Un lavoratore dell'Ordine di Malta Libano assiste un anziano (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon) Un lavoratore dell'Ordine di Malta Libano assiste un anziano (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)

Il Papa in Libano, l'Ordine di Malta: "Un segno di speranza per l'intero Medio Oriente"

Oumayma Farah, direttrice dello Sviluppo e della Comunicazione dello Smom nel Paese dei Cedri, racconta la fragile situazione umanitaria nella regione, tra un conflitto le cui ripercussioni si protrarranno per decenni e il taglio dei fondi internazionali. L’avvento di Leone XIV rappresenta “un enorme messaggio di sostegno a queste comunità”

Isabella H. De Carvalho – Città del Vaticano

"Proprio mentre parliamo, posso sentire i droni". Le parole di Oumayma Farah, direttrice dello Sviluppo e della Comunicazione dell’Ordine di Malta in Libano, sintetizzano la condizione di costante "stress e paura" vissuta dalla popolazione libanese, aggravata dal più recente attacco di ieri, domenica 23 novembre, quando Israele ha colpito il sud della capitale Beirut, colpendo un edificio nel quartiere di Dahieh e uccidendo almeno cinque persone, oltre a ferirne più di venti. In questo contesto, la visita di Papa Leone XIV nel Paese dei Cedri, in programma dal 30 novembre al 2 dicembre, rappresenta "un messaggio di speranza" per tutto il Medio Oriente e un segno di sostegno a tutte le comunità che vi abitano, afferma Farah ai media vaticani a pochi giorni dall'arrivo del Pontefice.

Il Libano ha affrontato diverse crisi negli ultimi decenni e ancora oggi il Paese rimane fragile. Può darci una panoramica della situazione umanitaria sul campo?

La situazione umanitaria non è migliorata molto negli ultimi sei anni, dopo la crisi socio-economica e le molteplici crisi che sono seguite al 2019. C’è stata l’esplosione a Beirut nel 2020 e il conflitto con Israele nel 2024, tutto ciò in mezzo alla pandemia e anche alla crisi dei rifugiati siriani in Libano. Oggi la situazione non si è evoluta; al contrario, è peggiorata a causa dell’ultima guerra, che avrà ripercussioni per i prossimi decenni. Si sono registrate molte devastazioni, nei sobborghi di Beirut, nel sud del Paese e nella zona della Bekaa. Ciò influisce sul resto del Paese e sull’intera situazione economica. Inoltre, oltre 100 mila persone sono state sfollate e non possono tornare alle loro case a causa del conflitto. Ancora più importante, c’è anche stata una diminuzione dei fondi internazionali per aiutare il Libano. Ad esempio, l’UNHCR ha tagliato il sostegno ai rifugiati siriani nel Paese.

Le mense mobili dell'Ordine di Malta in Libano distribuiscono pasti agli studenti più bisognosi (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)
Le mense mobili dell'Ordine di Malta in Libano distribuiscono pasti agli studenti più bisognosi (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)

Un anno fa, nel novembre 2024, è stato firmato un cessate il fuoco tra Israele e Libano, ma le tensioni restano elevate e si sono verificate diverse violazioni. È cambiato la condizione per la popolazione libanese nell’ultimo anno?

La situazione non si è evoluta perché questo conflitto è arrivata in mezzo a tutte le crisi che si erano accumulate negli ultimi sei anni. Aggiungerei anche negli ultimi cinquant’anni, perché dall’inizio della guerra civile in Libano [1975–1990, ndr], abbiamo assistito a vari conflitti e crisi. Ci sono ancora tensioni tra Hezbollah e Israele. Molte persone non possono tornare nelle loro case, soprattutto lungo il confine meridionale. Dal cessate il fuoco a oggi ci sarebbero state oltre cento violazioni, specialmente nel Sud. L’Ordine di Malta, ad esempio, ha un centro nel villaggio di Yaroun, proprio al confine meridionale, al quale non possiamo più accedere, e non sappiamo quando potremo tornarci. Proprio mentre parliamo posso sentire i droni, e l’intera popolazione vive costantemente sotto stress e paura, senza sapere quando potrebbe avvenire una nuova escalation. Tutti tengono le valigie pronte per fuggire nel caso in cui il conflitto riprenda. La situazione è sicuramente peggiorata sul piano umanitario e socioeconomico, ma abbiamo ancora un po’ di speranza, viste alcune novità a livello regionale e nazionale. Abbiamo ora un nuovo presidente della Repubblica e un nuovo governo. Abbiamo visto anche cambiamenti nella vicina Siria.

Quali sono state le reazioni all’annuncio della visita di Papa Leone?

L’annuncio della visita del Pontefice è certamente un messaggio di speranza per l’intera regione, perché non dimentichiamo che il Libano, questo piccolo Paese, è alle porte del Medio Oriente. È un ponte tra Oriente e Occidente, tra cultura europea e cultura mediorientale. I cristiani — in Siria, in Giordania, in Iraq, in Israele e in Palestina — stanno diminuendo. Anche se in Libano sono diminuiti, restano una parte importante della popolazione, e sono liberi. Hanno un grande ruolo da svolgere come pilastro per tutti i cristiani della Terra Santa, la terra di Cristo, dove Egli ha predicato, dove sua madre lo attendeva a Maghdouché [un santuario mariano nel sud del Libano, ndr]. La visita di Papa Leone — soprattutto perché è il suo primo viaggio internazionale e ha scelto di venire in Libano — è un enorme messaggio di sostegno a queste comunità.

