Alle origini del Giubileo, il suono dello Jobel

Lo Shofar, un corno di montone utilizzato nella tradizione ebraica per annunciare l’inizio di alcune feste sacre, è alla base della parola “Giubileo”. Al suono di questo strumento sono collegati episodi salienti della storia della salvezza: dal sacrificio di Abramo alla promulgazione dei Dieci comandamenti. Il rabbino Di Segni: “dallo Jobel un messaggio sociale di giustizia ed equità”

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

Rimanda all’udito la parola Giubileo. Richiama infatti il caratteristico suono penetrante del corno di montone o ariete, lo shofar, che nella tradizione biblica segna l’inizio di alcune feste sacre per l’ebraismo come il Rosh haShanah, il capodanno ebraico o lo Yom Kippur, giorno dell’espiazione. Lo strumento è menzionato spesso nella Torah, nel Talmud e nella successiva letteratura rabbinica.

La fede di Abramo

Nella tradizione un corno di ariete veniva suonato per ricordare la fede di Abramo sul monte Moriah quando il Patriarca non si sottrasse al sacrificio del figlio Isacco. Un ariete impigliato con le corna in un cespuglio fu infatti il segno che Dio aveva gradito la sua obbedienza.

Il suono dello jobel
Il suono dello jobel

Un sabato lungo 12 mesi

Il suono del corno annuncia nella Bibbia un’altra grande solennità: lo Jobel. Questa parola significa letteralmente “ariete”, “montone”. Secondo la prescrizione contenuta al capitolo 25 del Libro del Levitico, ogni sette settimane di anni, nel cinquantesimo anno la “tromba dell’acclamazione” avrebbe dovuto squillare per proclamare un "sabato" lungo dodici mesi in cui la terra dovesse riposare, i debiti venissero condonati e i beni tornassero alla proprietà originaria.

I suoni dello Shofar

Quattro i suoni caratteristici dello Shofar: la Tekiah, una nota lunga lunga e maestosa, evoca una convocazione solenne; lo Shevarim, costituito da tre note di media lunghezza, simili al suono di un pianto, richiama la fragilità umana e invita a riflettere sulle azioni passate; il T'ruah blast, una serie di note brevi e spezzate, ricordano un allarme urgente a svegliarsi dal sonno spirituale. Nella festa di Rosh haShanah i tre suoni vengono combinati nella Tekiah gedolah, o “Grande tekiah, a significare un appello al cambiamento duraturo e alla redenzione.

Jobel
Jobel

Lo Shofar è dunque un monito a riflettere sulla propria vita, a cercare il miglioramento ed è realizzato secondo un processo artigianale che prevede l'asportazione della parte interna del corno del montone, e la successiva lucidatura.

L’anno di grazia del Signore

La pratica del Giubileo è sempre stata per Israele legata all’avvento del Messia che secondo i Profeti viene ad inaugurare l’anno di grazia del Signore. “Perché il Giubileo sia applicato si presuppone che tutto il popolo ebraico risieda nella terra di Israele”, spiega a Vatican News il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Shemuel Di Segni. “Questa situazione si interruppe ai tempi del primo esilio fatto dagli Assiri, per cui già sette secoli prima dell'era cristiana il Giubileo fu interrotto”. La cattività babilonese dei Giudei di Gerusalemme ai tempi di Nabucodonosor II è descritta nel Libro dei Re, così come nel Secondo Libro delle Cronache o in quelli di profeti come Esdra, Neemia o nei Salmi che ne fanno esplicito riferimento.

Il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni
Il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni

La promulgazione del Decalogo

“La parola italiana giubileo – prosegue - deriva, attraverso varie trasformazioni in latino, dall'ebraico yōbēl. Troviamo questa parola, per esempio, quando c'è la promulgazione del Decalogo”. «Quando suonerà il corno, allora soltanto essi potranno salire sul monte» si legge nell’Esodo. “Jobel è strettamente collegato al suono che, nell'antichità remota, era il segnale ufficiale che diceva: in questo momento comincia l'anno giubilare”.

Jobel, all'origine del giubileo
Jobel, all'origine del giubileo

La liberazione degli schiavi

Due gli aspetti giuridici legati allo Jobel: il primo è la liberazione degli schiavi. Recita sempre la prescrizione contenuta nel Levitico: «Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; sia presso di te come un bracciante, come un inquilino. Ti servirà fino all'anno del giubileo; allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri. Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d'Egitto; non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi». 

Alle origini del Giubileo. Guarda il video di Andrea Tornielli

Annullamento della proprietà terriera

Il secondo aspetto riguarda “l'annullamento della proprietà terriera: «In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo». “Fa riferimento al sistema biblico secondo il quale”, precisa Di Segni, “quando gli israeliti arrivarono nella Terra promessa, il territorio venne spartito tra le tribù e nell'ambito delle tribù, tra le varie famiglie, per cui ciascuna famiglia aveva un pezzo di terra. Poteva succedere che, a seconda dell'evoluzione dei tempi, dell'economia, qualcuno perdesse tutto, qualcuno accumulasse proprietà. Il Giubileo significava azzerare tutto quanto, cioè ciascuno tornava al suo possedimento originario”.

Il corno di montone da cui si ricava lo jobel
Il corno di montone da cui si ricava lo jobel

Ripartire tutti con le stesse possibilità

“I messaggi che vengono dal Giubileo sono estremamente importanti. Sono quelli della possibilità che viene data a ciascuno di costruire la propria esistenza dignitosamente con un minimo di terra. Anticamente – nota il rabbino capo di Roma - la terra, l'agricoltura, era la fonte principale di sostentamento. Quindi ciascuno doveva avere la sua parte di sostentamento. E se nel corso degli anni qualcuno si arricchiva e qualcuno si impoveriva, il Giubileo serviva a risistemare le cose, a ripartire tutti quanti con le stesse possibilità”.

Il messaggio sociale dello Jobel

C’è poi un messaggio che in qualche modo rimanda all’attualità e ai temi dell’equità sociale e della tutela del creato di cui l’uomo e la donna sono i custodi. “La terra non ci appartiene. La terra ci viene data in dono. La terra appartiene al Signore che decide lui come darla, quanto darla, ma soprattutto la dà equamente. Se avviene l'iniquità tra gli esseri umani, questa iniquità – continua Riccardo Di Segni - deve essere corretta sistematicamente e periodicamente.  È un messaggio sociale di grandissima importanza. È difficile tradurlo nella situazione economica attuale, ma il principio che tutti abbiano la possibilità di partire in modo uguale è fondamentale per stabilire giustizia ed equità nei rapporti sociali”.

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09 aprile 2024, 12:00