2025.09.25 IL CINEMA NEL PONTIFICATO DI PIO XII

In Vaticano un convegno sul cinema e Pio XII, nuovi orizzonti di studio

Il legame tra la Santa Sede e la settima arte, negli anni del Pontificato di Papa Pacelli, è stato al centro dei lavori di un convegno alla Casina Pio IV. Monsignor Viganò: l'accesso agli archivi vaticani dal 2020 consente una lettura più profonda di un pontificato spesso soggetto a letture polarizzate

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Non un semplice appuntamento accademico, ma la tappa centrale di un’ampia ricerca storiografica mirata ad indagare la relazione tra la Santa Sede e il cinema tra il 1939 e la fine del 1958, gli anni del pontificato di Pio XII. Monsignor Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro CAST, Catholicism and Audiovisual Studies, dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno parla così del convegno “Il cinema nel pontificato globale di Pio XII. Le nuove fonti degli archivi vaticani”, da lui aperto questa mattina presso la Casina Pio IV in Vaticano.

Ascolta l'intervista a monsignor Dario Edoardo Viganò

Scavare più profondamente nella storia

“A partire dal marzo 2020 – spiega Viganò – abbiamo avuto la possibilità di accedere agli archivi del pontificato pacelliano. Questo ci consente di comprenderlo maggiormente. All’indomani della morte di Pio XII infatti nei confronti della storia da un lato c’è stata una lettura sensazionalistica, dall’altro una tribunalizzazione. Guardare il cinema attraverso nuove forme di archivio consente di scavare in maniera più rotonda un pontificato troppo spesso fortemente polarizzato”. L’incontro odierno ha visto coinvolti studiosi da tutto il mondo e tre diversi atenei: l’Università degli studi di Milano, l’Università telematica internazionale Nettuno e l’Istituto suor Orsola Benincasa.

I lavori del convegno alla Casina Pio IV
I lavori del convegno alla Casina Pio IV

Un paradosso

Monsignor Viganò ha messo in luce da subito un paradosso: “Pio XII pur avendo consolidato l’immagine della Chiesa come potenza globale, agì in un’epoca di crescente secolarizzazione, in cui i media di massa contribuivano a indebolirne l’autorità”.

Monsignor Dario Edoardo Viganò
Monsignor Dario Edoardo Viganò

I rapporti con il governo italiano

Il cinema, ormai parte integrante delle vicende dell’ultimo secolo, si propone anche come utile strumento per leggere la storia della Chiesa: le carte d’archivio si sono rivelate utili a “comprendere ad esempio i rapporti tra la Segreteria di Stato della Santa Sede ed esponenti del governo italiano come Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro, all’epoca in cui guidarono la Direzione generale dello spettacolo. Era un momento in cui si pensava di valorizzare il cinema come strumento di evangelizzazione”.  

Il cinema, il costume e i valori

I lavori della mattina sono stati dedicati al tema delle Istituzioni. Tomaso Subini, principal investigator del Prin (Progetto di ricerca di interesse nazionale) dell’Università di Milano, ha messo in luce la conflittualità come caratteristica costante del rapporto Chiesa - cinema negli anni di Pio XII. “Il punto di vista della Chiesa sul cinema – ha spiegato - è stato spesso centrato sul suo potere sociale di influenza e di messa in discussione dei valori e soprattutto del costume”.

Ascolta l'intervista a Tomaso Subini

Pericolo o strumento di apostolato?

I temi dell’autonomia dell’arte, della libertà espressiva, della censura, hanno condotto a quella che lo studioso definisce “una guerra fredda”, interrotta solo da brevi periodi di distensione. “La Chiesa ha dapprima percepito il cinema come un pericolo. Dopo il voto del 18 aprile 1948 ha tentato di addomesticarlo facendone un veicolo di apostolato. Quando nel 1958 Pio XII muore però ci si rende conto che tutti gli obiettivi che ci si erano posti subito dopo la vittoria delle elezioni del ‘48 erano stati mancati. Il primo era quello di sostenere una produzione cinematografica cattolica che a metà degli anni 50 era un progetto oramai accantonato. Il secondo obiettivo era quello di superare un atteggiamento unicamente censorio, ma i processi di sessualizzazione del cinema avevano imposto un aggravio della censura che invece di scomparire si era nel frattempo consolidata. Il terzo obiettivo era quello di sostenere una cultura cinematografica cattolica che però non ha retto il confronto con quella laica”, ha concluso Subini.

