“Raising Hope on Climate Change”, un piano dei popoli per alimentare la speranza
L'Osservatore Romano
"Al termine di questa settimana lanceremo un piano d’intenti - il Laudato si’ 10 - invitando i presenti alla Conferenza, e quanti vorranno unirsi a noi, a definire chiaramente i propri obiettivi e a contribuire alla realizzazione della visione e della missione della Laudato si’. Questo impegno collettivo sarà presentato alla prossima Cop30 come Laudato si’ Peoples Determined Commitment - un piano collettivo che può affiancarsi ai Piani ufficiali determinati a livello locale dai diversi Paesi e contribuire al Global Ethical Stocktake", il bilancio delle misure di vario tipo assunte a livello globale per la realizzazione dell’Accordo di Parigi sul clima. Così Lorna Gold, direttrice esecutiva del Movimento Laudato si’, ha illustrato questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede l’obiettivo finale della conferenza Raising Hope on Climate Change, che sarà preceduta domani al Borgo Laudato si’ di Castel Gandolfo dall’evento, al quale presenzierà Papa Leone XIV, dedicato al Cop30 Global Ethical Stocktake, a cui parteciperanno 35 leader religiosi.
La crisi ecologica, crisi di fiducia
La conferenza internazionale è stata organizzata dal Movimento Laudato si’ in stretta collaborazione con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, CIDSE, UISG, Movimento dei Focolari, Ecclesial Networks Alliance. I lavori, ai quali parteciperanno oltre mille persone, continueranno per due giorni. "Viviamo tempi segnati dal pericolo - ha detto il cardinale Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, intervenuto alla conferenza stampa -, viviamo il pericolo di rottura, di non ritorno. Tuttavia, come insegna la poesia, laddove c’è pericolo, nasce il Salvatore. Abbiamo la necessità di recuperare la capacità di venerare e ascoltare la terra. La crisi ecologica è anche, come dice Leone XIV, una crisi di fiducia. Dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo alimentare la speranza. Le richieste che ci vengono dalla base ci ricordano la primazia della dignità dell’essere umano, ci dicono che l’etica deve prevalere sugli interessi contingenti. Speriamo che nella COP30 si prendano decisioni da statisti. Ancora un po’ e non saremo più in grado di tornare indietro".
Un nuovo inizio
Il decimo anniversario della Laudato si’, ha detto suor Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero, "non è un traguardo, ma un nuovo inizio. Ci chiama a un rinnovato impegno, perché sappiamo che le sfide sono ancora enormi: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, le disuguaglianze sociali, le migrazioni forzate, i conflitti che hanno sempre più anche radici ambientali. Eppure, come ricordava Papa Francesco, non possiamo lasciarci rubare la speranza. Il futuro del pianeta, infatti, non è una questione che riguarda solo i governi: riguarda ciascuno di noi, le nostre famiglie, le nostre comunità, il modo in cui produciamo, consumiamo, ci relazioniamo con gli altri e con il creato".
Lavorare tutti per un unico obiettivo
Anche Arnold Schwarzenegger, già governatore della California e presidente dell’Istituto Usc Schwarzenegger, impegnato nella cura dell’ambiente, presente alla conferenza, ha marcato l’importanza dell’impegno personale: "Possiamo raggiungere l’obiettivo, 'terminare' l’inquinamento solo lavorando tutti insieme. La Chiesa cattolica ha fatto cose straordinarie e con i suoi un miliardo e 400 milioni di fedeli, che possono diventare dei 'crociati dell’ambiente', ha una forza eccezionale. Non mettiamo la scusa dei nostri governanti. In California ho messo insieme repubblicani e democratici. Mi davano del pazzo. Mi dicevano che non potevo curare allo stesso tempo economia e ambiente. Eppure ci siamo riusciti, realizzando tantissime cose sotto il profilo ambientale ottenendo risultati straordinari sotto l’aspetto economico. Lo dico a chi incontro: non mettete la scusa del governo federale, rispetto al quale molti mostrano preoccupazione. La questione è cosa puoi fare tu per l’ambiente. Che è tanto: prendete il movimento delle suffragette per il voto alle donne, quello antiapartheid, quello indigeno. Si può fare. Ma bisogna parlare al cuore, non al cervello".
Tuvalu, il Paese più in pericolo al mondo
Cosa che sicuramente ha fatto il ministro degli Affari interni, del Cambiamento climatico e dell’Ambiente di Tuvalu, Maina Talia: "Tuvalu (Paese insulare del Pacifico, fra isole Hawaii e Australia, ndr) è il Paese più in pericolo al mondo. Quello che per altri è una proiezione futura, per noi è un drammatico presente; per noi tutto ciò che va oltre l’1,5 gradi di aumento della temperatura determina la differenza tra la vita e la morte".
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