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Il Mother Cabrini Institute, una nuova iniziativa per un nuovo approccio all’immigrazione

Nella Filmoteca Vaticana la proiezione del film di Alejandro Monteverde sulla vita e l’eredità della santa patrona degli immigrati. Appuntamento che segna il lancio dell’Istituto legato all’università di Villanova dove ha studiato Papa Leone XIV. La fondatrice Michele Pistone: bisogna cercare nuove strade per affrontare il tema della migrazione

Deborah Castellano Lubov – Città del Vaticano

Francesca Cabrini è il titolo del film che racconta la vita e l’eredità di Santa Francesca Saverio Cabrini, patrona degli immigrati. La pellicola di Alejandro Monteverde è stata proiettata questa mattina, 30 settembre, nella Filmoteca Vaticana; un evento che ha fatto da traino al lancio ufficiale del Mother Cabrini Institute on Immigration della Villanova University, l'ateneo a pochi chilometri da Philadelphia che annovera tra i suoi studenti Robert Francis Prevost, attuale Papa Leone XIV. Quella lanciata oggi è una nuova iniziativa dedicata alla ricerca e all'azione in materia di migrazione, ispirata alla vita e all'eredità della santa patrona dei migranti, ma anche dai valori agostiniani di "Verità, Unità e Carità". L’Istituto porta avanti l’opera fondativa della Cabrini University e del suo Center on Immigration.

“Le università possono svolgere un ruolo unico nell'educare le persone e nel condurre ricerche approfondite sull'immigrazione. Credo che tutti noi riconosciamo la necessità di trovare nuove soluzioni”, spiega ai media vaticani Michele Pistone, docente di diritto presso la Charles Widger School of Law dell'Università di Villanova e direttrice e fondatrice del Mother Cabrini Institute on Immigration della Villanova University. All'inaugurazione dell’Istituto hanno partecipato in Vaticano personalità del mondo accademico e religioso, tra cui padre Joseph Farrell, priore generale dell'Ordine di Sant'Agostino, che ha elogiato l'iniziativa.

Michele Pistone
Michele Pistone

Chiamati a essere parte della soluzione

La dottoressa Pistone loda la scelta della sede per questo tipo di ricerca: “Quale posto migliore per farlo, se non un'università dove possiamo studiare, dove possiamo essere attivi sul campo, imparare attraverso la nostra esperienza, l'applicazione pratica delle cose, e dove possiamo anche insegnare agli studenti, futuri leader del nostro Paese e delle aziende, aiutandoli a comprendere l'esperienza degli immigrati”.

“Refugees & Migrants in Our Common Home”,

Temi che saranno al centro dell’evento “Refugees & Migrants in Our Common Home”, di cui Pistone è anche presidente, a partire da domani primo ottobre a Roma, fino a venerdì 3 presso l'istituto Augustinianum. Si tratta del primo incontro, in presenza, a livello globale di un'iniziativa triennale che riunisce istituti di istruzione superiore, ONG e partner vari per affrontare le urgenti realtà della migrazione e dello sfollamento. Organizzato dalla Villanova University, il vertice riunirà oltre 225 partecipanti provenienti da più di 40 Paesi. Insieme si cercerà di creare vari piani d'azione incentrati sul ruolo delle università e dell'istruzione in genere, ma anche sulla ricerca, sulla difesa dei diritti di migranti e rifugiati, per individuare risposte accademiche coordinate e a lungo termine.

Combattere gli stereotipi

“Sono così entusiasta di questo progetto”, afferma Michele Pistone, ricordando le parole di Papa Francesco nella Sala Clementina, qualche anno fa, quando invitò le università a fare ricerche sul tema dei migranti. “Ero in prima fila e mi è sembrato che stesse parlando proprio a me. Sono un'accademica, la persona che da più tempo si occupa di immigrazione alla Villanova, e mi sono sentita chiamata a diventare parte della soluzione". Alla luce del suo lavoro con il MIT Systems Awareness Labs, la professoressa Pistone sottolinea la necessità di identificare e comprendere gli stereotipi intorno all’immigrazione. Attualmente, evidenzia, gli immigrati vengono visti come criminali, come persone di cui dovremmo aver paura, come trafficanti di droga, trafficanti di esseri umani. Eppure, proprio alle persone immigrate affidiamo ambiti intimi della nostra vita come la cura dei figli e degli anziani: “Sappiamo chi sono, ma i media - nota la docente - stanno creando un'immagine che è l'esatto contrario”, rendendo “davvero difficile per le persone conoscere la loro umanità”, e questa, dunque, "è una parte del lavoro da fare”.

Approccio interdisciplinare incentrato su quattro pilastri

“Questa conferenza è un progetto - afferma ancora la professoressa - in cui riuniamo persone provenienti da tutto il mondo per trovare soluzioni e lavorare insieme in modo collaborativo, pur sapendo che la migrazione è una cosa complessa”. “È interdisciplinare per natura” e, di conseguenza, “ci aiuta davvero a comprendere la migrazione da tante diverse prospettive internazionali, tutte orientate al cambiamento dei sistemi”. Ci sono quattro gruppi di lavoro attivi che si occupano dei quattro pilastri dell'insegnamento, della ricerca, della difesa dei diritti e dei servizi ai migranti e ai rifugiati. I gruppi hanno incontrato virtualmente i partecipanti alla conferenza almeno tre volte prima dell'evento: “L'obiettivo è davvero quello di uscire dalla conferenza con delle bozze di piani d'azione su come noi, come comunità, possiamo reagire ai segni dei nostri tempi ed essere davvero lungimiranti”.

Portare gli insegnamenti sul campo

“È una conferenza che ho iniziato a pianificare più di un anno fa. E poi, quando Papa Leone è stato eletto, ho sentito che era il momento giusto per portare avanti il lavoro”. La dottoressa Pistone esprime quindi gratitudine per l'interesse dimostrato dal Pontefice, sottolineando la volontà di collaborare con lui e gli agostiniani per “dare seguito sul campo” ai piani che saranno illustrati.

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30 settembre 2025, 17:59