Santa Sede - Stati Uniti: simposio sulla libertà religiosa
La persistente e fondamentale collaborazione tra Santa Sede e Stati Uniti sulla strada della promozione della dignità umana e della tutela della libertà religiosa. Questo il filo conduttore del simposio organizzato in Vaticano dal titolo "Pathways to Achieving Human Dignity. Partnering With Faith-Based Organizations". Un dato su tutti: 250 milioni di persone perseguitate nel mondo per la loro fede e vittime della trappola della tratta.
Nel suo intervento il segretario per i Rapporti con gli Stati l'arcivescovo Paul Gallagher ha ribadito che l’obiettivo della "collaborazione con gli Stati Uniti è costruire una società che sia davvero tollerante e inclusiva e salvaguardare la dignità e i diritti inalienabili di ogni persona umana". Tre le questioni affrontate. La prima è promuovere il diritto fondamentale alla libertà religiosa. "Come Papa Francesco ha affermato a Rabat, 'la libertà di coscienza e la libertà religiosa [...] sono inseparabilmente legate alla dignità umana'. La libertà di religione è un principio fondamentale che scaturisce dalla natura umana e al tempo stesso una realtà esistenziale nella vita di ogni persona. Purtroppo - ha notato il segretario - è minacciata sia come principio sia nell’esperienza vissuta di troppe persone. 'Nel mondo attuale — ha osservato Papa Francesco con un po’ di tristezza — la libertà religiosa spesso viene più affermata che messa in pratica' ". Facendo riferimento poi al Documento comune sulla “Fratellanza umana" firmato ad Abu Dhabi, il 4 febbraio di quest’anno, da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb il segretario Gallagher ha sottolineato sia il punto relativo al non incitamento delle religioni alla guerra e all'odio, sia quello che si riferisce all'ineludibile necessità di sviluppare e rispettare il principio di piena cittadinanza per tutti a prescindere dalla singola appartenenza religiosa.
Prezioso sarebbe - ha detto - lo sviluppo di "una rete internazionale di leader religiosi e di persone di buona volontà per costruire tolleranza, fratellanza e un sano pluralismo. Le religioni hanno il diritto e il dovere di mostrare chiaramente che è possibile costruire una società in cui 'un sano pluralismo, che davvero rispetti gli altri ed i valori come tali' sia un 'prezioso alleato nell’impegno per la difesa della dignità umana [...] e una via verso la pace nel nostro mondo' (cfr. Papa Francesco, Evangelii gaudium, nn. 255 e 257). "La principale enfasi - ha precisato - per quanto riguarda la libertà religiosa, non deve essere politica o ideologica: la preoccupazione principale deve essere quella di proteggere efficacemente i diritti umani e le libertà fondamentali e di promuovere la pacifica coesistenza e società inclusive, in cui le persone possano esprimere le loro credenze liberamente, senza temere censure da parte del pensiero comune e dove le minoranze siano pienamente rispettate".
La seconda questione è combattere la tratta di esseri umani "una delle realtà più buie e più riprovevoli nel mondo attuale". Gli sforzi devono essere efficaci ha detto l'arcivescovo Paul Gallagher rammentando quanto fa la Santa sede insieme alla Chiesa cattolica e quanto le guerre aumentino il rischio di schiavizzare le persone."Abbiamo bisogno" ha dichiarato, di persone coraggiose e impegnate al fianco delle vittime e abbiamo bisogno di "leader coraggiosi per prendere decisioni appropriate ".
Infine l'ultima questione è il fornire assistenza umanitaria. Anche qui in evidenza l'opera della santa sede e della Chiesa cattolica attraverso la loro rete di agenzie caritative, specialmente nelle aree di conflitto armato o di altre crisi politiche, sociali o economiche. "Nel distribuire aiuti" ha spiegato. "le agenzie e gli enti cattolici non fanno distinzione per quanto riguarda l’identità religiosa o etnica delle persone che hanno bisogno di assistenza e cercano sempre di dare la priorità a chi è più vulnerabile e più bisognoso. Le agenzie cattoliche ricevono fondi attraverso gli appelli promossi dalle conferenze episcopali nazionali, donazioni private di fedeli cattolici e, talvolta, attraverso la loro collaborazione con governi e organizzazioni internazionali. La Santa Sede apprezza questa collaborazione. Tuttavia - ha tenuto a sottolineare l'arcivescovo - in alcuni casi i finanziamenti governativi sono condizionati da considerazioni ideologiche non sempre compatibili con i principi e le convinzioni religiosi. Sarebbe un atto invadente da parte di un donatore imporre la sua cultura, i suoi valori, la sua ideologia e le sue politiche, erodendo le tradizioni, la storia e i valori religiosi e morali delle persone che intende aiutare" .
