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Buonomo: dal Covid alle armi, uno Stato non può fare da solo

Assicurare a tutti i vaccini senza infrangere le regole dei brevetti si può fare: esistono le regole che prevedono l’eccezionalità. E’ quanto sottolinea, tra l’altro, il rettore della Lateranense e ordinario di Diritto internazionale Vincenzo Buonomo, commentando il forte richiamo di Francesco alla comunità internazionale – nel discorso al Corpo diplomatico – perché le grandi sfide non ammettono disattenzioni

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Un’occasione propizia “per guardare insieme alle luci e alle ombre del nostro tempo”: così il Papa ha parlato dell’udienza al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede di questa mattina  – che ha definito “incontro di famiglia”.  

La diplomazia tra conflittualità e diritto

Tante e significative le sollecitazioni di Francesco nell’ambito della diplomazia che ha lo scopo – ha ribadito – di “aiutare a mettere da parte i dissapori della convivenza umana, favorire la concordia e sperimentare come, quando superiamo le sabbie mobili della conflittualità, possiamo riscoprire il senso dell’unità profonda della realtà”. Tra le urgenze indicate dal Papa ci sono la pandemia; le proxy war, le armi, in particolare quelle nucleari; le migrazioni; le tematiche ambientali; l’educazione. Le ripercorre al nostro microfono il rettore dell’Università Lateranense Vincenzo Buonomo, esperto della Santa Sede alle riunioni del Consiglio dei Diritti dell’Uomo e del Comitato Consultivo sui diritti umani dell’ONU e al Comitato Direttivo dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa:

Ascolta l'intervista con Vincenzo Buonomo

Professore, in che modo il diritto internazionale viene chiamato in causa da questo discorso di Papa Francesco?

L’aspetto essenziale è quello di evitare che ci possano essere questioni disattese, delle disattenzioni da parte della comunità internazionale rispetto alle grandi sfide che in questo momento bisogna arginare, bisogna fronteggiare. Da un lato, il covid, dall’altro, la questione della sicurezza e dei conflitti, e dall’altro ancora la questione migranti, il problema legato allo spostamento di popolazioni.

Che dire delle sfide a livello giuridico cui accenna il Papa?

Sul piano della pandemia, credo che l’aspetto più interessante sia questa richiesta - formulata non ipoteticamente ma direttamente - all’Organizzazione Mondiale della Sanità e all’Organizzazione Mondiale per la Proprietà intellettuale, di garantire che ci possa essere una riproducibilità del vaccino e quindi abbattendo i monopoli attualmente tenuti dall’industria farmaceutica. Adesso ci stiamo accorgendo che vaccinando un miliardo e mezzo di persone non eliminiamo i problemi legati alla pandemia, perché gli altri sei miliardi e mezzo, rischiano di essere un ulteriore focolaio per i virus e le sue varianti. E la questione può essere tranquillamente affrontata utilizzando, appunto, le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che prevedono, in caso di necessità, che ci possa essere una sospensione dei diritti derivanti dai brevetti.

E’ forte il richiamo al multilateralismo e anche ai rischi che attentano a questo tipo di approccio …

E certo, perché in questo caso il riferimento al multilateralismo significa portare direttamente nell’ambito di queste organizzazioni competenti una questione essenziale. Non può farlo il singolo Paese: necessariamente devono farlo le organizzazioni internazionali che sono preposte. Analogamente, dal punto di vista del tema “pace e sicurezza”, il Papa pone il problema degli accordi sulla riduzione e sul non-utilizzo di alcuni armamenti che, invece, in questo momento sono nella cosiddetta autonoma disponibilità degli Stati. Il Papa ritiene che questi armamenti, per i loro effetti, vadano necessariamente controllati da organi internazionali. Il multilateralismo in questo senso diventa un elemento inclusivo e non esclusivo e lo diventa non solo per gli Stati ma anche per i problemi.

Si apre anche a un discorso che va oltre, forse, il multilateralismo, toccando forme di governance globale, su alcune tematiche chiave …

Certo, soprattutto il tema dei conflitti perché in questo momento il Papa sottolinea, per esempio, tutta la questione delle cosiddette "guerre per procura" o conflitti per procura che in questo momento rappresentano l’effettivo problema di tanti conflitti interni a singoli Paesi e a singole aree. Ci si combatte all'interno ma per interessi esterni di attori che riescono ad avere, proprio all’interno di questi Paesi o di queste aree, un controllo, magari attraverso milizie locali e senza, cioè, riferimento agli eserciti regolari. Questo sta diventando un po’ un modo ulteriore per accrescere la mancanza di sicurezza a livello internazionale.

Forte anche il richiamo al 2022 come un anno per portare avanti il discorso sulla "casa comune", sulle problematiche ambientali …

Il Papa riprende i temi di COP26 e li riprende in modo obbligante rispetto al prossimo appuntamento del COP27, che si terrà a novembre prossimo in Egitto: quindi, credo che anche questo imponga una riflessione sugli strumenti giuridici esistenti che possono essere utilizzati per poter garantire modalità diverse alla comunità internazionale. C’è poi il riferimento al tema dell’educazione a tutte queste realtà: cioè, se non c’è un’educazione e una formazione specifica, evidentemente tutti questi obiettivi non potranno essere non solo raggiunti, ma neanche percorsi. Quindi l’idea che nei contesti in cui è impedita una formazione, un’educazione, ci si interroghi e si torni a pensare all’elemento essenziale, cioè la persona che si forma e diventa competente per poter agire a vantaggio del bene comune.

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10 gennaio 2022, 16:15