone XIV, invita tutti i fedeli a tenersi pronti “con l’impegno sincero di una vita buona, come ci insegnano i numerosi modelli di santità di cui è ricca la storia di questa terra”.


La comunione tra le diverse tradizioni liturgiche cattoliche

Tornando all’immagine dei tre ponti, il Pontefice sottolinea che il primo legame di comunione che ha bisogno di “manutenzione”, per non essere indebolito dal tempo e perché le fondamenta restino salde, è quello delle quattro diverse tradizioni liturgiche presenti nella Chiesa che è in Turchia: latina, armena, caldea e sira, “ciascuna apportatrice di una propria ricchezza a livello spirituale, storico e di vissuto ecclesiale”

La condivisione di tali differenze può mostrare in modo eminente uno dei tratti più belli del volto della Sposa di Cristo: quello della cattolicità che congiunge.

L’invito di Papa Leone è di chiedere a Dio il dono di cementare questa unità attorno all’altare, ma sforzarsi poi di realizzarla nella storia.

Fedeli partecipanti alla Messa nella Volkswagen Arena
Fedeli partecipanti alla Messa nella Volkswagen Arena   (@Vatican Media)

Rinnoviamo oggi il nostro “sì” all’unità tra i cristiani

Il secondo vincolo di comunione, suggerito dalla liturgia, è quello ecumenico, ricorda il Pontefice, che saluta “con viva riconoscenza” tutti i rappresentanti delle altre Confessioni cristiane presenti. E fa riferimento alla preghiera a Iznik, l’antica Nicea, per la commemorazione dei 1700 del primo Concilio ecumenico della storia.


Anche questa è una via lungo la quale da tempo camminiamo insieme, e di cui fu grande promotore e testimone San Giovanni XXIII, legato a questa terra da vincoli intensi di affetto reciproco.

Papa Leone XIV, dopo aver chiesto, con le parole di Papa Giovanni nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II “che si compia il grande mistero” dell’unità chiesta da Cristo al padre prima del suo sacrificio, rinnova con tutta la Chiesa

il nostro “sì” all’unità, «perché tutti siano una sola cosa»  “ut unum sint”

Rappresentanti delle altre Confessioni cristiane presenti alla Celebrazione
Rappresentanti delle altre Confessioni cristiane presenti alla Celebrazione   (@Vatican Media)

No alla fede usata per la guerra. "Chi non ama, non conosce Dio"

L’ultimo legame, prosegue il Pontefice, richiamato dalla Parola, è “quello con gli appartenenti a comunità non cristiane”. Viviamo, sottolinea, “in un mondo in cui troppo spesso la religione è usata per giustificare guerre e atrocità”. Ma noi però sappiamo che, come ricorda il Concilio Vaticano II nella Dichiarazione Nostra Aetate, “l’atteggiamento dell’uomo verso Dio Padre e quello dell’uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice, nella prima lettera di Giovanni: ‘Chi non ama, non conosce Dio’”

Perciò vogliamo camminare insieme, valorizzando ciò che ci unisce, demolendo i muri del preconcetto e della sfiducia, favorendo la conoscenza e la stima reciproca, per dare a tutti un forte messaggio di speranza e un invito a farsi “operatori di pace”

Sono valori che Leone XIV invita a trasformare in propositi per il tempo di Avvento e la propria vita, perché “I nostri passi si muovono come su un ponte che unisce la terra al Cielo e che il Signore ha steso per noi”. La richiesta finale è quella di tenere gli occhi fissi sulle due sponde del ponte “per amare con tutto il cuore Dio e i fratelli, per camminare insieme e per poterci ritrovare, un giorno, tutti, nella casa del Padre”.

Guarda il video integrale della Messa ad Istanbul

Palinuro: i cristiani turchi costruiscano ponti di fraternità

Nel suo saluto al termine della Messa, il vicario Apostolico di Istanbul, monsignor Massimiliano Palinuro, ringrazia il Papa perché quale vero “Pontefice”, costruttore di ponti, “ci ha incoraggiato con la parola e con l’esempio ad abbattere i muri dell’inimicizia e a costruire ponti di fraternità perché noi cristiani pellegrini in questa ‘Terra Santa di Turchia’ possiamo essere operatori di giustizia e di pace”. Ricorda che nel Paese il cammino verso la piena comunione nella Chiesa “progredisce sotto la guida saggia del Patriarca Bartolomeo”. E che dove Cristianesimo e Islam da secoli convivono in un mosaico di culture, “impariamo a conoscere le reciproche ricchezze e a vivere da fratelli, abbattendo i muri di secolari pregiudizi”. Infine ringrazia Leone XIV per aver portato a compimento il dono della casa dei pellegrini a Nicea, voluta da Papa Francesco, quale segno giubilare.

Dopo le sue parole, una coppia dona a Leone un calice finemente decorato. "È il risultato - precisa il presule - della raccolta tra le nostre povere comunità. È fatto di argento, ma è un dono ecumenico molto significativo. È stato realizzato da un sacerdote apostolico armeno". Rappresenta infatti i sei apostoli che hanno predicato il Vangelo in Turchia: San Pietro, San Paolo, Sant’Andrea, San Giovanni, San Bartolomeo e San Filippo. "Quando Lei pregherà con questo calice - conclude -, si ricordi di noi". Il Pontefice ha donato un calice e una patena in argento, oro e cristallo di rocca, con inciso il testo greco del Credo di Nicea. Un dono realizzato con la partecipazione del Capitolo della Basilica di San Pietro. 

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29 novembre 2025, 15:53