L'unità medica mobile dell'Ordine di Malta in Libano nel villaggio di confine meridionale di Yaroun dopo la guerra (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)
L'unità medica mobile dell'Ordine di Malta in Libano nel villaggio di confine meridionale di Yaroun dopo la guerra (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)

Che impatto potrebbe avere questo viaggio nella promozione della pace e della stabilità in Libano e nell’intera regione?

Il viaggio è anche un messaggio di stabilità per il Libano e per la popolazione della regione; è un messaggio di coraggio e di rafforzamento della fede. Credo che la sua visita riecheggi anche quella di Giovanni Paolo II, quando disse che il Libano non è una nazione ma un messaggio per il mondo. Se si guarda al programma del viaggio, ogni evento ha un significato forte. Ad esempio, l’incontro ecumenico e interreligioso [che si terrà l'1 dicembre a Piazza dei Martiri a Beirut, ndr] che richiama il Documento sulla Fratellanza Umana firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar. Il Libano è una terra in cui questa convivenza non è solo scritta sulla carta; è vissuta ogni giorno dalla popolazione. L’Ordine di Malta, ad esempio, lavora fianco a fianco con tutte le denominazioni religiose.

Il Papa pregherà anche nel luogo dell’esplosione del porto di Beirut del 2020. Qual è il significato di questo gesto?

Si tratta di un evento molto importante, e di una tappa potente. Ancora di più perché sarà una preghiera silenziosa. Di fronte alla sofferenza, non ci sono parole. Sarà un momento di preghiera per le famiglie che hanno perso i propri cari e anche in favore della giustizia, perché non dimentichiamo che oggi, quasi sei anni dopo l’esplosione, essa non è ancora stata fatta per le persone che hanno perso tutto. Un altro momento importante sarà il suo incontro con i giovani a Bkerke. Essi sono emigrati negli ultimi sei anni a causa della mancanza di opportunità. Il Papa parlando loro porterà un messaggio di speranza e resilienza. Sarà un invito a credere in questo Paese e a restare qui per costruire una vera nazione. Anche la sua tappa all’Ospedale De La Croix a Jal Ed Dib sarà significativa. Visiterà il quinto piano, che chiamiamo “Padiglione Saint-Dominique”. Lì lavoriamo a stretto contatto con le suore della Croce e altri volontari. Chi vive lì ha disabilità fisiche e mentali, quindi sono tra le persone più emarginate della società. Spesso sono state abbandonate anche dalle loro famiglie. Sono le suore a prendersi cura di loro. E naturalmente, la sua visita alla tomba di San Charbel Makhluf sarà importante, perché è un santo conosciuto a livello internazionale, non solo dai libanesi. Il Papa sta inserendo tale santuario nella mappa internazionale, e questo è molto significativo.

I campi vacanze dell'Ordine di Malta per persone con disabilità (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)
I campi vacanze dell'Ordine di Malta per persone con disabilità (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)

Che tipo di lavoro sta svolgendo l’Ordine di Malta per aiutare la popolazione ad affrontare le varie crisi che colpiscono il Paese?

L’Ordine di Malta è presente in Libano da 60 anni e molto attivo nelle sue regioni e aree remote dagli anni ’80. Abbiamo rafforzato molto il nostro lavoro dall’inizio delle crisi nel 2019. Oggi abbiamo 60 progetti e programmi su tutto il territorio, in tre settori principali. Il primo è l’assistenza sanitaria primaria: siamo leader in termini di consultazioni sovvenzionate e copriamo circa il 20% del fabbisogno. La popolazione non può permettersi di andare in cliniche private e, poiché lo Stato non offre tali servizi, si rivolge alla società civile, che ha svolto un ruolo importante nell’accompagnare la popolazione. Oggi, dal 70 all’80% della popolazione è caduta in povertà, e la maggior parte di queste persone appartiene alla classe media. Noi stiamo accanto alle popolazioni vulnerabili, poiché siamo apolitici e aperti a tutti. Lavoriamo secondo il nostro motto: “Non ti chiedo la tua razza, colore o religione, ma dimmi qual è la tua sofferenza.” Siamo attivi anche nel settore dell’assistenza sociale. Aiutiamo gli anziani, i bambini e anche le persone più emarginate, cioè quelle con disabilità. Infine, negli ultimi quattro anni siamo entrati anche nel settore della sicurezza alimentare e dell’agricoltura. Abbiamo sette centri nel Paese. Sosteniamo i piccoli agricoltori non solo offrendo loro mezzi per nutrirsi e mantenersi economicamente autonomi, ma anche per radicarli nella loro terra. Questo è ciò che è importante nel lavoro dell’Ordine di Malta: non solo una risposta umanitaria o di sviluppo, ma anche un modo per proteggere ciò che san Giovanni Paolo II disse, ovvero che il Libano è un messaggio per il mondo. Stiamo cercando di dare alle persone la possibilità di restare nella loro terra.

Il cardinale Parolin nel 2024 con persone con disabilità e le suore della Croce durante un campo vacanze dell'Ordine di Malta presso un centro a Chabrouh (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)
Il cardinale Parolin nel 2024 con persone con disabilità e le suore della Croce durante un campo vacanze dell'Ordine di Malta presso un centro a Chabrouh (Lebanese Association of the Knights of Malta, Order of Malta Lebanon)

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24 novembre 2025, 17:30