Al Simposio Vaticano è intervenuto anche il Segretario di Stato americano Michael Pompeo. Quando si tratta di difendere la dignità umana, "la posta in gioco oggi è probabilmente più alta di quanto non lo fosse anche durante la Guerra Fredda", ha detto, "perché le minacce nei suoi confronti sono più diverse e più numerose". Le radici della repressione religiosa, ha aggiunto, affondano in regimi autoritari che "non accetteranno mai un potere superiore al proprio", causando "attacchi alla dignità umana". Ecco perché, ha aggiunto, "dobbiamo esercitare la nostra voce morale per affrontarli,. Le questioni fondamentali della dignità umana e della libertà religiosa, ha detto il Segretario di Stato americano, "trascendono la politica quotidiana".
Dopo gli interventi di diplomatici e rappresentanti di organizzazioni religiose, il simposio si è concluso nel pomeriggio con l’intervento del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin che innanzitutto ha riconosciuto la partecipazione della organizzazioni religiose al simposio - la Comunità di Sant'Egidio, Aiuto alla Chiesa che Soffre, la Fondazione Adyan, la Fondazione AVSI, Caritas Internationalis e Talitha Kum, ringraziandole per il loro contributo. Poi ha rimarcato quali siano i tratti distintivi della cooperazione della Chiesa con gli Stati e le organizzazioni religiose: "Pace, dignità umana e giustizia sociale, lotta alla povertà e promozione dello sviluppo sostenibile".
Il Cardinale ha sottolineato inoltre come la libertà religiosa sia un diritto umano fondamentale e come gli abusi in questo campo "rimangono una delle più grandi sfide globali". Citando infine Papa Francesco, il Segretario di Stato vaticano rimarcato che "togliere la libertà di coscienza è il primo passo per togliere la libertà di culto". Le sfide sono molte e grandi, ha detto, "ma le affrontiamo con fede e impegno. Sappiamo che Dio è con noi quando ci impegniamo a promuovere la dignità umana".
Ma dove porta questa strada per ottenere la dignità umana? A margine del Simposio, Sean Lovett lo ha chiesto a Sam Brownback, ambasciatore Usa per la libertà religiosa:
R. – La strada ci porta a una maggiore dignità umana. La Chiesa cattolica è stata favolosa perché ha preso posizione per questa preziosa, unica, inappuntabile bellezza che è ciascuna ed ogni vita e anima, ovunque sia e chiunque sia e a qualunque condizione appartenga. E’ una bellissima filosofia, ma nella pratica rileviamo che ci sono tante difficoltà visto che le persone vengono perseguitate per la loro fede. Alcune persone non hanno la possibilità di accedere a uno sviluppo e una crescita perché non hanno opportunità di istruzione o economiche; alcune persone diventano vittime del traffico di persone, altre vengono rapite e inserite in un sistema di schiavitù … Quindi, si tratta di aprire quei passaggi in modo che le persone possano sperimentare pienamente la dignità umana o quantomeno procedere sulla strada di una maggiore dignità umana.
Quindi, a livello concreto, quando lei si rivolge alle comunità locali: come si possono coinvolgere le comunità locali? Le persone pensano: “Ma io, cosa posso fare per far progredire questa causa della libertà religiosa?”
R. – Se vivi in un Paese democratico, puoi fare pressione sui legislatori affinché si impegnino per il rispetto della libertà religiosa. Puoi dire: “Guarda, noi possiamo fare pressione su questo e se tu vuoi, puoi intervenire nella ricerca delle persone perseguitate nei vari luoghi del mondo dove questo avviene, per aiutarle”. Ci sono parrocchie negli Stato Uniti che hanno contribuito alla ricostruzione delle chiese che nell’Iraq del Nord sono state distrutte dall’Is: raccolgono fondi e aiutano a ricostruire le chiese ma anche le vite e le case, in luoghi come quelli. Tu stesso puoi prendere coscienza della situazione e quindi puoi ospitare persone nella tua chiesa come per esempio persone che vengono dalla Nigeria, vittime degli attentati alle chiese; o chi viene dall’India, che subiscono attentati alla loro comunità. Così prendi coscienza e questa consapevolezza ti aiuterà a insegnare e a mostrare ad altre persone come pregare e cosa possiamo fare con le nostre mani, per affrontare questa situazione.
Quindi, la consapevolezza apre all’azione?
R. – Sì, è così. E mi dispiace dire che le persone prendono coscienza di questo fatto ma come lei si chiedono: “Ma io, cosa posso fare?”, quasi a dire “non vedo cosa o come potrei fare”; invece, ci sono tante cose che le persone possono fare, e anche con una certa regolarità. Da qui, io vado in Marocco dove si svolgerà una Conferenza dell’agenzia americana per lo sviluppo internazionale, in Iraq con il governo e con altri, su come ricostruire i siti del patrimonio religioso e come raccogliere fondi. Io spero che riusciremo a coinvolgere molte persone con un buon crowd-funding e così poter ricostruire nel mondo chiese e luoghi di culto distrutti o trascurati nel corso degli anni nel mondo, in modo che le persone possano tornare a utilizzarli.
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