Tomaso Subini
Tomaso Subini

Il campo profughi di Cinecittà

La storia del rapporto tra il cinema e la Chiesa si intreccia anche con quella dei rifugiati del campo profughi di Cinecittà. Da luogo di raccolta dei prigionieri alleati sudafricani tra il 1942-43, a riparo per gli sfollati provenienti da varie città del Lazio, accolti in abitazioni ricavate da set cinematografici. La loro storia è stata ripercorsa da Nina Valbousquet del Centre National de la Recherche Scientifique della Sorbona di Parigi, che nel suo intervento ha messo in luce l’opera di carità svolta a più livelli dalla Chiesa, ma anche i limiti ad essa posti dal contesto di guerra, dalla minaccia del comunismo e dalla sfida della convivenza interreligiosa.

Le carte dell'Archivio Apostolico Vaticano
Le carte dell'Archivio Apostolico Vaticano

La censura

Il tema della censura è tornato in varie relazioni: da quella dedicata alla legge sul cinema del 1956, svolta da Augusto Sainati, docente dell’Università Suor Orsola Benincasa, a quella di Marialuisa Lucia Sergio, Università di Roma Tre. La studiosa ha ripercorso la vicenda dell’opera di Alberto Moravia messa all’indice, definendo “un’occasione mancata” il confronto della Chiesa con l’esistenzialismo. Cruciale nel delicato equilibro tra politica e morale anche il problema delle sale cinematografiche, affrontato da Mariagrazia Franchi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.  

I film

“I film” sono stati invece al centro dei lavori pomeridiani. A Pio XII infatti non sfuggirono le enormi potenzialità comunicative del grande schermo per raccontare la Chiesa universale. Nei vari interventi il Vaticano sotto Pacelli è stato raccontato attraverso il newsreel The March of Time o il film Pastor Angelicus, docu-fiction ante litteram del 1942, letto come una sorta di “enciclica cinematografica”.

Le carte dell'Archivio Apostolico Vaticano
Le carte dell'Archivio Apostolico Vaticano

L’apertura delle carte di Pio XII in Vaticano

A chiudere i lavori la tavola rotonda dedicata alle nuove fonti tra valorizzazione e digitalizzazione. “Circa 20mila le unità archivistiche del pontificato di Pio XII, messe a disposizione con l’apertura delle carte nel 2020”, ha precisato Alejandro Mario Dieguez dell’Archivio Apostolico Vaticano. “La maggior parte degli strumenti di ricerca – ha aggiunto - sono stati creati in formato digitale. Ciò rende più agevole la consultazione e le indagini”.

Lavori in corso

Il lavoro non si è esaurito cinque anni fa, ma è ancora in corso: “Molti Dicasteri e Nunziature infatti – ha proseguito Dieguez - continuano a versare la loro documentazione pacelliana. La politica di digitalizzazione dell’Archivio Apostolico è principalmente finalizzata alla conservazione piuttosto che alla diffusione: è mirata cioè ad evitare la movimentazione e manipolazione di documenti non sempre pervenuti in buono stato. Valorizzare le carte – ha concluso - è compito degli studiosi e della comunità scientifica. Questo convegno ne è un esempio”.

I faldoni dell'Archivio Apostolico Vaticano
I faldoni dell'Archivio Apostolico Vaticano

Pio XII nell’Archivio Luce

 “Pio XII è una delle “fonti più importanti dell’Archivio Storico Luce”, ha osservato il direttore Enrico Bufalini riferendosi ai documenti del suo istituto ascrivibili a Pacelli sia prima che dopo l’elezione al soglio pontificio. La prima fase del Pontificato, segnata dalla Seconda Guerra Mondiale, ha osservato, “è meno presente rispetto a quella successiva del post-conflitto, fino alla morte”. Quest’ultima è documentata, “dopo la chiusura dell’Istituto Luce, da numerosissime testate. Diverse sono le apparizioni in molti documentari conservati nell’Archivio Luce. Le varie testate che si sono succedute nel secondo dopo guerra hanno assunto punti di vista diversi su medesimi eventi.  Dall’Attualità Cattolica - Roma nel mondo alla Settimana Incom. Compito degli studiosi è cercare di analizzare e armonizzare queste fonti”.

Ascolta l'intervista a Enrico Bufalini

La Digital Library della Fondazione Mac

“Ciò che stiamo facendo come Archivio Luce – conclude Bufalini – è collaborare con la Fondazione Mac (Memorie audiovisive del Cattolicesimo). Vogliamo incrociare i nostri audiovisivi con le fonti cartacee, testuali e letterarie”, in modo di produrre “nuovi dati catalografici e valorizzare questi documenti, alcuni dei quali non sono stati ancora del tutto analizzati”. La Digital Library di Fondazione Mac è infatti un portale che mira a diventare un punto di riferimento permanente per chiunque sia interessato ai rapporti tra cultura cattolica e cinema.

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25 settembre 2025, 18:02